80 - Un vigneto inaspettato

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Harris saltò giù dal carretto in movimento e ringraziò il conducente con un cenno della mano. Masticando una foglia di menta piccante, attese sul ciglio della strada che il polverone sollevato dai muli corridori si depositasse al suolo, prima di inoltrarsi nel boschetto di betulle.

Per quasi due ore marciò instancabile tra i rovi, su un tappeto di licheni e foglie secche, guidato da segni neri sui tronchi, segni a malapena visibili. Neanche l'occhio più attento li avrebbe notati, a meno che non li stesse cercando.

Non era la prima volta che Harris percorreva quel tragitto, ma era la prima volta che lo percorreva da solo. Gradualmente gli alberi scheletrici si rivestirono di fogliame, inizialmente prugna, poi verde mela e infine di una sfumatura limone. Il ragazzo fu raggiunto dal fragore di un torrente che si incanalava tra le rocce erose e si fermò a contemplare la flora rigogliosa della Zona degli Altopiani.

Per un attimo fu tentato di allontanarsi dal sentiero invisibile, segnalato solo da quelle cicatrici scure, per dissetarsi. Sollevò dubbioso la borraccia quasi vuota, ma alla fine il suo spirito razionale ebbe la meglio. Mancava forse mezz'ora di cammino; non poteva rischiare di perdersi.

I torrenti impetuosi dei canyon, oltre ad avere l'acqua più cristallina che il ponentino avesse mai visto, per via del terreno coriaceo quasi impossibile da frantumare, erano un sali e scendi di cascatelle. Era paradossale che un terreno così poco friabile fosse stato scavato e modellato in modo tanto suggestivo. Certo, c'erano voluti millenni per il completare quell'opera sublime.

C'era una persona con cui Harris avrebbe voluto ammirare le meraviglie naturali di quella terra, una persona di cui non aveva notizie da mesi e la cui assenza si faceva sempre più assordante. Negli ultimi anni, era stata lei la miccia del suo ardore per la causa, e da quando lo aveva allontanato, Harris faceva fatica a giustificare i sacrifici fatti per combattere l'insidiosa Setta degli Audaci. Ricordava benissimo cosa gli aveva portato via la Setta. La sua motivazione cominciava però a vacillare, e il ragazzo metteva in discussione, per la prima volta nella sua vita, le scelte passate.

Ovviamente non avrebbe mai mostrato quel lato di sé alle persone che aveva giurato di guidare. Mai avrebbe condiviso con qualcuno quei dubbi. Mai si sarebbe tirato indietro. La lontananza da Agata lo stava però dilaniando. Non tanto la lontananza fisica, ovvero il non poterla vedere ogni giorno, ma la consapevolezza che il suo cuore non gli era mai appartenuto e ogni possibilità che glielo donasse era scomparsa nel momento stesso in cui era ricomparso Tseren.

Il Drago. Come poteva competere con un Drago?

Poco dopo, il giovane tirò un sospiro di sollievo, riconoscendo il profumo familiare dei vigneti. Inerpicandosi tra le rocce striate di tutte le combinazioni dei colori primari, Harris valicò finalmente la staccionata della vigna dove il gruppo dei dissidenti si nascondeva da quando si era trasferito nella Zona degli Altopiani.

Era sempre più convinto che i tre fondatori, i Profeti dai nomi altisonanti di Vento Conciliatore, Onda Compassionevole e Bocciolo Umile, si fossero radunati lì. A parte i nomi, il sesso e l'età, non si sapeva altro delle persone che avevano creato l'organizzazione che stava prendendo il controllo dei due continenti: la Setta la cui ideologia perversa aveva già iniziato a corrodere i valori perno della società levantina.

Harris l'aveva visto con i propri occhi. Aveva assistito più di una volta agli effetti del lavaggio del cervello in grado di annullare la personalità, minare l'equilibrio interiore e recidere le radici dell'amore per se stessi e per gli altri. Radici rese sterili, incapaci di rigenerarsi e crescere di nuovo. Non c'era via d'uscita dalla Setta degli Audaci. Harris aveva provato in tutti i modi a sovvertire la trasformazione da uomo ad Audace, ma la rottura era troppo profonda. Erano rotti. I seguaci della Setta erano animi rotti.

Le viti si fecero più rade. Harris allungò un braccio per cogliere un grappolo acerbo, pelò i chicchi più grandi e li ingoiò per quietare la gola arsa dalla sete. Nonostante indossasse il turbante tipico degli Altopiani, il sole di mezzogiorno era spietato, così il ragazzo accelerò il passo per paura di essere colpito da un'insolazione.

Quando scorse in lontananza la cascina di pietra bianca, esultò di gioia, liberandosi della borsa da viaggio. Sarebbe tornato a recuperarla più tardi, in quel momento aveva solo bisogno di dissetarsi.

Si precipitò all'interno, e senza neanche salutare, tuffò il capo nel primo catino in cui si imbatté. Dopo essersi massaggiato la cute rovente, cercò l'acqua potabile e bevve finché non sentì lo stomaco scoppiare.

«Quella è l'acqua con cui Iikka Jerd ha appena pulito il pavimento».

La voce di Tseren lo raggiunse come in un incubo e Harris guardò confuso prima il catino dove si era bagnato i capelli e poi l'espressione canzonatoria del Drago. Se normalmente il suo sguardo avrebbe cercato istantaneamente Agata, Harris non poté fare a meno di continuare a fissare Tseren. Il Drago era... diverso. L'oro nelle sue iridi, che era stato il colore predominante da quando si erano incontrati, era ora concentrato in una miriade di pagliuzze sottili, che rilucevano di una luce calda ed erano colme di una tranquillità che colse Harris alla sprovvista. Nell'incrociare lo sguardo unico dell'ultimo Drago vivente, il ragazzo si sentì per la prima volta privilegiato.

Ma c'era qualcos'altro che Harris non riusciva a cogliere del tutto. Non era cambiato solo l'equilibrio tra il blu e l'oro nei suoi occhi. Nonostante il ponentino potesse leggere il solito fastidio sul suo volto, i lineamenti erano più rilassati e... allegri? Tseren era... allegro? Lo aveva visto sorridere raramente da quando lo aveva conosciuto ed erano sempre sorrisi di circostanza, che non trasmettevano alcuna gioia. In quel momento, invece, nonostante le labbra fossero serrate in un broncio diffidente, Harris era certo che l'altro fosse di buon umore. Il Drago era di buon umore e non era difficile immaginarne il motivo: non solo era guarito, ma per mesi aveva avuto Agata tutta per sé.

Tseren corrugò le sopracciglia, sorpreso forse che l'altro non gli avesse ancora domandato nulla della ragazza e, proprio in quel momento, la risata cristallina di lei li raggiunse da una delle altre stanze. Senza perdere di vista il Drago, Harris assaporò la voce della ragazza di cui era innamorato, con il cupo presentimento che il loro rapporto non sarebbe mai più stato lo stesso.

***NOTA***

Bentornati a tutti i lettori che in questi mesi hanno aspettato pazientemente l'ultima parte della storia. Si riparte con le avventure di Agata e Tseren, e spero con tutta me stessa che il finale vi piaccia!

Come al solito muoio dalla voglia di sapere cosa pensate leggendo, quindi sentitevi liberi di commentare, o scrivermi in privato, qui o su Instagram. Cercherò di rispondervi sempre.

La buona notizia è che ho finito la prima revisione de "L'ultimo dei Draghi". È stato faticosissimo, ma ora i personaggi mi sembrano più coerenti e la trama sviluppata meglio. La strada per arrivare a una versione di cui essere fiera è ancora lunga, ma sono pronta a rimboccarmi le maniche!

La cattiva notizia è che il lavoro mi lascia sempre meno tempo per la scrittura e per Wattpad, quindi gli aggiornamenti di IPDA e GADI procederanno a rilento nei prossimi mesi. Mi sono messa come target di pubblicare due capitoli di ogni storia al mese. So che i capitoli di IPDA sono lunghi un terzo di quelli di GADI, ma ormai la versione Wattpad è pensata con questa lunghezza, non mi va di rivoluzionare tutto, per il momento.

Grazie ancora per il supporto che mi avete dimostrato durante la pausa, e che continuate a dimostrarmi essendo qui, su questa pagina, ora. ♥️

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now