37 - Una cucitura di parole

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Xhoán aiutò il figlio a rivestirsi, osservando con riconoscenza gli abiti che Lyú, la nipote sarta, aveva cucito per lui.

Gli faceva un certo effetto vedere il suo ragazzo indossare gli indumenti tipici della Zona Peninsulare di Levante: i calzoni di tela leggera, con cuciture nere in corrispondenza delle ginocchia, e le ampie camice di seta perla, prodotta dei bachi di mare, gli donavano particolarmente. Forse perché quello stile che sentiva a sé vicino, faceva risaltare la somiglianza che gli era sfuggita per vent'anni.

Lo sciamano si affacciò tra le persiane aperte e chiese ad Agata di rientrare. Si accomodarono quindi vicino al caminetto acceso, dove fino a poco prima Tseren aveva visto lo spettro della madre. Al guaritore non era sfuggito come, negli ultimi giorni, i due ragazzi evitassero di incrociare lo sguardo, e se inizialmente aveva sospettato che ci fosse stata un'incomprensione a causa di Harris, ora sempre di più era convinto che il Drago e l'Ascendente avessero dimenticato come stare l'uno accanto all'altra.

«Credo che Agata abbia ragione» proferì infine l'uomo annuendo convinto. «Tseren, non sappiamo quale sarà il decorso della tua malattia. Se questi Draghi d'acqua esistono davvero, e se possono in qualche modo aiutarti, non abbiamo tempo da perdere» continuò.

«Vuoi lasciare il villaggio? Vuoi lasciare la tua famiglia?» domandò il ragazzo sorpreso.

Lo sciamano scosse il capo, osservando di sottecchi la confusione che albergava da qualche minuto sul volto della ponentina. «Manca un mese all'incontro con gli altri. C'è tutto il tempo di esplorare il tratto di costa da qui al Capoluogo della Zona Costiera. Tseren, so che ti ho promesso che non ti avrei lasciato finché non avessimo trovato una cura, ma in questo momento mi sento più d'ostacolo che d'aiuto».

«Ma cosa dici, Xhoán?» intervenne Agata, incapace di trattenersi oltre. «Se l'altra sera non ci fossi stato tu, non avrei saputo come aiutare Tseren!»

«Per quanto io sappia cosa fare in caso di emergenza, quello che più conta è l'equilibrio nel legame tra Drago e Ascendente. Non ho dubbi a riguardo. E come potete ritrovare un'armonia tra voi, se ci sono sempre io, al vostro fianco?» Lo sciamano riprese a parlare prima che gli altri due potessero obiettare. «Io ci sarò sempre per te, Tseren. E non appena deciderete di tornare - spero presto - potremo trascorrere altro tempo insieme, qui con la nostra famiglia o ovunque vorrai trasferirti».

«Non sono d'accordo, Xhoán! Tseren sta sempre peggio e senza di te...» commentò confusa l'Ascendente, cercando un qualche segno di accondiscendenza sul volto del Drago.

L'espressione di Tseren era imperscrutabile. Gli occhi erano parzialmente nascosti dai capelli castani che cadevano disordinati sulla fronte, dando al Drago l'aspetto selvatico che Agata aveva amato fin dall'inizio.

Il canto chiassoso delle cicale riempiva l'aria, eppure il silenzio di lui era in grado di sovrastarlo. «Sei sicuro che separarci di nuovo sia la scelta giusta, papà?» sussultò il giovane infine, e quella parolina che non aveva ancora avuto il coraggio di pronunciare sfuggì come se avesse vita propria. Tseren se la ritrovò sulle labbra, incapace di trattenerla oltre.

Gli occhi solitamente calmi dello sciamano furono scossi da un'emozione irruente, un'esplosione di gioia che l'uomo espresse avvicinandosi al ragazzo e stringendolo per le spalle. L'uomo, incurante del calore che il corpo del Drago emanava, lo strinse con forza, mettendo nelle parole che seguirono tutto l'amore che provava per lui da vent'anni, sommato a tutto l'amore che l'aveva legato a Baya.

«Tseren, sei quanto di più prezioso ci sia nella mia vita. Ora, in futuro, e persino in passato. È vero, ho amato tua madre alla follia, ma di fatto l'ho lasciata sola quando aveva più bisogno di me. Sei stato tu a salvarla dai suoi mostri. Tu, non io. Ricordalo sempre. Se credessi anche lontanamente di essere la medicina per quello che ti sta divorando dall'interno, non avrei alcun dubbio: verrei con voi in capo al mondo. Con te, non mi farei mai da parte come ho purtroppo fatto con Baya. Non l'avrei fatto quando eri appena un bambino, e nel mio cuore ti consideravo già un figlio, e non lo farei ora che lo sei a tutti gli effetti» Tseren si lasciò toccare dal refrigerio che quelle parole portavano nell'afa che lo attanagliava da mesi. Mai era stato tanto felice che lo sciamano fosse l'uomo che lo aveva messo al mondo.

Papà. Xhoán era suo papà.

Agata era rimasta impietrita, stringeva i bordi della sedia, trattenendo il respiro per non intromettersi in alcun modo in quell'attimo irripetibile. Cinque anni prima si era ritrovata spettatrice involontaria del momento di rottura tra i due; aveva visto la ferita del tradimento segnare il volto sconvolto di Tseren, volto ora disteso per la prima volta da quando si erano ritrovati.

L'Ascendente si sentì privilegiata di poter assistere alla riconciliazione che avrebbe finalmente ricucito quella lacerazione. Sarebbe rimasta una cicatrice, come avveniva per qualsiasi ferita profonda, ma il rapporto tra Tseren e suo padre non avrebbe mai più sanguinato, ne era certa.

Lacrime di commozione le bagnarono le ciglia scure e, sempre immobile, l'Ascendente aspettò che Xhoán riprendesse a parlare.

«Trascorrete un po' di tempo insieme, solo voi due. Imparate a conoscervi, perché all'inizio l'amore si nutre della comprensione reciproca e del bisogno di stare quanto più possibile soli» sorrise lo sciamano. «Non solo vi rallenterei, con queste mie gambe che hanno perso vigore nell'istante in cui ho smesso di essere un Ascendente; ma mi ritroverei in mezzo a ogni vostra decisione, quando invece è il momento che scopriate come scegliere, volta per volte, cosa è meglio per entrambi, e non solo per uno dei due» concluse lo sciamano, voltandosi infine anche verso Agata. Annuì lentamente di fronte all'espressione spaesata della ragazza, che non si aspettava che i due si ricordassero che fosse lì anche lei.

«Torneremo qui dopo aver incontrato gli altri nel Capoluogo della Zona Costiera. Torneremo a raccontarti cosa abbiamo scoperto e...» sussurrò Agata, riconoscente per il tentativo di Xhoán di dar loro la possibilità di sanare qualsiasi cosa li stesse allontanando.

Anche il Drago annuì convinto, ricambiando la stretta del padre. «Farò del mio meglio per contrastare le fiamme del mio, di mostro. Mia madre ha dovuto convivere con il senso di colpa per aver abbandonato tutta la nostra razza al suo destino. Io invece ho involontariamente macchiato di sangue i miei artigli, ma, a costo di non tirarli fuori mai più, mi libererò del mio lato animale. Farò rintanare la bestia così a fondo che non avrà più l'occasione di prendere il controllo». Nell'udire Tseren esprimere tanto chiaramente il motivo per cui voleva rincorrere il mito dei Draghi d'acqua, Agata sentì un brivido di disagio percorrerle la spina dorsale. Continuava ad avere il sospetto che la frattura tra le due nature di Tseren fosse proprio ciò che lo stava pian piano logorando. Gli ultimi esperimenti di A-8Z8 dovevano aver innescato un qualche meccanismo che aveva sbilanciato il suo fuoco, la sorgente del sua straordinaria duplice natura. Quando era l'ultima volta che Tseren aveva parlato della sua forma di drago usando la prima persona? Quando era l'ultima volta che si era trasformato? Neanche la possibilità di poter finalmente volare era per lui un incentivo sufficiente a mutare, e la ponentina non aveva il coraggio di ammettere che i momenti in compagnia del rettile gigante le mancavano: le mancava percepire tanto chiaramente le emozioni di lui, come se fossero un tutt'uno.

Il Drago e l'Ascendente si decisero finalmente a incrociare lo sguardo. Potevano leggere l'incertezza sui rispettivi volti: rimanere da soli per un po' li avrebbe davvero aiutati a riavvicinarsi? E se invece avessero realizzato che avevano in comune molto meno di quanto ricordassero? Non abbastanza per scegliersi a vicenda?

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now