63 - Una vita lapidaria

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Tseren emerse dall'acqua e, tentando di nascondere le cicatrici sul suo corpo, afferrò frettolosamente i vestiti asciutti che Agata gli porgeva.

«D'ora in poi potrai finalmente trasformati liberamente, Tseren. Senza paura di occhi indiscreti...» Milla si era avvicinata al Drago e aveva accompagnato quelle parole con un'amichevole pacca sulle spalle.

Poco convinto, l'altro rispose con un mugugno. Proprio in quel momento, il drago più anziano di tutti, la vecchia dal mastodontico corpo vermiglio costellato di pinne blu notte, sgusciò alle loro spalle ed emise un suono gutturale, simile al verso strozzato di una foca erbivora, un verso che aveva tutta l'aria di essere un rimbrotto.

«Dove li facciamo sistemare, che dici mamma?» Milla si era rivolta a una delle donne umane.

«Direi su una delle piattaforme più lontane da qui, quelle sul limite con la zona in ombra. Sono due ragazzi giovani, hanno bisogno del loro spazio» rispose l'altra furbescamente, facendo loro un occhiolino che lasciava poco spazio all'immaginazione.

Tseren e Agata evitarono di incrociare lo sguardo e seguirono in silenzio Milla lungo il perimetro irregolare dell'isola di roccia.

La ragazza Drago saltellava sugli scogli scivolosi, carica di gran parte dei bagagli di Agata. Tseren trasportava il resto, attento a ogni passo della sua Ascendente; ma non c'era traccia della ragazza goffa che in passato il levantino aveva spesso dovuto portare in spalla, sui ghiacci così come sul terreno melmoso dove erano stanziate le truppe del generale Thuluun. Agata si muoveva con tranquillità da una roccia all'altra, facendo sfoggio di un equilibrio che il Drago non riconosceva, che neanche immaginava potesse possedere. Per una frazione di secondo ebbe nostalgia della ragazza impacciata che si trovava a proprio agio solo quando era circondata dai libri. Agata era diventata non solo più atletica, ma interagiva con le persone in modo molto diverso. La sua arguzia si era tramutata in doppiezza, calcolava ogni parola, soppesava ogni gesto, ricopriva ogni emozione con una patina di falsità che nessuno era in grado di notare, se non coloro che la conoscevano da molto tempo.

Il vederla tanto cambiata, il sapere perché era cambiata a tal punto, era per Tseren una tortura. Il Drago sapeva che la ragazza dolce e premurosa era sepolta dietro ai sorrisi forzati e all'ossessione per la vendetta. Di tanto in tanto la vedeva comparire e sentiva quasi il bisogno di agguantarla per non farla sparire di nuovo.

I tre raggiunsero infine una piattaforma che, legata con una corda alquanto sottile, galleggiava a un paio di metri dagli scogli. Sulla zattera di legno, lunghi teli scuri erano stati tirati su, a guisa di tenda, e i due ragazzi sbirciano dubbiosi l'interno di quella dimora improvvisata. Alcuni pellami cuciti apparentemente senza alcun gusto estetico ricoprivano le assi di legno, mentre tre sacchi ripieni di fogliame fungevano da cuscini.

«Qui siete abbastanza isolati. Così almeno la notte potete avere la vostra intimità, visto che il resto del tempo sarete costantemente al centro dell'attenzione. L'ultima novità è stato l'arrivo del mio Ascendente Dhorsten, quindici anni fa!» spiegò loro ridendo. «E poi mio padre si chiede perché io abbia voglia di esplorare la costa!» aggiunse la levantina scuotendo il capo.

Agata e Tseren sistemarono i bagagli sulla piattaforma, al riparo dalla marea che faceva innalzare il livello dell'acqua.

«Saremo anche lontani, ma se voi Draghi d'acqua avete l'udito sviluppato quanto il mio, il concetto di intimità è molto, molto relativo...» commentò Tseren, aiutando Agata a raddrizzare la tenda.

«Ah sì?» esclamò Milla genuinamente sorpresa. «No, sott'acqua possiamo sentire anche a molte misure di distanza, ma fuori dall'acqua i nostri sensi sono poco più sviluppati di quelli di un essere umano. Non vedo l'ora di scoprire che altro riesci a fare, Tseren!» continuò il Drago.

Il primo degli Alicanti [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora