Cap 4: Stay Alive José Gonzalez

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Mi sento come una bambina che corre sulla sua bicicletta felice, sorrido assorta. Piego le ginocchia pedalando veloce e non sento il dolore per la caduta.
Attraverso le vie del centro schivando i passanti e mi chiedo da quanto tempo non mi sentivo così.
È raro incontrare qualcuno capace di insinuarsi nelle pieghe precise della mia curiosità. Richard ci si è accomodato dentro, si è appoggiato ai miei pensieri e mi ha guardato con il suo viso beffardo.
Vorrei avere qualcuno a casa ad aspettarmi, qualcuno con cui poter scambiare due chiacchiere ma entro e non c'è nessuno.
Mio padre difficilmente è presente all'ora di cena, rientra a notte innoltrata, quando io già sono immersa in un sonno profondo.
Condividiamo la stessa casa e ci incontriamo appena, due sconosciuti sotto lo stesso tetto.
Il frigo è vuoto, rovisto nella dispensa e niente di appetibile mi attira, pesco un biscotto dal pacchetto aperto sul davanzale della cucina, mi appoggio al bancone e consumo la mia cena solitaria.
Non esco di sera da troppo tempo, mi sono sempre presentata alle feste senza invito e spesso mi sono ritrovata sola in un angolo a guardare i miei coetanei divertirsi senza di me.
Nicolas è l'unico a cui sia riuscita ad avvicinarmi realmente ma i nostri, sono sempre stati incontri in piena solitudine. Ha sempre protetto gelosamente il nostro rapporto da interferenze esterne, è sempre stato geloso del nostro stare insieme.
Credo che Richard, questa sera, abbia stravolto le sue abitudini.
Devo dire che anche le mie sembrano indecise di fronte a questa inaspettata uscita.
Mi vesto sempre poco interessata ad attirare la giusta attenzione, sono sempre stata un maschio sbagliato, un ibrido mal riuscito. Un viso ben disegnato abbinato a movimenti risoluti.
Questa sera vorrei tentare di farmi donna.
Afferro l'unico abito presentabile dentro l'armadio, lo indosso decisa e spolvero il mio viso con cipria leggera. Spalmo rossetto vistoso sulle mie labbra e guardandomi allo specchio stento, io stessa, a riconoscermi.
Il colore artificiale sulle guance mette in evidenza i miei zigomi, le labbra si arrotondano in un contrasto poco naturale, sciolgo i capelli lunghi e li lascio cadere scomposti sulle spalle mentre guardo il tubino nero stringermi troppo.
Con la mia poca destrezza mi metto il cappotto e mi siedo sugli scalini in attesa di Nic.
Una frenata stridente lo anticipa sulla strada, si ferma distratto di fronte all'ingresso e togliendosi il casco mi guarda raggiungerlo su tacchi troppo alti.
Un dissapore evidente attraversa i suoi occhi, anche il suo sguardo stenta a riconoscermi.
"Dove pensi di andare vestita in quel modo?" chiede contrariato.
Rimango immobile di fronte alla sua domanda e la voglia di correre subito in casa a togliermi questa maschera di dosso mi percorre, seguita da un forte senso d'inadeguatezza.
"Che c'è che non va?" dico delusa.
Mi guardo dall'alto verso l'alto e allargo le braccia in segno di disappunto.
"Dove hai preso quell' abito?" chiede scuotendo il capo.
"Ti sorprenderebbe sapere che l'ho indossato una sola volta e diversi anni fa?" rispondo perplessa.
"Non mi sorprenderebbe affatto" ammette girando la chiave.
"È un abbigliamento poco adatto alla festa?" chiedo di nuovo, esitando a salire.
"No. Non è adatto a te" dice appena chinandosi sul manubrio.
Salgo dando troppo peso alle sue parole, mi sento colpita nel profondo dal suo non accettare la mia voglia di tentare.
Sì, perché questo sto facendo, sto tentando.
Tento di dare una parvenza di normalità alla mia età.
Tento di confondermi tra ragazze di buona famiglia.
Tento di sorridere, di sentirmi una vincente, proprio lì, dove invece non lo sono affatto.
Corre Nicolas, si confonde nella sua velocità scomposta, mi accompagna in questo nuovo tentativo, senza neppure saperlo.
Lui ama la sua solitudine. Io, invece, detesto il senso di incompletezza che mi lascia dentro.
Lui non sente bisogno di altro.
Io ho bisogno di tutto.
Con il mio rossetto sulle labbra, con il mio corpo in evidenza, mi sento più forte. Catturo un controllo poco materiale e corro con lui, alla ricerca di qualcosa di cui sentirmi parte.
Mi comprende nei miei momenti di cedimento e non vuole farlo ora.
Ho solo accettato uno stupido invito ad una festa.
Ho detto sì a qualcosa che mi sono sempre negata.
Lui è con me.
E quando sta al mio fianco non ho paura.
Sa proteggermi proprio come nessuno ha mai fatto.
Apro le braccia a questa città buia e silenziosa, apro le braccia incosciente e mi aggrappo alla sua anima tormentata, nella consapevolezza che qualunque cosa accada, lui non mi permetterà di soffrire ancora

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now