Cap 80: Talk Show Host Radiohead

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Nicolas

E scopro che amare, sentirsi amati, è la cosa più difficile al mondo.
Scopro che concedersi è qualcosa da riservare a chi merita il proprio animo.
E mostrarmi diventa la mia difficoltà più grande.
E comprendermi il mio tormento.
So concedere e tenermi tutto dentro.
So dare e togliere.
Angolo appuntito di un carattere introverso.
Luce soffusa su qualcosa di me che non so domare.
Caroline dietro di me.
Richard con lei.
Lo strappo di un filo che si è teso abbastanza.
La disponibilità, la pazienza, l'attesa, sono doti a scadenza.
Immense rarità da saper gestire.
L'aria della notte è io mio respiro.
Il buio di questo cielo, parte del mio animo.
Durezza e amore.
Due mondi in conflitto. Un scontro che coesiste nel mio cuore.
Dosare le parole, riempirle di significati profondi, lasciarle sospese è il mio modo di esprimere sentimenti in grado di piegarmi.
Un punto, una pausa, il bisogno di prendere respiro, la necessità di un silenzio che può riempire spazi interminabili.
I miei passi che si muovono lenti sono quelle parole che rimangono dentro e un gesto sa mostrare.
Com'è che il tempo sa dilatarsi talmente tanto da rendere i giorni anni?
Questi tempi trascorsi velocemente hanno portato a trasformazioni grandi e sono pronto ad accoglierne molte altre.
Il modo preciso con cui i pensieri seguono il cuore mi fa rabbrividire.
I capelli biondi da cui mi allontano, gli occhi azzurri che mi guardano immobili e sconvolti hanno forme che non riconosco più.
E quello che ho sentito si fa vero, tangibile.
Quell'amore che non ho voluto ammettere, pronunciato, si è preso contorni che sino a poco fa non riconoscevo.
Ammetto di aver amato ora che ho smesso di farlo.
Il mio bisogno di vedere Caroline felice si trasforma in affetto protettivo.
Svolto l'angolo sul Market Passage, la mia Ducati è sospesa e poco eretta, il corpo di chi ci si appoggia malamente sopra ha la stessa postura.
Richard tocca i suoi riccioli morbidi poco cosciente, non mi ha raggiunto passeggiando al mio fianco, ha percorso una strada parallela alla mia, nascosto, come sempre. Pronto ad attendermi dove sapeva sarei arrivato.
Afferro le chiavi nelle tasche del giubbotto, le lascio scontrarsi nell'ondeggiare della mia mano sospesa sui fianchi, mi fermo davanti a lui esausto e aspetto che si levi di torno.
-Nessun messaggio. Nessuna chiamata. Infiniti giorni di silenzio. Perché?- la sua voce chiede risposte a domande che non ha mai osato pronunciare.
-Nessun contatto. Nessuna parola di conforto. Troppo tempo pieno di silenzio. Perché?- escono così, le mie, di domande.
-Perché tu, sei quello che io non posso essere. Perché tu sei la condanna alla consapevolezza dei miei errori. Perché ti sei preso la mia forza, l'accettazione, il superamento di cose che non voglio superare- nello stordimento dei troppi Drink bevuti riesce a formulare orrizzonti che sino ad ora non avevano forma.
-Perché tu, sei quello che io non posso essere. Perché tu sei la condanna alla consapevolezza che non tornerai più nel posto che hai lasciato. Perché tu- dico puntandogli il dito sul petto -ti sei preso la mia ostinazione, la non accettazione, il superamento di cose che devi imparare a superare- un'amarezza antica diventa la mia arma migliore in questa notte che cambia.
Cambia con me.
Nessuna tensione nel mio corpo, nessun bisogno di prenderlo a schiaffi, nessuna reazione.
Sì, l'arma migliore.
La resa ad una guerra combattuta troppo a lungo.
Richard si alza irrequieto.
-Non so fermare le mie tempeste Nicolas. Non so tornare indietro- gira su se stesso, le mani sul capo, segno di una confusione grande.
-Hai sempre amato prenderti ciò che sento mio. Hai sempre lottato per dimostrare che le cose che vedo, che voglio, possono cambiare punto di vista. Cos' è questo? Il tuo modo di porgermi il conto?- salgo sulla moto stanco.
-È il mio modo per mostrarti quanto si soffre quando le persone che amiamo scelgono strade che non tutti sanno raggiungere. È il mio modo per dirti che non accetteró mai l'allontanamento di papà e il senso di abbandono che ho provato è lo stesso che tu mi hai lasciato addosso accettandolo- la sua faccia si piega in una smorfia di rabbia.
Un punto, una pausa, il bisogno di prendere respiro, la necessità di un silenzio che può riempire spazi interminabili.
Li metto tra me e lui ora.
Uno accanto all'altro.
Giro la chiave, porto il piede sull'acceleratore e lascio che sia la mia moto a mostrare il grido che non voglio lasciar uscire.
- Hai sempre amato prenderti ciò che sento mio. Hai sempre lottato per dimostrare che le cose che vedo, che voglio, possono cambiare punto di vista. Spero che Caroline ridotta in quello stato possa essere il giusto trofeo alla tua vincita-
Eccola la profondità delle parole.
Ecco quanto possono colpire.
Le mie dita rilasciano la tensione sul freno, si perdono nella carica di un abbandono, quello che mi concedo dopo un respiro grande.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now