Cap 61: Fool For You John Butler trio

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Nicolas

Penso a quanto tempo è passato dall'ultima volta che sono salito sulla mia moto con Ric.
Sembra infinito.
Condividere con lui la strada mi fa credere di poter ancora sperare in un nostro avvicinamento.
Il ricordo del giorno in cui gli ho detto che sarei partito per raggiungere nostro padre si fa vivo dentro di me.
-Tu non partirai- aveva gridato sulle scale davanti all'ingresso.
I linementi sul suo viso si erano induriti, una rabbia incontrollata si era mostrata nei suoi movimenti.
-Partirò Ric e non potrai farci nulla- gli avevo detto serio, un'ansia discreta nelle mie parole.
Era uscito teso, la porta a sbattere dietro le sue spalle, si era avvicinato alla Ducati e fuori controllo l'aveva presa a calci.
Lo avevo guardato buttarla a terra senza muovere un solo muscolo e mentre dentro, il mio istinto reattivo si era mosso pronto, non ho fatto nulla per fermarlo.
Sono partito. E lui non ha potuto impedirlo.
Sono partito e ho segnato la linea di confine, quella che ancora oggi ci separa e si fa sempre più invalicabile.
Costeggiamo il Cam, percorriamo le strade interne della città, ci muoviamo lenti, gli occhi dentro ogni angolo e di Caroline neanche l'ombra.
-Dove diavolo è andata?- la voce di Richard tradisce un'insapettata apprensione.
-Passiamo dalla sala prove - dico sommesso mentre pesco tra i miei pensieri i posti a cui Caroline è legata.
Scendo dalla moto quasi certo di trovarla lì, Richard mi segue lanciando un'occhiata sfuggente alla ragazza dietro la scrivania di ingresso.
Apro la porta, entro appeso ad una speranza sottile, una speranza che non posso toccare. Svanisce dentro la stanza buia e vuota.
-Sapevo non sarebbe stata qui- la voce di Ric ondeggia nell'aria.
-Io pensavo il contrario- rispondo nervoso.
-Lo so. Continui a tenere Caroline dentro il tuo mondo. Ti convinci che lei abbia bisogno di questo. Musica ed anima è Nic?- guarda gli strumenti appesi al muro.
Si avvicina alla Dreadnought, si ferma a due passi dalla sua cassa acustica, le mani nelle tasche, la schiena eretta e il suo ciuffo di capelli a ciondolare davanti agli occhi.
-Sai che ti dico Richard? Che anche tu un tempo avevi bisogno di questo. Musica ed anima. Solo che non capisco dove diavolo sei finito. Ho smesso di cercarti, tanto lo so che prima o poi tornerai-  appoggio la schiena al muro, le mani sull'intonaco ruvido, gli occhi su quello che ho attorno.
Sarebbe bello avere un posto così ovunque mi trovo.
Mi lascio trascinare lontano, in momenti che ho vissuto e non sono più qui.
Calmo il mio cuore inquieto.
Appoggio una mano sull'acqua che mi fluttua dentro, cerco di portare una nuova pace ma la sua consistenza scivolosa non mi aiuta.
Guardo la sedia su cui suono il mio basso, immagino Caroline e la sua voce con me.
Musica ed anima.
Mi appoggio alla schiena di Richard, guardo il suo ciondolare da un piede all'altro, i suoi occhi sempre incollati sulla Dreadnought.
Lo so a cosa sta pensando.
Papá ne aveva una uguale. È la stessa che ha lasciato ai piedi del suo letto quando se n'è andato.
E immagino.
Immagino quel giorno in cui piangendo ha appoggiato le sue dita su quelle corde.
Immagino i suoi occhi di allora, il suo entrarmi dentro mentre lo fissavo seduto sul mio letto.
Immagino Richard e il suo dolore con me.
Musica ed anima.
Sono tutte e due lontane da me in questo momento.
La mia musica vaga in questa notte, sola, senza toccarmi.
La mia anima invece è qui, a due passi da me.
Immagino.
Allungo la mano per toccarla ma non la raggiungo. Smetto di cercarla, tanto lo so che prima o poi tornerà.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now