Cap 37: Hunger of the pine Alt J▼

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Arrivo nella città da cui è partito questo viaggio.
Arrivo dove Richard ha accettato di portarmi.
Su colline vulcaniche, tra macerie ben tenute, ricche di una storia indimenticabile.
Arrivo ad Edimburgo.
Ma piove e sono triste.
Per la prima volta, da quando sono partita, sento una nostalgia leggera prendersi il mio cuore.
Per la prima volta, penso davvero a Nicolas.
Mi sento all'arrivo di una meta oscura, come se il percorso intrapreso avesse il solo scopo di portarmi qui, a dirmi quanto sia rischioso fidarsi senza la garanzia di farlo con la persona giusta.
Richard sembra riempirsi di una nuova eccitazione, lontana dalla dolcezza dosata che mi ha concesso sino ad ora.
Le sue emozioni affiorano sui lineamenti delicati, induriscono i suoi contorni e rendono gli angoli della sua bocca più acuti, meno percorribili.
Resipira Caroline.
Respira.
Respiro e penso che non ho nulla da perdere.
Respiro e penso che non esiste niente di più insopportabile di quello che ho vissuto sino ad ora.
Mi gonfio di questa triste certezza, lascio l'aria umida entrarmi dentro e mi preparo a questa città. A questo nuovo posto.
Lontano dai luoghi preziosi di Richard e dal suo cuore.
"Dove stiamo andando?"chiedo mentre guardo il traffico della città venirci incontro.
"South Side" risponde Richard ancora troppo silenzioso.
Mi fondo nel colore scuro dei muri delle abitazioni, il cielo nuvoloso fa da cornice ad un paesaggio surreale.
Osservo l'eleganza e la compostezza di questa città che nella sua chiara discrezione, mi ricorda Cambridge.
Richard parcheggia l'auto accanto ad un largo marciapiede, spegne il motore e rimane immobile qualche istante.
"Eccoci" dice poi aprendo la portiera.
Indosso il cappotto lasciato cadere malamente dietro le mie spalle e seguo la sua strana frenesia.
Mette le borse in spalla e passeggia guardandosi attorno compiaciuto, vedo in lui, come ad Alnwick, un senso di familiarità nel percorrere questa strada che ha tutta l'aria di essere già stata battuta.
Gli ingressi delle abitazioni ricordano le zone residenziali inglesi, le costruzioni si muovono come serpenti solitari, una attaccata all'altra.
Finestre incorniciate di bianco tentano di emergere sui muri grigio rossastri, così come le porte, silenziose, sui pianerottoli rialzati.
Richard si ferma in prossimità del numero 51, afferrando la ringhiera in ferro nero, si da una spinta e sale la piccola scala di un abitazione anonima.
Si alza in punta di piedi e attento, cerca qualcosa sulla cornice sporgente della porta d'ingresso.
"Che stai facendo?" chiedo perplessa stringendomi nella sciarpa ben ancorata al collo.
Sento le prime gocce cadere sulle mie guance infreddolite, lo osservo mentre apre la porta con la chiave che cercava.
"Entro" risponde.
Un alto soffitto mi ripara da una pioggia insistente, uno strano ambiente mi accoglie cupo.
Mura dipinte di un grigio plumbeo come il cielo, street art ed enormi murales a riempire gli spazi troppo grandi. Punte di blu notte, bianco e rosso, delimitamo scritte a caratteri cubitali.
Una scala in ferro porta su un grande soppalco sorretto da travi in acciaio.
Un divano in pelle nera al centro dell'enorme stanza e pavimento in legno a scaldare un atmosfera decisamente dark.
Richard lascia cadere le borse a terra, cammina lento verso una piccola cucina a vista, apre il frigo laccato nero, una luce debole illumina il suo viso e le sue mani vuote afferrano due birre ghiacciate.
Rovista in un cassetto e ne apre una con destrezza, le sue labbra raffreddate si attaccano alla bottiglia e assetato, si lascia riempire del liquido ambrato.
Catturo nel suo muoversi una nuova durezza, uno spasmo di piacere nel gesto che sta compiendo, un desiderio che si allaccia alla necessità di abbandonare i suoi sensi contenuti e si avvia verso un posto dove si è poco padroni di sé stessi.
Sento passi decisi salire gli scalini all'ingresso, immobile in mezzo alla sala guardo la porta aprirsi e un ragazzo dai capelli corti entrare disinvolto.
"Arrivato?" dice poggiano le chiavi sulla libreria al suo fianco.
"Arrivato" risponde Ric allacciandosi di nuovo alla bottiglia di birra.
Il ragazzo mi passa accanto poco interessato alla mia presenza.
Un paio di pantaloni neri avvolge le sue gambe tese, si sfila il giubbotto, lo appoggia sul divano, una maglietta scura è coperta da un gilet di lana pesante, due braccia nude e muscolose si fanno guardare.
Tatuaggi estesi e ben visibili risaltano sulla pelle scura, colori forti ricordano le scritte sui muri grigi.
"Ti aspettavo ieri" continua il ragazzo afferrando la birra ancora chiusa sul piano della cucina.
"Già" risponde Richard assorto.
Sprofondo in quelle tre lettere ben pronunciate, mi incollo sul tono di voce con cui escono. Mi portano di nuovo lontano da qui, dal ragazzo da cui le ho sentite pronunciare milioni di volte. Mi portano da Nicolas.
Mi lascio cullare dall'abbraccio caldo con cui mi accompagnano.


NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now