95 - Lacrime in ritardo

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Il silenzio nella casetta di legno era talmente angosciante che Harris uscì a fare due passi. Non era mai stato lì in pieno giorno e nel contemplare la vivacità della selva si dimenticò per un attimo perché fosse lì.

Il sole filtrava tra i rami creando dei sinuosi giochi di luci e ombre, colorando in modo sempre diverso il tappeto di radici e licheni, smosso da scoiattoli rosa e neri che trasportavano le provviste nelle loro tane scavate nei tronchi. Tra le foglie seghettate degli olmi, il ragazzo riusciva a scorgere i nidi degli uccelli, da cui proveniva un pigolare incessante.

Harris sospirò, impensierito dall'espressione che aveva intravisto sul volto di Agata subito prima che l'amica lasciasse il covo per prendere anche lei una boccata d'aria. Si era appena allontanato dal rifugio che riconobbe in lontananza i singhiozzi di lei. Nel tentativo di raggiungerla quasi non travolse Tseren, seduto a gambe incrociate su una montagnetta di sassi, con il capo tra le mani e le schegge d'ambra dorata che pulsavano nei suoi occhi cobalto. «Vuoi provare a consolarla tu?» domandò il Drago afflitto, e Harris capì al volo quanto gli fosse costato pronunciare quelle parole.

Il ponentino lo fissò duramente. «Da quando siamo fuggiti dalla città non ho fatto altro che complimentarmi con lei per il coraggio che ha dimostrato oggi. Grazie alla scelta difficile che ha preso probabilmente abbiamo inflitto una ferita mortale ai nostri nemici».

Tseren corrugò la sopracciglia e l'altro ragazzo gli rivolse un sorriso triste. «Ma Agata non ha bisogno di sentirsi dire questo, oggi. E credo che solo tu sia in grado di consolarla, Tseren» gli scoccò uno sguardo amareggiato. «Capisco che tu non mi veda come una minaccia, ma per favore non dare per scontato che non voglia più provare a... »

«Mi interessa solo consolare Agata» tagliò corto il Drago e alzandosi in piedi per guardare l'altro dritto negli occhi si decise finalmente a raggiungere la sua Ascendente.

Agata era rannicchiata ai piedi di un olmo. Aveva scelto il più vecchio e più malconcio degli alberi della radura, i cui rami erano per metà secchi. Per Tseren i sussulti della ragazza erano come artigliate, ma il ragazzo non aveva idea di come consolarla. Harris avrebbe saputo cosa dire in un momento simile, per quello aveva provato a coinvolgerlo. In silenzio si chinò accanto a lei e con dolcezza la attirò a sé. I singhiozzi dell'altra si fecero più intensi e Tseren appoggiò le proprie labbra sulla sua fronte. «Perché piangi, Agata?» le chiese in un sussurro. C'erano un'infinità di ragioni che potevano aver causato quel pianto dirotto e il Drago non sapeva identificarne con certezza una. Poteva trattarsi del senso di colpa per avere condannato Lakitaii e gli altri due Primi Profeti a una brutta fine. Oppure poteva trattarsi di lacrime liberatorie, dopo due nottate di veglia e i momenti di tensione della mattinata Agata poteva aver avuto un crollo fisico per la stanchezza. Dopo essere fuggiti dal putiferio della piazza centrale avevano infatti camminato per ore per allontanarsi dalla città il più velocemente possibile. Chissà se anche l'Ascendente si era pentita di non essere rimasta al sicuro, nella grotta dei Draghi di mare o nel villaggio di Xhoán.

La ponentina, colta alla sprovvista dalla domanda, rivolse a Tseren un'occhiata esterrefatta. Si asciugò gli occhi con il palmo di una mano, tenendo l'altra stretta attorno alla casacca di lui. «Non sai perché sto piangendo?» replicò infine tirando su con il naso.

L'altro non rispose, ma rimase in attesa che lei si confidasse.

«Io-io sapevo cosa sarebbe successo, Tseren. Non ne avevo la certezza matematica, ma lo sapevo! Sapevo che nel momento stesso in cui li avessi denunciati, li avrei condannati» mormorò la ragazza.

Il levantino le prese il mento tra le dita, specchiandosi nelle sue iridi lucide. «Ti sei pentita della scelta?» tentò di capire.

Agata strinse le palpebre per non scoppiare nuovamente a piangere. No, non si era pentita. Ed era proprio quello a spaventarla. Che razza di persona era diventata per prendere una decisione simile a sangue freddo e non provare neanche un briciolo di rimorso? Il desiderio di vendetta nei confronti di A-8Z8 non le aveva solo dato la forza di non arrendersi, ma le aveva contaminato l'animo rendendola un'altra persona. Lei ne era consapevole ed era una questione di tempo prima che se ne rendesse conto anche Tseren. Temeva che il Drago non sarebbe riuscito ad amarla allo stesso modo, una volta scoperto che non era più la stessa di un tempo. Le sembrava di camminare sul filo di un rasoio. Ad Anaheera, la brillante scienziata a cui Tseren si era affezionato in prigionia, era bastato un attimo per capire che la donna che aveva di fronte non combaciava con la descrizione che il Drago le aveva fatto della sua Ascendente. E anche Tseren prima o poi se ne sarebbe accorto.

Il ragazzo le asciugò le lacrime con i pollici, lo stesso gesto che aveva fatto sei anni prima, quando, nel bel mezzo di un'arena affollata, l'aveva baciata per la prima volta.

Dato che Agata non rispondeva il Drago la attirò nuovamente a sé. «So che hai agito così per paura che non avremmo avuto un'altra occasione di fermarli, Agata. Immagino che tu abbia soppesato le loro vite con tutte quelle che hanno distrutto e soprattutto con tutte quelle che avrebbero potuto ancora distruggere» considerò il ragazzo.

«Ma non ci sono vite che valgono più di altre» ribatté la ragazza, ripetendo qualcosa che le era stato insegnato quando era ancora una bambina. «E tu non avresti mai fatto una cosa simile».

L'altro appoggiò le labbra sulla tempia pulsante dell'Ascendente.

«Tseren...» sussurrò infine lei. «Non pensi che io, in fondo, non sia tanto diversa da loro?»

«Non lo penso affato, Agata» la rassicurò lui. «Penso che tu sia disposta a fare qualsiasi cosa per proteggere le persone che ami. Anche mia madre era come te».

Il Drago si arrotolò un ricciolo scuro attorno a un dito. «Ci sono persone come mio padre, che non farebbero del male a un'altra persona neanche per difendere se stessi; ci sono persone come Utukur e Lakitaii che manipolano il prossimo, giocando con le vite altrui non per necessità, ma per scelta; e poi ci sono persone come te, Agata».

«Come me?» mormorò l'altra.

«Che riconoscono il valore della vita, ma che sono pronti a fare dei compromessi. Non ti nego che preferirei non doverti vedere fare certe scelte, ma in ogni caso sarò al tuo fianco, così come tu hai abbracciato tutto di me, io sono pronto a fare altrettanto» concluse deciso.

Gli occhi della ponentina si appannarono di nuovo. «Sei disposto ad amare anche quello che non ti piace di me?» chiese titubante.

«Agata, ma a me piace tutto di te. Ancora non l'hai capito?» E per rimarcare il concetto raggiunse con uno scatto le sue labbra, divorandole come se fosse il loro primo bacio.

***NOTA***

Eccoci qui, con un capitolo romantico, per una volta! Agata ha molte paranoie, ormai ve ne sarete accorti, ma forse sottovaluta Tseren. Va bene che il ragazzo si è dimostrato un carciofo in più di un'occasione, ma ha sempre avuto le idee chiare su cosa gli piace.

WP continua a darmi una notifica di errore, spero non faccia i capricci proprio il giorno che aggiorno questa storia dopo mesi.

Come al solito grazie per essere ancora qui, nonostante la mia lentezza. Prima o poi mi farò perdonare...

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now