12 - Sepolture di rimorso

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Lo sguardo di Tseren tradiva al tempo stesso sollievo e angoscia. Il Drago non sapeva come rivolgersi a quei due estranei, un tempo amici, a cui aveva con ogni probabilità portato via tutto.

«State bene?» chiese Agata abbracciando di nuovo Nara; ora che aveva riconosciuto la piccola peste con cui aveva così tante volte giocato a nascondino tra le tende del villaggio, sentì il bisogno di salutarla di nuovo. Oyun osservò cupo le due ragazze che si stringevano con affetto, felici di essersi ritrovate, ma la sua attenzione era catalizzata dal misterioso giovane dagli occhi blu schizzati d'ambra che anni prima ammirava a tal punto da seguire impavidamente lungo le pareti di roccia più scoscese del monte Ariun. Tseren ricambiò quello sguardo invasivo, spiando pensieroso le occhiaie violacee, le labbra screpolate dalla disidratazione e le spalle bruciate impietosamente dal sole.

«Non ci chiedete cosa è successo?» domandò Oyun duro, le braccia incrociate come a voler comunicar loro che non aveva intenzione di aprirsi come l'amica nei confronti dei due sconosciuti. Perché, per Oyun, Tseren e Agata non potevano che essere due forestieri che avevano deciso di tornare nel villaggio dopo troppi anni, e in un momento molto particolare. «Magari lo sapete già?»

Lo sgomento apparve repentino nelle iridi di Tseren e il Drago aprì la bocca per poi richiuderla immediatamente. Cosa poteva rispondere? Era stufo di mentire, era giunto fin lì alla ricerca della verità e non aveva la forza di inventarsi l'ennesima scusa.

Per Agata, invece, raccontare bugie era diventato facile come respirare; la ponentina era infatti già pronta a giustificare la loro presenza con una menzogna sufficientemente convincente, che Tseren la fermò appoggiandole delicatamente una mano sulla spalla. Il tocco rovente sulla pelle già sensibile per quanto era accaduto tra loro poco prima, la fece scattare, e l'Ascendente si liberò della stretta, lanciandogli immediatamente uno sguardo contrito. A Oyun non sfuggì la reazione della ponentina e fece un passo indietro, afferrando al tempo stesso Nara per allontanarla dai due ospiti.

«Non so perché siete tornati dopo così tanto tempo, guarda caso esattamente un mese dopo che quella belva dagli occhi mostruosi ci ha attaccato...» sibilò il ragazzo agitando sotto il naso di Tseren un pugno rabbioso. Non cercava neanche di mascherare l'astio nei loro confronti e Agata pensò che fosse una scelta alquanto strana fare riferimento proprio agli occhi del drago, tra tutti i tratti terrificanti tra cui avrebbe potuto scegliere. L'Ascendente si domandò se Oyun avesse intuito qualcosa, il ragazzo era sempre stato molto sveglio e da bambino chiedeva in continuazione come mai Tseren avesse quelle iridi uniche.

Il Drago si limitò ad abbassare lo sguardo, l'odore di bruciato lo tormentava sempre di più e, ora che si trovava nell'epicentro del dolore di cui si sentiva responsabile, non aveva la minima idea di come comportarsi. Guidato dall'istinto, senza soffermarsi a pensare troppo a cosa avrebbe detto o fatto, si era infatti diretto nel villaggio che aveva raso al suolo, ma mai si sarebbe aspettato di essere messo con le spalle al muro prima ancora di aver avuto la possibilità di confessare le proprie colpe.

Nel vederlo così alienato, incapace persino di controbattere, Agata cominciò ad arrovellarsi per trovare il modo di aiutarlo. C'era però una domanda che la tormentava e che non aveva il coraggio di formulare, non davanti a Tseren. Oyun parve leggerle nella mente e disse freddamente le uniche parole che avevano il potere di far crollare anche l'Ascendente.

«Non chiedete neanche di lei? Non volete sapere se Kheni è sopravvissuta?» Il modo in cui il giovane pronunciò quella frase non lasciava spazio ad alcun dubbio e Agata sentì le lacrime risalire prepotentemente.

«Oyun!» Fu Nara a fermarlo e scoppiò istantaneamente in un pianto dirotto, singhiozzava in apnea proprio come l'ultima volta che l'avevano vista. «Smettila! Smettila! Non l'abbiamo ritrovata, non puoi esserne sicuro!» E la ragazzina si aggrappò con vigore alla casacca strappata di lui, strattonandolo disperata.

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now