97 - Visitatori in nero

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«Sono i nostri?» saltò su Harris sfregandosi nervosamente le mani sui pantaloni di tela viola.

«Non lo so. L'odore degli alberi in fioritura inibisce il mio olfatto» rispose il Drago.

«Riconosci qualche voce?» chiese Agata.

Tseren scosse per una seconda volta il capo. «Purtroppo nessuno di loro sta parlando. Il che non piace affatto».

«Con ogni probabilità si tratta di IJ e degli altri...» li rassicurò il capo dei dissidenti.

«Probabilmente, ma per sicurezza prepariamoci a fuggire» aggiunse Tseren tendendo la mano ad Agata.

I membri del Consiglio delle creature semi-umane rimasero in silenzio, nell'attesa di capire chi avesse raggiunto la sede dei loro incontri clandestini. I centauri scalpitavano nervosamente sul pavimento di rocce smosse, radici e funghi. Sebbene i loro sensi non fossero sviluppati come quelli del Drago, avevano un sesto senso che permetteva loro di percepire il pericolo nell'aria.

«C'è qualcosa che non va, si sono disposti tutti intorno alla capanna come se ci volessero accerchiare. Agata, usciamo a controllare!» esclamò Tseren mentre scavalcava il davanzale dell'unica finestra. L'Ascendente fu subito dietro di lui e si lasciò sollevare dalla presa salda del Drago.

Le iridi del ragazzo si accesero di una luce soffusa, ma la selva era talmente fitta che era difficile scorgere qualcosa tra i rami intricati e le voluminose chiome.

«Forse è meglio che mi trasformi... Saremmo sicuramente più al sicuro, qualora si tratti veramente di un agguato...» valutò Tseren tra sé e sé.

«Va bene» annuì l'Ascendente allontanandosi da lui per lasciargli lo spazio necessario.

La ragazza spostava nervosamente lo sguardo dall'esplosione di luce della trasformazione di Tseren ai tronchi ricoperti di muschio, da cui da un momento all'altro sarebbero spuntati i misteriosi visitatori.

Non appena vide il gigantesco rettile cobalto innalzarsi sul tetto della selva, Agata corse al suo fianco, arrampicandosi agilmente sul corpo squamato. Da quando Tseren aveva ripreso a mutare con regolarità, la ponentina aveva preso familiarità con la sua forma di drago, tanto da non avere neanche più bisogno di legarsi a lui quando erano in volo. Prima ancora che potesse sbirciare tra gli alberi, l'Ascendente percepì la preoccupazione di Tseren. Pur non avendo ancora visto chi si fosse appostato silenziosamente lì intorno, il Drago poteva fare affidamento sui suoi sensi animali e il brivido di disagio da cui la ponentina era stata istantaneamente contagiata non lasciava presagire niente di buono.

Che la Setta degli Audaci avesse strappato a uno dei loro alleati le coordinate del rifugio segreto? O ancora peggio... e se gli uomini che li avevano accerchiati erano parte della Guardia della Fondazione Scientifica Intercontinentale?

Tseren liberò un ruggito improvviso e si sollevò di qualche metro da terra. L'Ascendente, facendo attenzione a rimanere il più possibile riparata dal suo corpo, si affacciò nel tentativo di capire cosa avesse agitato a tal punto il Drago. Purtroppo i suoi occhi non erano in grado di vedere nel buio come quelli di lui, e i lampi di luce della trasformazione avevano fatto restringere a tal punto le sue pupille, che la ragazza ci vedeva meno del solito. Riuscì a intravedere solo delle ombre enormi sgusciare tra gli alberi, talmente grandi da scuotere violentemente le chiome.

Tseren, intanto, si era inclinato improvvisamente per scansare qualcosa. Agata sentì un sibilo nell'aria e vide un'asta di metallo sfrecciare a un paio di metri da loro. Abbracciò più saldamente il collo del Drago per reggersi. Erano sono attacco, quella specie di lancia non poteva che essere un'arma lanciata contro di lui.

Un altro fischio. Un altro movimento tempestivo di Tseren per schivare una freccia argentea.L'Ascendente percepì la base del collo del Drago riscaldarsi pericolosamente e intuendo cosa stesse per accadere ritrasse le mani. «Tseren!» urlò nell'oscurità. «Non puoi sputare fuoco! Incendieresti tutto, siamo nel bel mezzo di una foresta!»

Il ragazzo colse l'ammonimento della compagna, perché la temperatura delle squame del torace calò gradualmente. Agata lasciò andare un sospiro di sollievo, consapevole che le fiamme di Tseren avrebbe divorato non solo i loro aggressori, ma anche gli amici ancora rintanati nella casa di legno, e gran parte della selva del Grande Canyon.

La porticina della capanna si aprì piano e la ponentina riconobbe Harris sulla soglia. In un attimo due figure scure si lanciarono su di lui, immobilizzandolo.

L'Ascendente gridò disperata il nome dell'amico e Tseren planò, colpendo con gli artigli i due uomini vestiti con l'uniforme nera della Guardia della FSI. Solo in quel momento Agata ebbe la conferma di ciò che più temeva: c'era A-8Z8 dietro quell'attacco.

Il Drago, dopo aver aiutato Harris, fu costretto però a riprendere quota perché era stato quasi colpito da una di quelle frecce intrise di una sostanza dall'odore acre.

Dal limitare della radura decine di aggressori si erano intanto riversati sul rifugio. Uomini e donne dai movimenti esperti, armati di marchingegni che i ragazzi non avevano mai visto. Considerato il tipo di artiglieria che si erano portati dietro, sapevano esattamente a cosa sarebbero andati incontro.

Appena trovava uno spiraglio, Tseren si lanciava su di loro, ma nel momento stesso in cui si rese conto che Agata era troppo vulnerabile, aggrappata a lui, cieca nel buio della notte e senza la preziosa armatura d'oro degli Gnomi a riparare l'infinità di punti deboli del suo fragile corpo umano, il Drago prese una decisione. Sbatté con violenza le ali possenti e volò talmente in alto da essere al riparo dalle lance e dalle frecce avvelenate che la FSI continuava a scagliargli contro. Rimase a quell'altezza, al sicuro, e impotente osservò le guardie trascinare il resto del gruppo fuori dal rifugio. Vide i folletti venire rinchiusi in sacchi di iuta, sballottati come oggetti piagnucolavano mentre cozzavano l'uno contro l'altro; vide i Centauri crollare al suolo, le quattro zampe legate insieme da corde di metallo, mentre i loro nitriti disperati riempivano il silenzio del Canyon. E vide Harris cadere in ginocchio, i palmi aperti a mostrare che era disarmato, lo sguardo spaesato mentre una guardia gli chiudeva delle manette di ferro attorno ai polsi.

Scosso dalle urla di Agata, Tseren ruggì, liberando un boato che fece tremare tutti i presenti, ma non si avvicinò agli uomini che avrebbero potuto catturarlo di nuovo. Erano troppi e conoscevano troppo bene i suoi punti deboli.

In quel momento non poteva che preoccuparsi dell'incolumità della sua Ascendente. Ma non sarebbe finita lì. Utukur si sarebbe pentito di aver teso loro quell'ennesima trappola.

***NOTA***

Eccoci qui! Continuo a pubblicare con un ritmo vergognoso perché ogni volta che devo mettere mano a questa storia mi viene da piangere. Ci metto una vita a revisionare questi capitoli cortissimi e il risultato è... insomma questo. 

Quelli di voi che seguono anche 'Gli Acrobati d'inverno' probabilmente si sono accordi della differenza. LUDD e i IPDA continuano purtroppo a essere delle bozze e ora che ci avviciniamo al finale ho paura di non averlo scritto abbastanza bene.

Scusate lo sfogo! :) Cerco di non sparire troppo a lungo, anche perché vi sto lasciando con un cliffhanger peggiore di quello precedente.

Grazie davvero per il supporto che dimostrate a questa storia!

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now