Cap 6: Titanium Mike Dawes

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Ci sono incontri e incontri.
Persone che conosci da una vita e invece non conosci affatto.
Ci sono sguardi e tocchi che ti attraversano senza lasciare niente.
La mano di Richard sulla mia spalla è un fluido leggero che impregna la mia pelle, si mescola al sangue e corre nelle mie vene sino al cuore, attraversa un battito lento, lo fa suo e muove l'animo.
Chimica.
Reazione fisica.
Delicata sintonia.
Potrei trovare milioni di parole capaci di riassumere in breve un enorme significato.
Eppure confluiscono tutte nella stessa bellissima emozione che mi fa sentire viva.
"Da dove vieni Caroline?" chiede premendo il suo petto nudo su di me.
"Il posto da dove vengo non ha un nome" dico tesa.
"Tutti i posti hanno un nome" dice Richard mettendosi la maglietta che sino a poco fa stringeva tra le mani.
"Non il mio" ribatto sicura.
Il posto dove mi sveglio ogni mattina e dove mi rifugio ogni notte, non si chiama casa.
Casa è dove ci si sente protetti, è dove si condivide lo spazio con persone care, è dove si ride e si piange senza contenersi.
Io non ce l'ho una casa.
Richard mi guarda con uno strano ghigno sulle labbra, si lascia cadere sul divano e allargando le braccia, mi fa cenno di seguirlo.
Il riflesso di cercare Nicolas nella stanza sembra non volermi abbandonare, lui è la mia porta aperta, la mia via di fuga, senza di lui, ora, sono in trappola.
Mi guardo attorno composta, le mani appoggiate sulle gambe, i capelli sulle spalle.
Questa festa sembra lontana dagli incontri nel fine settimana di studenti diligenti.
Vite al limite, perse in trasgressioni sfacciate, mi pungono gli occhi.
Ragazze intreccate a ragazzi di turno si lasciano spogliare senza pudore, bottiglie di Gin passano da una bocca all'altra e qualche sostanza capace di alleviare il dolore si scioglie nel tabacco di sigarette artificiali.
Sono un foglio bianco di fronte a tanto coraggio, Richard sembra voler scrivermi addosso le sue prime parole passandomi il bicchiere sul tavolino.
Avevo tredici anni la prima volta che mi sono attaccata ad una bottiglia, papà l'aveva lasciata sul tavolo della sala, volevo sapere cosa si provasse, volevo sapere perché volesse più bene a quel liquido chiaro che a me.
Ho sentito il sapore forte e nauseante scendermi in gola e non mi sono fermata sino a che l'ultima goccia non è scesa dal collo di vetro.
Mi hanno ricoverato per coma etilico qualche ora dopo.
Sono riuscita a chiamare i soccorsi prima di colassare a terra esanime.
Non ho più bevuto da allora, mi sono accollata l'isolamento dei miei coetanei per questo.
"Non bevo" dico scuotendo il capo poco sicura.
"Sul serio?" mi chiede lui perplesso.
Annuisco appena.
"Perché?" continua curioso.
"È più consono chiedere perché dovrei?" sorrido.
"Hai l'età per farlo" risponde lui bevendo al posto mio.
"Ehi Ric" grida Smoke dalla cucina.
Richard allunga il capo in attesa.
"Tequila Bum Bum" continua Smoke mettendo a malapena assieme quelle parole tremanti.
Richard si alza svogliato, si volta a guardarmi e allunga la mano.
Rimango esitante di fronte a quel suo invito a seguirlo, chiudo gli occhi un istante, poi afferro la sua mano calda e lo seguo.
"Altro giro, altra corsa" dice Smoke frugando nella dispensa.
La mora che ho incontrato all'ingresso con Richard si appoggia al bancone scoprendo ancor di più le gambe lunghe.
Due ragazzi corpulenti si sfregano le mani sorridenti.
"Cosa ci giochiamo a questo giro Richard" dicono guardandolo seri "Kate?" s' intromette Smoke mettendo il barattolo del sale sul tavolo.
Kate sorride maliziosa, compiacente di fronte a quella richiesta.
Richard rimane in silenzio qualche instante poi si china e prende la bottiglia di Tequila ai piedi del tavolo.
"Ci giochiamo Caroline" dice poi guardandomi.
Smoke si volta veloce e spalanca gli occhi confuso.
I due ragazzi mi guardano qualche istante.
"La biondina non è niente male" dice poi uno dei due mentre osservo l'espressione dura che Kate mi rivolge.
"Non guardarla troppo" dice Richard serrando le labbra "Toccherà a me"
Il mio solito senso d'inadeguatezza mi colpisce in sordina, mi avvicino a Richard spaventata.
"Che significa che toccheró a te?" sussurro al suo orecchio.
"Stai buona qui, vicino a me, dovrai fidarti di me" dice puntandomi i suoi occhi azzurri addosso "Se lo farai, quasi certamente,  anche io toccheró a te" aggiunge con un sorriso.
Fidarmi.
La fiducia è bene prezioso, bisogna guadagnarsela, conosco una sola persona capace di stringere la mia tra le mani.
Nicolas.
Mi chiedo se Richard sarà in grado di afferare quel poco che ne rimane.
Penso a quel "quasi certamente", non pare affatto un buon auspicio.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now