Cap 68: Caroline David Gray

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Nicolas

Sono passati quasi venti giorni da quella notte.
Venti giorni in cui il tempo si è appiattito raggiungendo una forma che non conosco.
Ho smesso di cercare Carol.
Ho smesso di parlare con Richard.
Ho smesso di credere di poter gestire ogni cosa.
Un freddo nuovo si muove dentro di me.
È una corrente con cui non sono abituato a fare i conti, una direzione che percorro per la prima volta, un orizzonte che di certo, non mi porterà lontano.
Le mie serate al Ta Bouche con Claire e James si fanno una compagnia poco sentita.
L'istinto naturale di voltarmi al passaggio di ragazze dall'abbigliamento casual e lunghi capelli biondi non ha voluto abbandonarmi.
Il segno evidente della mia non accettazione ad una situazione che mi sta stretta.
Papá mi ha chiesto di raggiungerlo.
Ci ho pensato a lungo.
E questo weekend parto.
Lo prendo quell'aereo.
Lo prendo e corro da lui.
Niente, qui, richiede la mia presenza.
Sono passato dalla scuola di musica ogni giorno.
Ho guardato l'ora dei miei abituali incontri con Carol scivolare sul quadrante ben organizzato dell'orologio appeso al muro.
L'ho immaginata correre sulle vie di Cambridge con la sua bicicletta ma il suo abituale ritardo non si è fatto vivo.
La sua voce dolce non ha accompagnato il mio basso, le sue telefonate notturne sono mancate alle mie notti senza sonno.
E il mio distacco da quello che mi circonda non accenna a scomparire.
Mi cerco ma non mi trovo.
Mi manco tremendamente.
Fermo il volo delle dieci deciso, getto abiti trovati in giro nella borsa e mi appresto ad allontanarmi da tutto quello che in questo momento ha solo il sapore amaro di una vita fuori controllo.
L'incontro tra Caroline e Richard ha portato con sé la perdita di equilibri precari.
Ha ingoiato il mio non voler ammettere che io a Carol, ci tengo più di quel che credevo.
Ha acceso dentro di lei il risentimento, la non accettazione verso una vita da non poter scegliere.
E lo so che si sta cacciando in qualche guaio. Lo sento.
E mi cerco.
Mi cerco ma non mi trovo.
Mi manco.
L'amore per una donna, non avrei mai pensato di arrivare a sentirlo così a fondo.
L'amore per un corpo che non conosco.
Il sogno di tutto quello che potrei darle.
Mi perdo dentro l'immagine dei suoi occhi chiari mentre scendo le scale, sono appoggiati a quel che sento, mi sciolgo in quello che mi hanno sempre detto.
E per la prima volta, come Richard, voglio smettere di sentire.
Questa sensazione che dovunque sia, in questo momento, abbia bisogno di me, mi fa sentire impotente.
Richard non esce di casa da un pezzo, ha trasferito il suo bisogno di evadere dentro la sala di casa.
Un'accurata scorta di birre gli ha permesso di dimenticare il suo nome e non solo, ha dimenticato anche chi è, da dove viene.
L'ho visto arrivare a mattina senza riuscire più a stare in piedi.
L'ho visto scontrarmi in queste quattro mura senza tradire neanche lontanamente la sua freddezza.
Tiro un'occhiata nervosa alle sue gambe che penzolano sul divano, esco e un sospiro profondo si prende il mio cuore.
Mi cerco ma non mi trovo.
Mi manco. E so cos'è la mia necessità di un allontanamento.
È il mio modo di recuperare terreno.
Di riflettere senza toccare ciò che mi fa soffrire.
È l'esigenza di una solitudine a cui sempre ritorno.
È la necessità di guardare le cose da lontano ed essere in grado di dargli un nome.
Sono io.
Quello che nascondo.
Quello che non voglio.
Sono io.
E mi manco.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now