Cap 28: Secret Garden Bruce Springsteen

2.8K 298 64
                                    

Usciamo dalla Barter Book Library, una nebbia sottile ci avvolge, la luce dei lampioni si appanna, avvolta da quella fluida inconsistenza.
Stringo forte il libro di Richard.
Stringo forte la sensazione di avere molto da scoprire ancora.
Quando si finisce di conoscere una persona?
Neanche una vita intera può bastare.
Ci saranno sempre lati nascosti da cercare nell'animo umano. E quello di Ric è pieno di stanze poco visitate.
Lo guardo camminando accanto a lui, si volta assorto e uno dei suoi sorrisi invitanti, colpisce il mio sguardo.
Torno con gli occhi sulla strada deserta, le dita della mano toccano il tessuto pesante del mio cappotto, accarezzano il bottone sulla tasca, poi, piano, mosse da un gesto naturale si avvicinano al suo corpo caldo.
Sfiorano le sue, sfiorano la sua pelle morbida, nei nostri passi scomposti, nel nostro passeggiare, la mia mano afferra lenta la sua.
Lo sento esitare un poco, irrigidire il petto, un respiro tirato lo attraversa e suo viso un'incertezza buia si fa strada.
"Cosa senti Caroline?" chiede.
Un tono di voce che arriva dritto a ciò che vuole raggiungere.
"E tu? Tu Richard? Cosa senti?" rispondo piano.
I miei occhi si appoggiano al buio del cielo che sembra caderci addosso.
"Non sono fatto per sentire" dice alzando lo sguardo con me.
"Eppure ti lasci andare ad emozioni travolgenti" dico senza incertezza "Lo so. La vedo la tua voglia di provare, di assaggiare"
Richard si guarda attorno perplesso, mi spinge piano e cambia direzione, i suoi passi sicuri si allontanano dal centro di Alnwick.
"Lascio sempre il giusto spazio per fermarmi. Non mi avvicino abbastanza" continua seguendo un percorso che pare voluto "Ti ho portato un libro. L'ho cercato con attenzione. Ha un messaggio per te"
Rimango sospesa sulle sue parole, le percorro in punta di piedi, attenta a non cadere.
Ci dirigiamo ad Ovest, il castello ci viene incontro, torri e vecchie mura accompagnano il nostro parlarci.
Luci studiate, illuminano nei punti giusti, riempiono di una magia rara l'immagine di quel posto che presto diventerà indimenticabile.
Una collina umida, con curve sinuose e invitanti ci porta in alto, mi volto senza fermarmi, i giardini curati delle case si fanno piccoli ai miei occhi.
"Perché? Perché lasci il giusto spazio?" una paura sottile si prende i sentimenti che sento crescere, si prende le sensazioni che Richard mi lascia correre addosso.
"Perché ho scelto così" risponde fermandosi di fronte ad un enorme cancello nero in ferro.
"E le mie scelte non sono fatte per ferire. Non per ferire te. Non voglio. Devi sapere a cosa vai incontro. Mi farà stare meno male" lascio scivolare dentro di me la sua fredda chiarezza.
Lascio che quell'insinuazione trasparente percorra il mio bisogno di averlo.
Il mio volerlo sentire vicino.
Il mio desiderio di lanciarmi in una calda evasione.
"Sai dove siamo Caroline?" chiede con gli occhi puntati sulla scritta sul cancello.
The Poison Garden, recita a chiare lettere dipinte.
"In un altro dei tuoi posti preziosi?" domando impietrita.
"Siamo di fronte al giardino più velenoso al mondo" continua lui stringendo la mia mano fredda.
"È un posto antico questo sai? Risale al 1750 ed il primo a metterci mano fu Lancelot Brown, il celebre architetto dei giardini" accenna un sorriso Ric.
Lascia la mia mano composto, si allunga verso il cancello, si guarda attorno attento e con uno slancio poco contenuto tenta di scavalcarlo.
Lo guardo sospeso nell'aria fredda.
"Ti mostro quanto la bellezza spesso possa ingannare, ti mostro il Dorian Gray dentro di me" dice allungando una mano per invitarmi a seguirlo.
Richard mi travolge con la sua voce calda, mi sorprende con la profondità del suo accompagnarmi dentro di lui.
È vero. Una vita intera non può bastare per conoscere qualcuno.
È vero. Sono troppe le sfacettature di una personalità sconosciuta.
È vero.
Ma io ho bisogno di tentare.
Mi levo le scarpe, le raccolgo da terra, le lancio nell'aria e le osservo cadere scomposte dall'altra parte dell'ingresso.
Richard segue il loro volo incerto, una risata sentita esce dalla sua bocca perfetta.
Afferro l' inferriata fredda e senza toccare la sua mano lo raggiungo.
Violiamo la proprietà privata lanciandoci in un salto a braccia aperte sull'erba umida.
"Non mi ferirai. Io non ho spazi attorno a me. Mi avvicino e non ho paura. Non voglio averne" dico perdendomi in quegli occhi di un azzurro indescrivibile.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora