Cap 74: All Along The Watchtower Bob Dilan

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(Questo pezzo ha una musicalità affine a me. È di Bob Dylan. Scritto nel 68. Esistono due versioni, non ho trovato quella che io più amo, vi allego quella cantata e quella in versione armonica. Accontentatevi e ricordate che se è stato reinterpretato da artisti più unici che rari, tra cui Hendrix, ci deve essere un motivo. ;-))

"There are many here among us
Who feel that life is but a joke.        
But you and I, wève been through that,
And this is not our fate"

Nicolas

Ogni mio viaggio è il sintomo di un allontanamento.
Guardo l'aereo prepararsi all'atterraggio e un'inquietudine leggera si prende tutto.
Non so se sia giusto prendere le distanze ma è l'unico modo che conosco per capirmi.
Mi confondo tra corpi distratti, il mio giubbotto di pelle nera mi stringe in un abbraccio.
Getto la borsa in spalla, passo la mano tra i capelli, porto indietro la mia frangia ribelle e Carol sfiora i miei pensieri.
Un sorriso pieno di malinconia si fa strada sulle mie labbra tese, ci ho pensato troppe volte a portarla con me qui.
In questa terra che amo.
Il sintomo di un affetto immenso verso di lei.
Dentro a questi Borghi Medioevali, tra Piazze che si prendono lo sguardo del mondo intero, nel percorso di una storia che solo questa Italia conserva, c'è mio padre.
E con lui, io.
Qui è dove sempre trovo il mio cammino.
Qui è dove origini lontane si mescolano al mio sangue.
Qui non mi manco più.
Un nuovo controllo torna a prendersi il mio animo, una pace che raramente vivo con tanta intensità.
Esco dal Gate, respiro profumi che in Inghilterra non esistono, esco dalla porta scorrevole e aria tiepida mi percorre scaldandomi.
Mi guardo attorno attento e quando lo vedo un respiro profondo mi riempie.
Papà.
Figura maschile inequivocabile nella mia vita.
Sento la musica muoversi dentro di me mentre attraverso la strada impaziente, quella che lui mi ha insegnato.
Sento la sua voce calma sussurrarmi nell'orecchio "All Along The Watchtower".
Era il suo modo di darmi la buonanotte, l'alito di un respiro carico di un Groove indimenticabile.
Abbasso lo sguardo, mi osservo camminare sicuro e mi riconosco in lui, ho fatto mio quello che mi ha insegnato.
Il telefono vibra nella tasca del giubbotto, le mie dita lo stringono forte, sul Display illuminato il nome di Richard mi allontana da quello che cerco.
Mi fermo sul marciapiede.
Guardo il telefono stretto tra le mani.
Richard.
E il mio distacco.
E Cambridge.
E Carol.
E il sentimento che voglio controllare che mi porta a lei.
E le mie inquietudini, il mio smarrimento.
Alzo lo sguardo e gli occhi profondi e scuri di papà sono fermi su di me.
Esito qualche istante, poi, sorpreso da una lucidità disarmante, porto le mani nelle tasche, nascondo il richiamo di un fratello che mi ha allontanato nel tessuto rigido e scuro.
Può aspettare.
Tutto può aspettare ora che sono dove devo essere.
Si finisce sempre per essere dove dobbiamo.
Sempre.
Lascio cadere la borsa a terra, stringo tra le mie braccia tese e forti questo animo che sento mancare ogni giorno.
Stringo pensieri che sono vicini ai miei.
Stringo il profumo di chi mi accompagna sempre senza esserci.
"Nic" ascolto il tono di una voce che sa calmare ogni mio tormento.
La cura ad ogni mia rivoluzione.
Papà.
Eccomi.
Dove devo essere.
Stretto tra le sue braccia.
Papà.

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