Cap 75: Don't Cry

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Richard

Guardo Carol distesa sul letto.
I suoi lineamenti dolci sembrano essersi induriti.
Il colore dei suoi occhi si è privato di una luce piena di delicatezza e semplicità.
Le labbra ancora arrossate dai baci lasciati sulla mia pelle.
Non è questo che volevo?
Non è questa l'espressione che ho appoggiato sul suo viso?
Ho scavato dentro di lei, ho toccato i suoi punti deboli.
Ho sfiorato il suo cuore, l'ho fermato e le ho insegnato che amare può far male.
Il trucco sul suo viso la rende conforme a tutte le donne con cui ho condiviso un letto.
I suoi movimenti sicuri su di me, il suo procedere con controllo sono la copia di momenti condivisibili con chiunque.
Non è questo che volevo?
Non è questa l'espressione che ho appoggiato sul suo viso?
Allora perché mi sento così?
Perché ho la sensazione di aver sbagliato, ancora?
L'ho riempita del mio veleno.
Le ho dato quello che più detesto di me.
Non essere in grado di fare mie le cose più belle è una condanna con cui dovrò fare i conti prima o poi.
-Lo sento. E mi fa paura- dico portando il braccio dietro il capo
-Lo sento e non voglio-
Un emozione piena mi riempie, è una sincerità disarmante quella che ascolto.
Un'ammissione insidiosa.
I suoi occhi mi guardano.
Indagano un animo che non vuole essere scoperto.
-Perché? Perché non vuoi?- la sua voce trema e anche il suo sguardo.
Respiro.
Respiro e ci penso.
Respiro.
-Tutte le cose belle, tutte le sensazioni indimenticabili. Tutte le mie emozioni, se ne sono andate- un groppo in gola mi fa sentire meno uomo di quello che sono -Non so tenermi stretto chi amo- mi volto appena, la guardo e so che le mie parole spaventano.
La descrizione di un concetto che le ho già mostrato.
La profondità di quello che ho sempre voluto dirle.
Il tentativo svanito di allontanarla da un terreno pericoloso.
-Rimarrai appeso alle tue delusioni a lungo Richard?- grida quasi alzandosi.
Guardo la sua schiena nuda, vulnerabile, una distesa morbida di pelle dolce, seguo gli incavi, i dossi sottili.
Seguo le sue spalle inermi, le braccia strette sul suo seno invitante e l'oro dei suoi capelli che si appoggia delicato a volerla proteggere.
E seguo i suoi occhi chiari, dentro a quel colore intenso un messaggio.
Un grido.
Una richiesta.
Piange Carol.
Piange senza farlo.
Piange in silenzio chiusa dentro le sue parole.
Non è questo che volevo?
Allora perché mi sento così?
Incapace di allungarmi su di lei e stringerla forte.
Incapace di tentare.
Si finisce sempre per essere dove dobbiamo dice spesso Nicolas.
Le sue parole non sono mai state appropriate come in questo momento.
Mi dicono che io ci sono dove devo essere senza sentirmici davvero.
Allungo la mano.
Prendo il telefono.
E penso all'unica persona in grado di amarmi anche così come sono.
Aspetto.
Respiro ed aspetto.
Nessuna risposta giunge in mio soccorso.
Nessuna voce profonda, nessuna verità con cui scontrarmi.
Mi mordo il labbro turbato.
Ogni momento come questo è fatto per essere dimenticato.
Prendo la bottiglia di Tequila lasciata ai piedi del letto, ruoto tra le mani il vetro rigido.
-Credo di sì Carol. Credo che rimarrò appeso alle mie delusioni ancora a lungo. È un percorso doveroso. L'unico in grado di farmi cadere a terra come si deve. Solo una caduta indimenticabile può portarmi di nuovo in piedi davvero- mi muovo consapevole mentre porto la bottiglia alla bocca.
Ingoio.
Non respiro più.
Allungo il braccio, afferro Caroline attorno alla vita, con una pressione poco gentile la faccio rimbalzare sul letto accanto a me.
-Vuoi cadere con me?- le dico immobilizzandola sotto il mio corpo.
La mia fronte appoggiata alla sua, i miei occhi che piangono con i suoi, la mia mano pronta a tornare in posti che non smetterò mai di desiderare tanto.
Non è questo che volevo?

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now