78 - Un ballo in famiglia

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Xyu, la sorella maggiore di Xhoán, era talmente anziana che Tseren dovette avvicinarsi a un palmo dal suo volto rugoso affinché la donna potesse mettere a fuoco i lineamenti del nipote. Il Drago si chinò alla sua altezza, dal momento che l'altra non era più in grado di muoversi, sorridendole timidamente. Da qualche anno la vecchiaia stava corrodendo le sue ossa, costringendola a frequenti trattamenti nelle terme naturali della penisola. Tseren si domandò se anche suo padre avrebbe avuto quell'aspetto, se la vicinanza di Baya non avesse rallentato tanto il suo invecchiamento. Lo sciamano dimostrava infatti appena quarant'anni nonostante ne avesse quasi sessanta.

Xyu schiaffeggiò affettuosamente Tseren sulla guancia. «Sei l'immagine spiccicata di Xhoán, anche se suppongo tu abbia gli occhi di tua madre. Xhoán la descrive come una donna bellissima e deve essere la verità, da quello che intravedo di lei in te!»

Il ragazzo sorrise orgoglioso. Le iridi di sua madre erano in realtà molto diverse, ma in un certo senso aveva preso i suoi occhi, i suoi occhi di Drago.

«E tua moglie dov'è? Xhoán mi ha parlato tanto anche di lei» domandò subito dopo la vecchia.

«Mia... moglie?» Tseren corrugò le sopracciglia folte in un'espressione confusa.

«Non sono ancora sposati, Xyu» la corresse lo sciamano. «Ma lo saranno a breve, spero».

Il Drago fu grato che Agata non fosse lì a sentire quei due speculare sulle loro nozze. Senza alcuna ombra di dubbio un giorno si sarebbero sposati, ma c'erano talmente tante cose di cui dovevano ancora parlare. L'ultima cosa di cui la loro relazione aveva bisogno in quel momento era una conversazione prematura.

Il levantino percepiva che l'Ascendente era vicina, però l'aveva persa di vista da almeno due ore e la cosa cominciava a innervosirlo. Agata era stata letteralmente rapita da Lyu, la figlia minore di sua zia, che si era impuntata per cucirle un abito su misura.

Lui si era limitato a indossare l'unico vestito pulito che aveva; non capiva perché Agata non potesse fare lo stesso. Erano stati separati talmente a lungo che desiderava starle accanto il più possibile, anzi: tutto il tempo. Che un banale vestito si fosse messo di mezzo lo esasperava.

***

Agata tentò di specchiarsi in una delle finestre. Non c'erano specchi nella casa di Lyu, così come non ce ne erano in quella in cui era cresciuta.

Si osservò la punta dei piedi, fasciati da un paio di scarpe di bambù e seta, aperte sul tallone. Passò poi le mani sul tessuto soffice della gonna verde muschio, su fino al corpetto annodato lungo la schiena. Dagli spessi nodi pendevano delle placchette di metallo, apparentemente fondamentali per le danze. Non che la ponentina avesse la minima intenzione di ballare.

Si domandò ingenuamente se Tseren avrebbe notato che era vestita diversamente dal solito; o meglio: se avrebbe apprezzato che era vestita diversamente dal solito. Aveva insistito per lasciare i capelli sciolti, nonostante Lyu si fosse offerta di acconciarli, perché sapeva che lui la preferiva così. Anche se il Drago continuava a ripetere che la trovava attraente in qualsiasi momento, non era forse normale per una ragazza sistemarsi di tanto in tanto per il ragazzo di cui era innamorata?

«Per Tseren non farà alcuna differenza» sospirò tra sé e sé, proprio mentre Lyu le passava un filo di rossetto arancione sulle labbra.

«Sei deliziosa, sono sicura che Tseren non riuscirà a toglierti gli occhi di dosso» commentò la sarta, compiaciuta della sua opera.

L'Ascendente gettò un'ultima occhiata al vetro opaco della finestra, cercando conferma che stesse bene. In fondo Tseren la fissava in continuazione in ogni caso; era sempre stato così. Magari metà del tempo era per tenerla d'occhio, ma avere il suo sguardo addosso era un po' come indossare un abito familiarmente comodo.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora