115 - Uno strappo soffocante

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«Come può non importarti nulla di tutti gli uomini e le donne che stai condannando a una morte orribile! E i bambini, i bambini innocenti?» gridò Agata, sperando che A-8Z8 esitasse prima di scatenare l'inferno. «Non ti importa neanche del tuo laboratorio e di tutti gli scienziati intrappolati lì dentro?»

«Bambini innocenti? Ce ne sono abbastanza nel mondo, puoi stare tranquilla, Agata. E gli scienziati a cui non voglio che capiti nulla sono al sicuro, mentre quelli che non vedranno la fine di questo giorno... o hanno fatto qualcosa per meritarselo o non erano di alcun valore all'organizzazione.»

Il modo in cui A-8Z8 spiegava chi, secondo i suoi criteri, meritava di vivere e chi di morire non era solo crudele: era talmente inquietante che persino la guardia che in quel momento teneva Agata premuta contro il parapetto del dirigibile fu scossa da un fremito.

La ponentina percepì la presa dell'uomo in uniforme nera rilassarsi e ne approfittò istantaneamente. Affondò con violenza il gomito dello stomaco del nemico e ruotò il proprio polso in modo da costringere quello di lui in una posizione innaturale. Il nervo che congiungeva la mano al gomito si stese dolorosamente e l'uomo fu costretto a lasciare la presa.

Con una rapidità frutto di ore interminabili di allenamento, Agata danzò attorno a lui, percorrendo una piroetta precisa che la portò alle spalle della guardia che la sovrastava di almeno due teste.

Il momento di spaesamento dell'uomo, dovuto al riflesso incondizionato di massaggiarsi il gomito indolenzito, diede all'Ascendente il tempo sufficiente ad afferrare il cavo che penzolava dal parapetto, la corda grazie alla quale si era issata a bordo. Con un movimento preciso la avvolse attorno al collo della guardia e la fissò alla balaustra.

Strozzato dal cavo metallico, il gigante crollò in ginocchio. L'unico modo per non soffocarsi da solo era rimanere immobile e così l'uomo lanciò uno sguardo mortificato verso A-8Z8.

Altre due guardie sbucarono dall'interno del dirigibile, ma il fondatore della FSI intimò loro di non immischiarsi.

Un ruggito più forte degli altri li raggiunse da una direzione diversa da quella del laboratorio e Agata capì che Tseren era stato liberato.

Lo vide planare sulle case che facevano da perimetro a una delle piazze più grandi, vomitando una colonna di fiamme e abbattendo con la coda i camini delle abitazioni.

«Noooo» Agata si sporse, come se bastasse così poco per avvicinarla di nuovo a lui e riallacciare il legame tra le loro coscienze.

Erano però assai più lontani della distanza alla quale l'Ascendente riusciva a far sì che il lato umano del Drago non prendesse il sopravvento.

«Andiamocene da qui!» ordinò A-8Z8. «Penso che la furia di Tseren si scatenerà prima su ciò che è attorno a lui, ma meglio essere prudenti.»

Agata non aveva mai provato una rabbia più grande di quella che le diede la forza per scagliarsi contro il fondatore della FSI. Era convinta che lo scienziato sarebbe stato un avversario meno temibile del gigante che aveva appena atterrato, e invece l'altro la schivò con facilità, bloccandole i polsi in una stretta d'acciaio.

L'Ascendente non riuscì a smuoverlo neanche di un passo e il sorrisetto beffardo sulle sue labbra fu conferma che A-8Z8 non aveva scoperto solo la formula dell'immortalità, ma probabilmente anche quella per ottenere una forza sovrumana.

Utukur la costrinse ad abbassare le braccia e con il peso del proprio corpo la incollò alla balaustra.

«Da un lato apprezzo la tua determinazione, il tuo non arrenderti di fronte a nulla. Oh, la tua mente sarebbe stata benissimo tra le mie fila, Agata!» sussurrò l'uomo con occhi furbi. «Dall'altro, sei proprio come questa maledetta città, impossibile da piegare. Non come Tseren: per tenere Tseren sotto controllo basta metterlo contro se stesso. E cosa può sottometterlo una volta per tutte se non perdere il collante tra le sue due nature...»

Agata cercò di leggere tra i pensieri dell'uomo per cui provava un odio sterminato, ma al tempo stesso un'affinità intellettiva di cui si vergognava.

«Tu pensi che il collante tra le due nature di Tseren sia... io?» rifletté la ragazza, detestando di sentirlo così vicino fisicamente. Le mani ossute dell'uomo le bloccavano i polsi contro il metallo del parapetto e la sua veste di seta le solleticava fastidiosamente le caviglie.

A-8Z8 non le rispose, ma di colpo le sbatté con forza i polsi contro le sbarre. Lo scrocchiare delle ossa le fece presagire di essersi rotta qualcosa e la ragazza fu paralizzata dal dolore improvviso. L'urlo fu soffocato dalle dita fredde dello scienziato, che le attanagliarono la gola in una morsa che non lasciava scampo.

Agata si morse la lingua per il dolore, le lacrime si arrestarono mentre gli occhi si riempivano di una ragnatela di sangue.

«Sei sempre stata sacrificabile, Agata. Non è un problema posticipare gli esperimenti per cui mi serviva tenerti in vita. Vorrà dire che dovrò aspettare che la figlia di Tseren trovi il suo Ascendente» sibilò l'uomo.

La ponentina ansimò, agonizzando tra lampi di pensieri apparentemente scollegati gli uni dagli altri. Il filo rosso che la mente della ponentina si ritrovò a seguire formava il gomitolo di tutti gli errori, tutti gli sbagli che aveva fatto e che li avevano condotti dritti nella trappola del loro nemico. Di nuovo per colpa sua. Era stata colpa sua la prima volta ed era colpa sua se A-8Z8 aveva vinto una volta per tutte. Se solo avesse creduto più nell'amore che nella vendetta. Se solo si fosse affidata al giudizio cristallino di Tseren, così semplice ma così lineare nella sua correttezza. Per colpa sua avevano perso una battaglia che non aveva mai avuto alcun senso intraprendere. Per colpa sua Tseren sarebbe rimasto nuovamente solo.

Agata cercava di respirare tra i singhiozzi, ma la presa di A-8Z8 si faceva sempre più stretta.

Non aveva neanche fatto in tempo a rivelargli l'unica cosa che l'avrebbe tenuta al sicuro da lui per centinaia di anni. Il fondatore della FSI non era a conoscenza del fatto che mutare troppo a lungo senza la propria Ascendente sarebbe stata per Tseren una condanna. Tseren non sarebbe mai arrivato all'età in cui la sua razza poteva procreare. Lo squilibrio tra le sue due nature lo avrebbe ucciso prima.

Agata sapeva che il suo cuore stava rallentando. I fischi che le riempirono le orecchie coprirono i ruggiti in lontananza e una cortina scura le appannò la vista. Un attimo prima di perdere coscienza, l'Ascendente cercò l'animo di Tseren, lì dove lo aveva sentito l'ultima volta, nell'angolo più profondo di sé. 

***Nota dell'Autrice***

Vi do l'appuntamento a Natale per i capitoli finali della storia. Sono già emozionata e non vedo l'ora di farvi scoprire come va a finire!

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora