93 - Triplice oratoria

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Quando i tre Primi Profeti della Setta degli Audaci lasciarono il loro covo, un'ora prima dell'appuntamento, Tseren e Agata erano nascosti poco distante, in una casa abbandonata.

Con gli occhi chiusi per la concentrazione il Drago seguiva i loro movimenti per le vie ciottolate; come la sera precedente sovrapponeva i passi alla mappa della città, tatuata indelebilmente nella sua mente.

Quando furono certi che Lakitaii, Rakan e Khalun fossero abbastanza lontani da non accorgersi di essere seguiti, Tseren ripercorse con Agata lo stesso tragitto. A circa tre isolati dalla piazza principale il Profeta che era lì per spiare la manifestazione dei dissidenti si separò dagli altri due. Purtroppo non conoscere l'aspetto fisico dei loro nemici non era l'ideale. Agata sperava che Rakan si presentasse con Kita, ma Khalun, il Profeta in incognito, sarebbe stato più difficile da individuare. Non poteva che fare affidamento sui sensi di Drago di Tseren, anche se persino il suo olfatto rischiava di non essere d'aiuto in mezzo a decine di persone.

«Sapevi cosa stava organizzando Harris? Non può che esserci lui dietro a una manifestazione simile. Nessuno degli altri capi è così influente...» sussurrò il Drago in un orecchio dell'Ascendente mentre venivano travolti da un cordone di Audaci.

«No, non si confida più con me come un tempo. Non mi aspettavo che ci fosse così tanta gente, spero che nessuno dei nostri ci fermi» replicò Agata talmente piano da non riuscire a sentire la propria voce.

I due ragazzi percorsero il perimetro esterno della piazza esagonale, inclinata secondo la pendenza del canyon, da cui partivano una decina di scalinate a scendere e altrettante a salire. Tseren teneva Agata saldamente per mano, gli occhi stretti in una fessura nel tentativo di individuare le persone che stavano cercando. L'Ascendente aveva invece lo sguardo puntato a terra, per paura di incrociare quello di qualche conoscente. Si decise a sollevarlo solo quando riconobbe la voce di Harris che tentava di attirare l'attenzione della folla. Appoggiati a un muretto in ombra Tseren e Agata si chiesero che arringa avesse preparato l'amico.

Il ponentino si era arrampicato sul piedistallo della statua disposta al centro del piazzale: un'entità per metà umana per metà piantiforme, simbolo di fertilità. Con il piede puntato su una radice di pietra, avvicinò poi alla bocca un imbuto di cartone che avrebbe amplificato la sua voce.

«La notte scorsa è stata una notte di mostruosità!» gridò facendo vibrare la cassa toracica. «Un'altra notte in cui, barricati nei loro cantieri, coloro che si fanno chiamare Profeti della Setta hanno fatto il lavaggio del cervello a persone giovani e sole, plagiate in un momento di fragilità».

Un coro di disapprovazione si alzò da più parti e Agata notò che, anche se in netta minoranza, nella piazza c'erano molti abiti multicolore. Non le piaceva che Harris avesse deciso di esporsi di fronte a loro, c'era un motivo se erano sempre rimasti nell'anonimato.

«Audaci. Questa parola che hanno svuotato di ogni significato un tempo era sinonimo di coraggio. Voi che vi definite audaci, che vi riempite la bocca di slogan e che ubbidite ciecamente a leader che non avete mai visto, sapete cos'è veramente il coraggio?» riprese Harris, sempre più infervorato. «Coraggio non è seguire come marionette le regole di qualcun altro, ma vivere secondo le proprie regole senza imporle agli altri. Coraggio non è tagliare le radici appena paiono secche, ma persistere nell'innaffiarle anche quando sembra inutile. Coraggio non è distruggere le fondamenta su cui sono sorte le culture di Levante, ma estirpare il marcio che le ha ricoperte nel corso dei secoli. Non tutte le nostre tradizioni sono da buttare, distruggere tutto significherebbe rinnegare l'identità del continente.» Con l'oratoria che lo contraddistingueva, Harris era riuscito a stregare la platea. Sebbene avesse i lineamenti di uno straniero parlava di Levante come se fosse la sua terra, perché in un certo senso era proprio così.

Tseren diede un colpetto leggero ad Agata. «L'uomo laggiù, quello molto alto con il turbante verde e le spalle ricoperte di tatuaggi».

«Khalun?» chiese la ponentina, tremando di eccitazione nel conoscere finalmente il volto di uno dei loro nemici.

Khalun, il Profeta che sembrava avere il rapporto più burrascoso con i suoi compagni, aveva l'incarnato scuro, il naso schiacciato e un pagliericcio di capelli castani con qualche filo candido che sfuggiva al turbante. Un buco sul labbro inferiore, nell'angolo della bocca, un altro sul sopracciglio sottile e un terzo ancor più vistoso sulla narice sinistra, lasciavano intuire che di solito l'uomo indossava dei piercing sul volto, alla moda delle Isole Meridionali di Levante. Il levantino era di una magrezza quasi malata, accentuata dalla sua altezza fuori dal comune e Agata capì come mai l'aspetto di Khalun fosse considerato appariscente in quel contesto: la popolazione degli Altopiani era mediamente bassa e il Profeta svettava sulle teste dei vicini.

«Ha appena fatto un commento su Harris e ho riconosciuto la sua voce» spiegò Tseren.

«Cosa ha detto su Harris?» si informò l'Ascendente preoccupata.

«Che ci sa fare con le parole... beh, direi che su questo siamo tutti d'accordo» disse il Drago con una punta di fastidio.

La ponentina si alzò in punta di piedi per cercare Lakitaii tra la folla. Quando finalmente la individuò, poco distante da loro e avvolta in uno scialle perla, con i capelli intrecciati elegantemente e la mano stretta attorno all'avambraccio dell'uomo che era al suo fianco, stava fissando intensamente Harris, rapita anche lei dall'eloquenza del ragazzo.

«E lo sapete cosa succede quando si perde la propria identità? Lo sapete cosa succede agli Audaci, una volta che rinnegano se stessi? Una volta che violentano la loro umanità accettando una prova sadica che va a premere quell'unico punto in grado di farli crollare?» continuò il capo dei dissidenti, e per un attimo si rivolse direttamente agli abiti multicolore, agli Audaci che tentavano di ridicolizzarlo da quando aveva iniziato a parlare. «Io lo so che vi sentite persi, che non sapete più chi eravate prima di compiere qualsiasi orrore vi abbia permesso di entrare nella Setta. So che pensate che ormai è troppo tardi per tornare indietro, per tornare alle vostre vecchie vite, ma sappiate non è così. Saranno le vostre famiglie, i vostri amici, i vostri compagni a ricordarvi chi eravate un tempo. Vi siete smarriti per un po', seguendo qualcuno che vuole sfruttare la vostra sofferenza per rovesciare il Governo Centrale, ma i vostri cari non si sono dimenticati di voi. Vi stanno ancora cercando!»

Agata osservava con attenzione il terzo fondatore, l'uomo chiamato Rankan, che in quel momento guardava Harris. Il suo volto solcato da rughe d'espressione era dipinto di puro disgusto. Sul capo pelato, bruciato dal sole, c'erano numerose cicatrici in rilievo, una delle quali scendeva lungo la guancia fino alla barbetta a punta lunga poco più di un dito, che gli dava un'aria curata. Al contrario di Khalun, che stava ascoltando i ragionamenti di Harris con attenzione in modo da demolirli di fronte i suoi adepti, Rankan era pura violenza. Gli si leggeva sul volto che se avesse potuto avrebbe piantato un coltello nello stomaco del ponentino e Agata strinse più forte la mano di Tseren.

Quando le sarebbe capitato di nuovo di ritrovarsi tanto vicina a quei tre mostri in un territorio a lei favorevole? L'Ascendente fece rapidamente i suoi calcoli e prese d'impulso una decisione con cui rischiava di dover fare i conti per il resto della vita. Mise la sua fredda razionalità al servizio dell'istinto, dimenticando per un momento che era Tseren l'altro piatto della bilancia, che non avrebbe dovuto affidarsi a una parte di sé che non aveva mai funzionato granché bene. Con uno scatto deciso, senza lasciare la mano del Drago, si lanciò in mezzo alla folla. 


***NOTA***

Sorpresa! So che non ci contavate più... ma siete riusciti a farmi sentire in colpa, così ho deciso di aggiornare anche se ho un rapporto sempre più difficile con questa storia. Vorrei riuscire a revisionare a dovere il primo libro prima di concludere questo su Wattpad, ma mi sono arenata con la scrittura e faccio davvero fatica a tornare tra queste pagine.

Grazie perché nonostante ciò non vi siete dimenticati di me e di questi personaggi. Spero di potervi farvi leggere presto il finale e la nuova versione del libro. 

Se non avessi un lavoro che mi succhia tutte le energie, sarebbe tutto più facile... :( ma non so proprio come venirne fuori. Non posso che raccomandarvi di scegliere bene la vostra professione! 

A presto, lettori cari

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now