Cap 57: Steal it John Butler

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(Da Nina a John... non si ha mai abbastanza riconoscenza per artisti così)

Che grandissimo bastardo.
Grandissimo, unico, bastardo.
Aspetto ha detto.
Aspetto.
È lì, dietro l'angolo.
Stringo gli occhi appoggiata al giubbotto di Nic, aria fredda muove i miei capelli, le dita sbiancano aggrappate a lui.
Guardo la strada scivolare veloce sotto di me e Richard, fermo davanti a me, torna a percuotermi in un brivido.
La sua sensualità è tipica solo di una donna, il suo carisma un'ombra spiacevole pronta a coprire tutti i miei buoni propositi.
Che grandissimo bastardo.
Vedo casa mia in lontananza e una stretta al cuore si fa palpabile.
Non vedo mio padre da giorni e la sua assenza, nel turbinio degli ultimi avvenimenti, è stata poco dolorosa.
Richard mi ha portato in alto, mi ha lasciato in volo e Nic ha attutito la caduta.
Ora devo scendere dalle sue braccia e camminare da sola.
Scendo dalla Ducati con la borsa in spalla.
"Resto?" chiede guardando la porta chiusa d'ingresso.
L'auto di mio padre parcheggiata davanti al vialetto.
"No. Grazie" dico scuotendo il capo.
Entro remissiva.
Sento il motore della Ducati ripartire.
Mi guardo attorno e capisco che casa mia ha sentito la mia mancanza più di chiunque altro.
Piatti da lavare nel lavandino, bottiglie e bicchieri sparsi ovunque, i resti della cena ancora sul tavolo.
Lascio cadere il cappuccio della felpa sulle spalle e penso al giorno in cui Ric mi ha aiutato a rassettare.
Un sorriso malinconico mi riempie il volto.
Che grandissimo bastardo.
Sento passi pesanti scendere dalle scale, mio padre ha la faccia di chi ha ancora una sbornia da smaltire.
Mi guarda torvo e so dove portano quelle sue espressioni cupe.
Stupidi scuse a portata di mano per lasciar uscire la sua rabbia.
Richard non è poi così diverso da lui, modi diversi di colpire, ma sempre di dolore inferto si tratta.
"Già di rientro?" dice ironico.
Lascio cadere la borsa a terra.
La sua indifferenza è la fiamma che brucia in un terreno ricoperto da carta straccia.
"Sono pronta a uscire di nuovo" dico con un coraggio nuovo.
"Non hai nessun posto dove andare. Hai la stessa prepotenza di tua madre Caroline" risponde scontrandomi appena.
"Quella che l'ha portata lontano da te?" un sorriso ironico compare sul mio volto.
Si volta e senza darmi il tempo di alzare lo sguardo mi colpisce con uno schiaffo sul volto.
Gli occhi vuoti, la sua anima lontana.
Poso la mano sulla guancia, alzo lo sguardo e lo spingo con tutta la forza che ho.
"Troverò qualcuno capace di amarmi. Lo troverò" una tempesta di emozioni si muove dentro di me.
Mio padre ride di me, mi mette di fronte la mia età, fragilità giovani e difficili da calpestare.
Si prende gioco di me.
Qualcosa offusca la mia remissivitá.
Un'instabilitá prepotente, un'incertezza latente.
Un cataclisma di proporzioni bibliche.
Una voglia di reagire senza pensare.
Porto di nuovo la borsa sulle spalle, mi guardo attorno smarrita.
La bottiglia di Gin sul tavolo mi guarda silenziosa.
I pensieri tornano ad Edimburgo.
Alla mia notte sconosciuta.
Al mio esistere senza ricordare.
Afferro il collo di vetro trasparente e infuriata mi volto, lasciandomi alle spalle quello che rimane della mia famiglia.
Guardo il vialetto vuoto.
Penso a Nicolas, lo immagino correre lontano sulla sua moto.
Senza di lui, qui fuori, fa più freddo.
Non posso più camminare dietro il suo passo, non posso più rimandare questo momento.
Slacciarmi dal suo abbraccio sarà la cosa più difficile ma è di questo che ho bisogno ora.
Allontanarmi.
Da tutto.
Da tutti.
Guardo la strada deserta.
Nessun posto dove andare.
Nessuna casa da raggiungere.
Cammino piano e i contorni delle case si fanno morbidi, le immagini si bagnano delle mie lacrime.
Stringo questa maledetta bottiglia tra le dita, riverso dentro la sua forma tutto l'odio per quello che contiene.
Il liquido chiaro si muove al mio passo, mi ha tolto tutto.
Mi ha portato via mia madre, si è preso il buono di mio padre, ha portato Richard ad allontanarsi dai suoi posti più belli.
Ed ora aiuterà me a dimenticare.
Mi nascondo nel cappuccio grigio, apro la bottiglia, non guardo l'etichetta passare davanti ai miei occhi, stringo le labbra e ingoio.
Mi riempio di un liquido magico che mi aiuterà ad esistere senza esistere davvero.
A dimenticare senza farlo realmente.
Cammino e aspetto che faccia l'effetto che desidero.
Aspetto.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now