72 - I cinque sensi di una promessa

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«Il momento stesso che ti hanno portata via dall'hangar, mi sono pentito della mia decisione» esordì il Drago. «Ho realizzato di essere caduto nell'ennesimo tranello di Utukur. Facendomi credere che nel laboratorio saresti stata per lui inutile, dunque sacrificabile, e al tempo stesso dandomi l'occasione di donarti ciò che a me veniva negato per sempre, ovvero la libertà, Utukur aveva già deciso di usarti per farmi promettere che sarei stato docile. Ha fatto in modo che fossi io a proporlo, ma era semplicemente l'ultima delle sue manipolazioni: la ciliegina sulla torta» aggiunse in un lamento.

Ora che Tseren aveva iniziato a confidarsi, Agata decise di rimanere in silenzio, rispettando il modo che il Drago aveva scelto per metterla finalmente al corrente di tutto.

«Utukur sapeva che divisi saremmo stati entrambi più deboli. Se ti avessi avuto accanto, la mia forza d'animo sarebbe cresciuta di giorno in giorno. E tu avresti sicuramente trovato il modo di architettare una fuga. Insomma, ci sei riuscita dall'altra parte del mondo, non ho dubbi che avresti trovato una soluzione anche dall'interno del laboratorio. Probabilmente persino prima» riprese Tseren. «Per quanto avessi promesso di non oppormi ai loro esperimenti, alcuni erano talmente invasivi che dovevano drogarmi per tenermi sotto controllo. Però il mio corpo metabolizzava molto rapidamente i tranquillanti, e spesso mi svegliavo nel bel mezzo degli interventi chirurgici. Li ho sentiti scavare con i loro attrezzi tra i miei organi, Agata. Il dolore che ho provato in quei momenti è indescrivibile. Come posso dimenticare una cosa simile?» si fermò sentendo l'Ascendente sussultare nella penombra e le passò un braccio attorno alle spalle, avvicinandola a sé.

La ponentina si appoggiò al torace del Drago e Tseren sentì le sue lacrime tiepide inumidire la camicia di lino.

«E poi?» sussultò Agata.

«E poi hanno cominciato almeno ad azzeccare le dosi!» rispose lui aspramente. «Dal momento che le operazioni chirurgiche con cui curiosavano tra le mie viscere non portavano i risultati sperati, hanno cominciato a testare i miei limiti. Per molte ore consecutive - che dico, per molti giorni consecutivi - mi hanno obbligato a correre fino alla sfinimento, a sollevare lastre di marmo, a saltare il più in alto possibile. Studiavano la mia resistenza fisica e... quella mentale».

«Come?» chiese ancora Agata, sempre stretta a lui. Le faceva male incalzarlo con tutte quelle domande, e la verità era che non aveva veramente bisogno di conoscere i dettagli, eppure percepiva il bisogno di lui di liberarsi di quell'orrore, di raccontare finalmente a qualcuno che lo amava cosa gli era stato fatto.

«Principalmente con sostanze tossiche che causavano degli incubi a occhi aperti. Puoi immaginare qual era la mia allucinazione ricorrente...» si bloccò per prendere fiato.

«Mutare senza controllo e uccidere delle persone» rispose Agata con un filo di voce, mentre con una mano gli accarezzava la schiena per aiutarlo a respirare.

«Eppure la realtà è riuscita a superare gli incubi. In quelle visioni terrificanti attaccavo delle masse informi: uomini e donne senza volto; mai avrei immaginato di trucidare a sangue freddo gli amici con cui avevo condiviso gli unici attimi di condivisione sincera. E mai, mai avrei pensato di potermi macchiare di patricidio». Il levantino si fermò di nuovo per obbligarsi a respirare: era in apnea da quando aveva cominciato a parlare. «A quanto pare il mio inconscio sapeva benissimo cosa mi avrebbe un giorno distrutto» disse freddamente e Agata si staccò da lui per fissarlo con severità negli occhi.

Nonostante nella grotta fosse buio pesto, il fuoco acceso sugli scogli permetteva alla ragazza di vedere le espressioni sul volto del Drago, che in quel momento era una maschera disarmata.

«Finché ci sarò io al tuo fianco, non permetterò di certo al passato di distruggerti!» esclamò l'Ascendente con trasporto, e senza pensare gli appoggiò una mano sulla guancia. Si rese conto che gli era praticamente addosso e così tentò di distanziarsi, ma lui la fermò: le cinse la vita con un braccio e premette il proprio palmo su quello di lei, in modo che la ragazza continuasse a sfiorargli il volto.

«Quanto mi è mancato tutto questo» scandì le parole per essere sicuro che l'altra le comprendesse.

«Cosa...» balbettò lei, scoprendo in quel momento quanto amava la sensazione dei loro corpi incollati.

«Poterti toccare. Poterti finalmente toccare» replicò in un soffio.

Agata alzò il volto verso quello di lui in fremente attesa.

«Promettimi che se la temperatura del mio corpo dovesse risalire, mi fermerai» la implorò.

L'altra annuì freneticamente, incapace persino di parlare, tutti i suoi sensi assorbiti da qualche tratto di lui: la voce bassa, il profumo di salsedine e sapone, le dita da cui si irradiava un tepore avvolgente, la mappa che conduceva nel profondo del suo animo: quel sentiero d'oro nel blu che avrebbe seguito ovunque.

«Agata, ti prego promettimelo. Non voglio lasciarti mai più un altro di questi segni». E lo sguardo del Drago scese sul suo petto, sulla bruciatura scura che le aveva macchiato irreversibilmente la pelle candida. Mentre l'Ascendente mormorava un sì carico di desiderio, le labbra di lui si posarono sul segno che avrebbe ricordato loro per sempre il momento in cui si erano quasi persi.

La bacio più volte sul petto e Agata gli infilò le mani tra i capelli, stringendolo a sé.

Senza che la ragazza se ne accorgesse, mentre si stendevano insieme sulla piattaforma cigolante, il Drago allungò un braccio e con gli artigli recise la corda che li ancorava agli scogli.

La zattera di rami levigati prese a distanziarsi dall'isolotto, sospinta dalla corrente verso il centro del laghetto.

Inebriata dalla sensazione delle labbra di Tseren sulla sua pelle, in crescente attesa che raggiungessero le proprie, Agata non si rese conto che si erano allontanati dalle rocce finché non notò che non c'era più la luce del fuoco a illuminare l'oscurità della grotta.

Non se ne curò, non aveva bisogno di alcuna luce perché conosceva ormai ogni dettaglio del corpo del Drago. Da mesi, la nudità di lui le era in un certo senso familiare: era diventato infatti sempre più difficile non sbirciare quando mutava o quando emergeva dall'acqua dopo un tuffo acrobatico.

Per Tseren, il corpo di Agata era invece una scoperta meravigliosa sotto ogni punto di vista; ma lui non aveva di certo bisogno di una fonte di luce esterna per vedere nel buio. Ogni centimetro di pelle scoperta, ogni espressione di stupore sui suoi lineamenti dolci, lo rendevano sempre più affamato di lei. Insaziabile la osservava spalancare gli occhi per un sussulto improvviso o strizzarli con forza, colta da un tremito di desiderio.

Mentre la piattaforma roteava tra le correnti, sospesa dall'innalzamento delle acque per via dell'alta marea, Tseren e Agata impararono insieme un nuovo modo per diventare l'uno parte dell'altra.

***NOTA***

Mentre voi leggevate, immagino con un'espressione OMGOMGOMG sul volto, io avevo più o meno la stessa faccia in attesa di sapere come me la sono cavata con questo capitolo importantissimo e difficilissimo.

Vi prego, ditemi! Ditemi in tutta sincerità che ne pensate! Lo chiedo soprattutto ai lettori silenti, che non commentano mai... Pleaseee...

 Pleaseee

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Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora