Cap 77: Orfani ora Vinicio Capossela

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(Vinicio sa muovere l'animo, scrivere poesia e trasformarla in musica. Orfani ora è, a parer mio, uno dei suoi pezzi più belli)

Nicolas

Un risveglio improvviso in un giorno di pioggia.
Una ventata d'aria fredda che colpisce sotto la pelle.
Una notte buia che sembra non finire mai.
Lo stordimento di quello che non si aspetta e il giramento di testa nel prenderne atto.
E Caroline mi guarda.
Vestita di un animo che non riconosco più.
Mi guarda e non so chi è.
Tutto le emozioni di cui sono fatto si condensano, la percepibilitá di quello che rappresentano diventa insostenibile.
Muovono qualcosa dentro di me che assomiglia ad un dolore che non sono in grado di sostenere.
Mi muovo su un volto che ho sentito vicino, sulla matita nera a delineare occhi già troppo belli.
Il distacco che mi ha accompagnato, la lontananza che ho voluto, il mio andare per poi ritornare, mi guardano, sono lì, a due passi da me.
E mi dicono che niente rimane immutato.
Parlano di come gli occhi possono cambiare angolazione, di come si torna sempre diversi.
-Dove sei stato?- dice immobile davanti a me.
Vorrei non risponderle, vorrei voltarmi a tornare a camminare.
La Caroline che ho di fronte è uscita dalle mie giustificazioni dovute.
È scivolata piano sulla mia pelle, mi ha lasciato il sapore della sua ingenuità non gustata a fondo.
Il riflesso di uno sguardo in cui mi sarei perso.
La voce usata con il tono giusto che avrei accompagnato ovunque.
Ha lasciato quello che avrei potuto amare.
Le occhiaie sotto i suoi occhi, i suoi tacchi alti, la sua espressione ricercata non sono niente di quello che io ho avuto di lei.
Assorbono il bisogno di conformarsi a qualcuno che può essere desiderato.
Si mostrano come l'arma migliore a tenersi stretto il pensiero di un uomo.
Eppure, io, non vedo niente.
Non sento niente.
Solo un'amarezza sottile si muove indifferente dentro il mio cuore e scaccia l'ultimo respiro di un'amore creduto.
-Tu? Dove sei stata?- rispondo lasciando sprofondare le mani nelle tasche dei Jeans.
Un fastidio non adatto al mio starle vicino mi riempie.
Barcollo in un'emozione che mai avrei creduto di poter vivere accanto a lei.
-Qui. Sono qui- il suo sguardo cerca un appiglio nel terreno sotto i piedi.
La sua mano tremante scosta la frangia bionda dalla fronte e tutto quello che siamo stati insieme non esiste più.
-No Caroline- dico con un sorriso ironico sulle mie labbra -Tu non sei qui. Non più-
I miei occhi si fanno forti di fronte a un bisogno di proteggere che non sento più.
Mi volto piano, non esito, non mi fermo, riprendo a camminare lento.
Il mio corpo si muove fluido su una consapevolezza in grado di far crescere più di qualsiasi altra cosa.
Quella dei sentimenti che cambiano.
Di un amore che sul nascere può scomparire.
Quella che racconta di un sentire che non si governa.
Mi stringo nel giubbotto, la mia frangia ondeggia piano, copre il mio sguardo e io non vedo più cosa ho di fronte.
-Nic- sento gridare alle mie spalle.
Quante cose belle mi ha lasciato mio padre.
Quante sicurezze a cui aggrapparmi nei momenti di cedimento.
Dovrei smettere di camminare.
Dovrei voltarmi.
Dovrei ma non lo faccio.
Seguo la mia strada, proseguo senza vedere cosa mi aspetta.
La mia morale, i miei principi a sostenermi.
Il rispetto, quello che ognuno dovrebbe avere per sé stesso, a stringermi in un abbraccio.
Quante cose belle mi ha lasciato mio padre.
Quante sicurezze a cui aggrapparmi nei momenti di cedimento.
Dovrei voltarmi.
Dovrei ma non lo faccio.
E Carol si fa una di tante.
Si confonde tra la folla.
Perde quella luce che mi ha avvicinato a lei, perde la rarità di un animo puro.
Dovrei voltarmi.
Dovrei ma non lo faccio.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now