Cap 81: I'll Drown Sóley

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(Pezzo da saper capire. Deve, davvero deve, accompagnare questo capitolo. Una voce che non esplode mai, una voce che si ferma e delle percussioni che trasmettono il senso dell'attesa, della stessa indecisione incapace di portare a decisioni)

Il mio corpo che si rifiuta di accettare il modo in cui lo sto trattando.
Il mio cuore che smette di battere alle parole di Nicolas.
L'amore me lo ha portato via.
Il bisogno di cavalcare un'emozione mi ha allontanato da lui.
Non ho saputo tenermi stretta chi con tanta fatica sono riuscita a diventare.
Guardo la strada da cui Nicolas è scomparso e in quella scia deserta, piena di malinconia, vedo il vestito rosso di mamma.
Vivo un abbandono antico ed ora, in parte lo capisco.
Vesto i panni di mio padre.
Solita pelle che butta fuori un sudore malsano, solito respiro alcolico, solito bisogno di naufragare lontano.
Tutto quello che ho tanto odiato.
E la fuga di mia madre diventa il dolore di non riuscire ad accettare il suicidio lento di chi ha amato.
La stessa strada percorsa dalla persona più vera e vicina io abbia mai avuto.
I contorni del corpo di Richard si delineano appannati, lui non si allontana, si avvicina.
Lui ha bisogno di condividere i suoi disastri emotivi.
Ha bisogno.
Ed io lo aspetto.
La mano che arranca sul muro nel mio tentativo di assumere una posizione apparentemente normale.
E l'amore.
Quello che mi ha portato via Nic.
Diventa il mio nemico più grande.
La mia mancata fermezza.
Il mio rendermi conforme e regole non scritte da me.
E Richard si morde il labbro, le mani strette in pugni lungo i fianchi, un camminare immerso nei suoi posti più belli.
Gli occhi arrossati, lucidi, se non sapessi quanto ha bevuto potrei persino vedere un rimorso grande nel suo sguardo.
Un rimorso in grado di far piangere anche lui, un uomo a metà.
Un uomo che ancora uomo non è.
E chissà quando imparerà ad avere la certezza di poterlo diventare.
Chiudo gli occhi.
Stringo le palpebre.
Stringo le mie considerazioni forti.
Cosa mi resta?
Respira Caroline.
Respira.
E Richard allunga la mano avvicinandosi piano.
Guardo le sue dita sospese nell'aria e so che quel suo porgersi non ha la stessa consistenza delle mani di Nicolas.
So quanto la sua presa sarà morbida, poco decisa.
So che anche in questa resa dei conti, non troverà fermezza.
Entra nel locale, cammina senza camminare, uno sguardo immobile, fermo su prese di posizione lontane.
-Dammi due bottiglie- dice laciando banconote usurate sul bancone.
James smette di strofinare il bicchiere bagnato stretto tra le mani, guarda il mio viso dietro quella schiena forte e senza aggiungere altro fa scomparire la carta morbida nel cassetto, si volta, prende due bottiglie e le lascia scivolare sul bancone.
Richard le afferra, il collo di vetro stretto tra le dita della mano.
Si guarda attorno perplesso.
Smoke seduto al tavolo all'angolo della sala ricambia lo sguardo.
La sua mano mi stringe un poco, raggiunge il tavolo.
-Le chiavi dell'auto- dice mostrando la poca accettazione ad una negazione.
Smoke rovista nelle tasche del goubbotto e lascia andare le chiavi ad un volo a mezz'aria.
Richard lascia andare la mia mano, le afferra incerto, mi guarda negli occhi e torna all'ingresso.
Seguo i suoi passi nell'aria fredda, apre la bottiglia, beve e mi porge quello che resta di quel liquido maledetto.
Esito.
Respiro.
Ingoio.
-Dove diavolo stiamo andando?- dico mentre un sapore forte mi brucia in gola -Cosa stiamo facendo?-
E Nicolas, le sue parole, tagliano appuntite dentro.
-Cadiamo- non riconosco in quella parola l'ironia di Ric.
Le lettere che la compongono si riempiono di una paura che in lui, non ho mai riconosciuto.
Cadiamo.
E Nicolas, le sue parole, tagliano ancora, appuntite, dentro. 

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now