Cap 58: Love is a Noise The Verve

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(Io. La strada. E Love is a Noise dei Verve a muovere i miei pensieri)

Nicolas

La Ducati scivola sulla strada, aria fredda mi colpisce il volto.
Caroline mi ha lasciato andare e una sensazione strana si fa largo dentro di me.
Sono quasi arrivato a casa quando qualcosa mi dice di tornare indietro.
Una rivoluzione dentro ai miei occhi, il bisogno di allontanarmi e la voglia di stringerla a me.
Mi chiedo per quanto avrò a che fare con sentimenti cosí contrastanti.
Io.
Sempre alla ricerca di un'indipendenza emotiva consistente mi sento legato, il respiro profondo, il cuore a battere forte nel petto.
La mia mano, in un riflesso incondizionato si appoggia sul freno, la moto inchioda, ondeggia senza paura, poso il piede a terra e pronto inverto la marcia.
Non avrei dovuto lasciarla sola.
Non ora.
Ripercorro la strada veloce, torno da lei.
Passeggio sul vialetto deciso, busso alla porta nervoso, le mani strette nelle tasche, i capelli spettinati sulla fronte per la corsa folle appena conclusa.
Nessuno mi chiede di entrare.
-Carol?- dico battendo sul vetro della finestra lì accanto.
Mi muovo nervoso, mi guardo attorno.
Busso di nuovo e finalmente la porta si apre.
-Carol?- chiedo di fronte al volto sconvolto di suo padre.
-Caroline non vive più qui- risponde serio.
Un stupore incredibile sui miei occhi.
-Cosa vuol dire non vive più qua. L'ho accompagnata poco fa- una fastidiosa sensazione si muove dentro di me.
-E tu chi sei?- chiede irritato.
-Nicolas- rispondo.
Le frustrazioni degli ultimi giorni confluiscono su quel volto che mi ricorda bene cosa può fare un bicchiere di più prima di andare a dormire.
Mi guarda un istante ancora e poi con un gesto pieno di poca attenzione tenta di chiedere la porta.
Appoggio la mano con forza sul legno bianco.
-Ho detto dov'è Carol?- la mia voce esce dura
-Ed io ti ho detto che non vive più qui- fa un passo avanti infuriato.
Un fremito di impazienza mi travolge, una nuova perdita di controllo si fa imminente.
Non vive più qui. Che diavolo vuol dire?
Cristo santo.
Conosco l'uomo che ho di fronte.
L'ho incontrato nei racconti di Caroline.
L'ho scontrato nelle lunghissime notti insonni al telefono con lei, quando piangeva e mi raccontava le botte prese.
Infiniti momenti in cui le mie mani hanno sudato di fronte alle sue parole mi si mettono davanti, in fila, uno dietro l'altro.
-Che cosa le hai fatto?- grido spingendolo dentro.
Entro in casa agitato.
-Carol?- grido ancora.
Una risata folle accompagna una risposta cercata e non pervenuta.
-Se n'è andata- dice con una voce roca, barcolla su sé stesso ed io lo spingo di nuovo prima di uscire.
So che se resto qui ancora, la mia rabbia troverà in lui il giusto sfogo.
Porto  di nuovo le mani tremanti nelle tasche dei jeans.
Esco e rimango immobile sull'ingresso.
Se n'è andata.
Mi guardo attorno, fuori di me.
Dove?
Dov'è andata.
Salgo sulla Ducati, un presentimento spiacevole torna a pungermi, corro sulle strade trafficate, mi guardo attorno preoccupato.
Ogni ragazza dai capelli biondi attira la mia attenzione, rallento ad ogni passante che mi riporti a lei, poi, riparto frustrato.
Torno a casa e non mi sono mai sentito così impotente, così solo.
Richard mi guarda entrare trafelato, i capelli umidi dalla doccia appena consumata.
-Già di ritorno?- dice avvolto nell'asciugamano.
-Caroline è andata via- mi sento vulnerabile più che mai di fronte a lui in questo stato.
-Lo so. Siete usciti assieme- risponde senza comprendere a fondo le mie parole.
-Ric! Se n'è andata di casa- grido su di giri.
Si volta serio.
-E dov'è ora?- i suoi occhi ora mi cercano
-Non lo so- mi lascio cadere sul divano, la testa tra le mani, un'ansia profonda a prendersi il mio respiro.
Richard mi raggiunge, si ferma davanti a me.
-Cosa vuol dire non lo so?- nelle sue parole un rimprovero sottile.
-Vuol dire che non lo so- scandisco ogni lettera.
Mi alzo e lo guardo dritto negli occhi e per la prima volta sento i suoi pensieri vicini ai miei.
Sento la mia stessa preoccupazione su di lui, sento la paura che Caroline, sola là fuori, possa cacciarsi nei guai.
Si veste veloce, mette il cappuccio della felpa sui capelli umidi.
-Andiamo-  raggiunge l'ingresso
-Dove?- lo guardo smarrito
-A cercarla- risponde lasciandosi la porta aperta alle spalle.
Lo guardo salire sulla Ducati, allunga la mano.
-Le chiavi- sul suo volto una serietà nuova anche a me.
Le lancio nell'aria fredda.
Salgo dietro.
Mi passo la mano tra i capelli e sento il suo corpo vicino al mio.
Io e Richard sulla Ducati assieme siamo un passato lontano che si fa presente.
Appoggio la mano sul suo fianco quando parte accelerando deciso.
Sento la sua pelle sotto le dita, la sento sotto la felpa pesante, la sento.
E toccarlo senza dovergli fare male mi fa uno strano effetto.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now