108 - Battaglia in fuga

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Quando assumeva la forma di rettile alato, anche il modo di ragionare di Tseren mutava. Il Drago era guidato dall'istinto, assecondava un sesto senso che gli permetteva di percepire il pericolo prima che si verificasse, era in grado di interpretare le intenzioni dietro ogni accenno di movimento, sentiva e vedeva a centinaia di metri di distanza e poteva filtrare con facilità la quantità enorme di informazioni che giungevano dall'ambiente esterno. L'unica che aveva voce in capitolo, quando si trattava di trovare la forza di opporsi all'istinto, era Agata.

Fu Agata a intimargli che non doveva sputare fuoco sul laboratorio, non finché i loro amici erano ancora intrappolati all'interno e Tseren ubbidì. Non perché non avesse scelta, ma perché Agata parlava alla sua metà umana e aveva la capacità di passare di nuovo le redini al suo lato cosciente, l'unico in grado di vedere al di là dell'istante presente, al di là dell'istinto di preservazione che altrimenti avrebbe governato tutte le sue azioni.

Sebbene fosse passato ormai un anno, sebbene la presenza di Agata riuscisse ad ancorarlo alla realtà, sebbene non si sentisse più solo come un tempo, e sebbene, soprattutto, si fosse incamminato lungo il percorso che prima o poi lo avrebbe portato a perdonare se stesso, Tseren veniva ancora aggredito dai ricordi della strage che aveva compiuto nel villaggio ai piedi del monte Ariun. In particolar modo quando assumeva quella forma.

Il senso di colpa per quanto era accaduto era sempre lì, pronto a ricordargli che condivideva il corpo con una belva incontenibile. Quando era uomo, sempre più raramente era svegliato dalle urla nei suoi incubi, o era costretto a trangugiare litri di acqua appena sveglio per lavare il sapore di sangue e fumo che sentiva in gola.

Tseren non stava bene con se stesso perché non si fidava di se stesso. Non c'era niente di peggio di non avere fino in fondo il controllo di sé. Tutti, nella vita, erano in balia del caso, ma la paura di perdere una persona cara non era comparabile alla paura che aveva il Drago di perdere la sua Ascendente.

Si erano promessi di non perdersi mai più, ma sarebbe bastata una promessa? Il ragazzo intrappolato nel corpo di una creatura antica, oltre a concentrarsi sulla presa ferrea di Agata attorno al suo collo, sul suo respiro affannato, sul battito martellante del suo cuore, si aggrappò all'immagine che aveva delineato di lei nel proprio cuore, si concentrò sulla profondità del sentimento che li legava, e percepì il fuoco che ardeva nel suo petto, la sorgente della sua seconda natura, farsi meno impetuoso.

Non era facile, per il Drago, non lasciarsi distrarre dal senso di colpa. Eppure l'unica cosa in grado di ricacciare nel passato il disgusto per quanto aveva fatto, era il terrore che ad Agata succedesse qualcosa. Se alla sua Ascendente fosse accaduto qualcosa, quella che era una missione di salvataggio si sarebbe trasformata in un'ecatombe: la distruzione della città più antica dei due continenti.

Tseren sapeva che il suo lato animale se la cavava meglio di quello umano in battaglia; cercava perciò di fidarsi della metà della sua natura che tanto disprezzava, tentando al tempo stesso di contrastare i sentimenti di pura violenza che la animavano costantemente.

Agata, accucciata alla base della nuca del suo Drago, aveva sentito il calore risalire su per il collo. Non si era bruciata grazie alla straordinaria armatura d'oro degli Gnomi, ma non appena se ne era accorta lo aveva tempestivamente fermato. Ancora non c'era ombra dei loro amici. L'ingresso del laboratorio era rimasto socchiuso, perché la folla spingeva per uscire e scappare da quella battaglia inaspettata, ma qualche meccanismo di sicurezza teneva i battenti serrati.

La ponentina aveva perso la concezione del tempo, non riusciva a dire con certezza da quanto tempo fossero lì. Sperava solo che, nel momento in cui avevano attaccato il laboratorio, Harris fosse in una posizione fortunata, che gli permettesse di prendere in mano la situazione e coordinare l'evasione dall'interno. Qualora fosse stato rinchiuso lui stesso, sarebbe stato tutto più difficile e i tempi si sarebbero allungati. Era certa che qualcuno degli alleati, uno scienziato o meglio ancora una guardia, avrebbe saputo che era lui il primo da liberare, la persona che avrebbe improvvisato la fuga di tutti gli altri.

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now