Cap 84: Flightless Bird Iron and wine

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Nicolas

Mi slaccio da Richard e il mio modo di stare in piedi, mi abbandona beffardo.
Si può tenere la schiena dritta, lo sguardo fermo.
Si può ostentare sicurezza, perdercisi dentro a quell'amara sensazione di avere sempre, tutto, sotto stretto controllo.
Si può non inciampare, non barcollare, non cedere.
Si può.
So farlo.
So nascondermi.
Ma so anche che ora, non è il momento.
Scelgo la mia verità.
Quello che nascondo dentro.
Scelgo il mio secondo nome.
Quello che non dico a nessuno.
Quello che ha scelto mio padre.
E non mi sento meno uomo.
Né meno forte.
Non mi vergogno di avere gli occhi un pó appannati.
Rilascio le mie tensioni, il groviglio di nodi che stringo dentro.
Sciolgo i ghiacci che stanno ai miei poli.
Richard tenta di alzarsi.
Una mano appoggiata al materasso, l'infermiera che gli intima di stare fermo. E lui, a confermare quello che è, non ci pensa minimamente ad ascoltarla.
Osservo i suoi capelli intrigarsi sulla sua fronte, il bianco della benda che si accosta perfettamente all'azzurro dei suoi occhi.
Un giramento di testa dovuto più alla confusione che alla botta presa, lo spinge ad ancorarsi a me.
La sua mano afferra la pelle nera del mio giubbotto, cammino seguendo il suo passo lento lungo il corridoio.
Non ha risposto.
Non mi ha risposto ma so che mi sta portando da lei.
Un vetro a separarmi da Carol, una prognosi per il momento riservata a dirmi che la sua caduta è stata più forte di quella di Ric.
Le sue mani fuori dalle lenzuola colpiscono i miei occhi, tagli poco profondi mostrano la violenza di un trauma che non doveva vedere.
La vedo la bittiglia stretta tra le sue mani, il vetro a frantumarsi al violento impatto, il risultato di uno scontro che Richard alla guida non ha saputo evitare.
Guardo il camice largo del dottore uscire dalla porta.
-Posso entrare?- chiedo divincolandomi dalla presa di Ric.
La reazione alla necessità di avvicinarmi a lei guardandola negli occhi.
Il dottore annuisce piano, lancia un'occhiata di biasimo a mio fratello, artefice di una distruzione che doveva essere sua soltanto.
Mi perdo.
Non ho trovo quello che cercavo qui dentro.
Ansimo.
Tutto gira attorno a me.
La mia mano afferra la maniglia e il capo di Caroline si muove piano verso di me.
-Te lo avevo detto di non andare- tenta un sorriso malconcio.
-Me lo avevi detto- ripeto abbassando lo sguardo, il ciuffo di capelli a nascondere il disappunto di una mancanza che non mi perdoneró mai.
Alza piano la mano, la porta sulla fronte, chiude gli occhi, cerca pace dentro un dolore che non sa distinguere.
-Sai che ti dico?- ascolto la sua voce così lontana da quella che solo io conosco -Troverò sempre il modo di farti tornare- le sue ciglia chiare si appoggiano sulla sua pelle.
-Vorrei non dover più tornare in momenti come questo- rispondo serio.
-Sei quello che deve esserci- continua senza badare alle mie parole -Sei quello capace di trattenermi- una pausa troppo lunga mi porta lontano.
-Le vedo le tue mani lo sai? Lo vedo il tuo bisogno di afferrarmi per non lasciarmi andare. Lo vedo l'amore che provavi e non senti più. E vedo il tuo dovermi stare vicino. Non lo nascondi più- mi siedo sul letto accanto a lei.
-Già- rispondo sincero.
-Questo è quello che volevi dirmi vero?- chiede poi tentando di alzarsi un poco.
Mi allungo per sorreggerla e lei sorride di nuovo.
-Non volevi arrivassi a questo per capire che il rispetto verso me stessa viene prima di ogni cosa- osservo le sue labbra gonfie, nuovo segno di una botta a cui non è stata in grado di sottrarsi.
-Prima di mia madre, prima di mio padre, prima della trappola a cui ho ceduto, prima di Ric- i suoi occhi si appoggiano sul vetro davanti a lei.
Incontra quegli occhi azzurri in cui ha amato perdersi e si fa forte dell'inevitabile certezza di dovergli dire addio.
-Mai prima di te però. Il rispetto per me stessa non avrà mai bisogno di venire prima di te- mi sento fragile dentro le sue parole.
Disperso.
Incapace di aggiungere altro.
In grado solo di ascoltare.
-Non me ne darai mai motivo. Troverai sempre il modo di tornare senza ferire- mi muovo lento al suo parlare.
Appoggio la testa sul suo petto, allungo la mano sui suoi capelli, tormento uno dei ciuffi ribelli che si appoggia sulle sue spalle.
Mi perdo.
Trovo quello che cercavo qui, appoggiato a lei.
Non ansimo più.
Mi chiudo nella speranza che questa caduta le abbia fatto più male di quel che doveva. E che la porti a rialzarsi, senza inciampare più.
-Non te ne darò mai motivo- dico piano mentre mi stringe forte.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora