Cap 22: I Won't let you go James Morrison

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Quattro ore di viaggio.
Quattro lunghissime ore.
Un tempo irrisorio di fronte alla bellezza delle contee di inglesi che attraversiamo, un tempo infinito per i pensieri che si affollano nella mia testa.Si appoggiano alle vallate che si fanno sempre più sconfinate salendo verso nord.
Cambridgeshire, Lincolnshire, East e Noth Yorkshire, Durham. Scivolano lente sotto l'asfalto che Richard si mangia ingordo.
La magia della Scozia si avvicina alla precisione dei campi inglesi, una progressiva naturalezza selvaggia cattura le figure geometriche dei campi, ben distinti per colore.
Un verde acceso si mescola alla terra bruciata, una limpidezza accecante apre agli occhi strade deserte, abitazioni isolate, ad una cultura vicina all'ambiente.
La costa bagnata dal mare del Nord non troppo lontana, un cartello ad accogliere il nostro ingresso nella contea di Northumberland.
Terra di guerre questa.
Terra impregnata di sangue e lunghe invasioni.
La terra di Holy island, la prima che in mezzo al mare ha vissuto le invasioni vichinghe in tempi lontani.
Saccheggiata dentro ogni castello, mi chiedo se anche io in questo cammino in cui Richard mi sta accompagnando, in questo viaggio nel suo io nascosto, riuscirò a portare a casa qualcosa.
Nelle mie tasche nessuna moneta d'oro, nessuna pietra di valore, conto di poter afferrare sentimenti rari.
Mi porta a fare un giro nelle sue parti preziose ha detto, mi chiedo dove si fermerà questa auto in corsa, mi chiedo, dove il mio sguardo potrà adagiarsi in lui.
La A1 procede senza incertezza e non do alito alle mie parole da troppo tempo, la mia testa ciondola appoggiata al finestrino, un torpore calmo fa socchiudere i miei occhi, Richard allunga la mano per appoggiarla alla mia.
"Tieni quegli occhi aperti, siamo arrivati" dice piano.
Mi drizzo sul seggiolino attenta, l'indicazione su un foglio metallico si lascia leggere.
West Cawledge Park.
Richard rallenta un poco e svolta a destra.
"Benvenuta nella Alnwick Lodge" dice sorridendo.
Osservo l'accogliente piazzale ovale che ci abbraccia, un lastricato in piccole pietre accompagna i colori della campagna attorno a noi, un tetto basso scende sulle finestre dello stabile, punte decise si alzano a lunghezze alterne e l'immagine di una antica loggia in mattoni scuri si fa largo di fronte ai miei occhi.
Un nido caldo che si prende spazio tra nebbia sottile che comincia a scendere dal cielo.
Il grigiore serale di questo inverno mi accompagna in questa atmosfera incantevole. Ric prende le borse nel bagagliaio dell' auto mentre io mi stringo nel cappotto, intenta ad ostacolare il freddo che vuole colpirmi la pelle.
Si incammina composto verso l'ingresso, osservo la sua camminata e noto un cambiamento di portamento. Un rispetto nuovo per la terra che calpesta e forse, anche verso sé stesso. Il suo atteggiamento ribelle pare assopirsi di fronte a tutta questa bellezza, sembra scendere dentro di lui e nascondersi da qualche parte, come sapesse che questo è il momento di tagliare la corda.
Mi colgo stupita di fronte a questo nuovo Ric, lo stronzo perfetto sta cambiando muta, sceglie colori diversi per i suoi vestiti, sceglie un posto come questo dove scoprirsi prima di indossare di nuovo i suoi panni.
Confusa entro dall'enorme vetrata dell'ingresso, Richard gentile accompagna il mio primo passo in questo posto affascinante.
Un grazioso salotto chiude il resto del mondo fuori, poltrone verde velluto mi guardano davanti al camino, legna secca brucia al suo interno e con rumori antichi, mostra il suo negarsi alla fiamma viva del fuoco.
Pareti ricoperte da antichi quadri faticano a mostrare il loro reale colore. Libri di letteratura inglese accatastati negli angoli a terra, le pagine delle copertine rigirate a segnare il passaggio di troppe mani sulla loro carta sgualcita.
Uno scrittoio pieno di carte accanto a noi, Richard mi guarda attento, insegue il mio sguardo curioso nella stanza, il tetto basso si muove con curve gentili e soffoca il desiderio di precorrere questi muri invitanti.
Con un gesto deciso suona il campanello sullo scrittoio, un dlin pieno si fa strada nei corridoi che si allontanano dalla stanza e raggiunge chi di dovere.
Un uomo sulla quarantina compare con passo affrettaro, i suoi occhi dolci si increspano alla vista di Ric e un sorriso pacato compare sulla sua bocca.
"Richard" dice con un accento inglese con cadenze diverse dalle mie.
"Alan" risponde Ric avvolgendolo in un abbraccio sentito.
"Hai di nuovo bisogno di scappare?" chiede Alan socchiudendo gli occhi.
"No. Solo bisogno di mostrare" risponde Richard sommesso.
Alan mi lancia un'occhiata sfuggente, la discrezione rispettosa nel suo sguardo mi sorprende, accenno un sorriso che lui ricambia appena, tornando poco dopo sugli occhi chiari di Ric.
"Una camera per due?" dice aprendo il cassetto dello scrittoio.
Richard mi rivolge uno sguardo ironico.
"Caroline?" domanda divertito.
"Richard?" rispondo perplessa.
Alan ci guarda silenzioso.
"Una camera per due?" continua Ric perdendosi nel suo compiacimento nel mettermi in imbarazzo.
Credo che lo stronzo perfetto si sia nascosto dietro qualche angolo per sbucare fuori quando meno me lo aspetto.

NUMB Richard  DAL 21 NOVEMBRE IN TUTTE LE LIBRERIEWhere stories live. Discover now