33 - Un acquitrino confuso

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Agata non ricordava l'ultima volta che si era sentita tanto confusa. Negli ultimi anni aveva avuto un solo obiettivo: salvare Tseren. Le persone che l'avevano accompagnata nei giorni tutti uguali di macchinazioni e nelle notti disperate di ossessioni, erano diventate le sue colonne portanti. Senza Holly Dee, senza Greg e senza Harris si sentiva persa; si era illusa che, una volta che lei e il Drago fossero stati nuovamente insieme, la natura del loro rapporto li avrebbe guidati, ma continuava ad avere l'impressione che a ogni passo avanti ne seguissero almeno tre indietro.

Mentre lo sguardo vagava tra i rami soffocanti delle mangrovie, la ponentina si rese conto di aver nostalgia di casa come la prima volta che era partita per Levante. I pochi giorni insieme alle persone con cui aveva condiviso gli ultimi anni, l'avevano fatta sentire di nuovo se stessa; era ricaduta nelle abitudini di un tempo e, se avesse potuto scegliere, non si sarebbe separata da loro tanto presto.

E poi c'era Harris. Harris che le aveva donato tutto di sé da quando si erano conosciuti e che aveva pensato bene di aprirle il suo cuore nel peggior momento possibile. Non era una sciocca, si era chiesta a lungo cosa provasse l'amico per lei, tanto che ne aveva parlato con l'unica persona che era in grado di capire al volo la natura dei fili emotivi che legavano chi le era attorno. Holly Dee le aveva detto più volte che Harris era perso di lei e Agata aveva scelto di ignorare quella verità scomoda. Aveva scelto di non chiedersi cosa provasse lei stessa per quel ragazzo il cui passato era pieno di rimpianti quanto il suo. Harris: l'amico che l'aveva sorretta incondizionatamente aiutandola a non perdere le speranze, l'amico nei confronti del quale si sentiva profondamente indebitata. A lungo aveva scelto di non riflettere sulla compatibilità evidente con Harris perché la cosa più importante era salvare Tseren; perché se si fosse distratta solo un attimo dal Drago chiuso nella gabbia d'oro, rischiava di condannarlo per sempre a quel destino.

E Harris aveva rispettato la sua decisione, l'aveva capita e l'aveva assecondata. Per anni.

Agata non riusciva a capacitarsi di quell'improvvisa esplosione emotiva che aveva probabilmente mandato all'aria la loro amicizia, per di più in un momento tanto delicato.

Non era forse stata chiara con lui fin dall'inizio? Tseren veniva prima di tutto.

Lo sguardo della ponentina si posò sul ragazzo Drago, che in quel momento teneva gli occhi serrati forse per nascondere il turbamento delle sue iridi. A cosa stava pensando Tseren in quel momento?

Con Harris tutto sarebbe stato più semplice. Solitamente non c'era neanche bisogno di esprimersi a parole, avevano imparato a seguire il filo dei pensieri l'uno della l'altra. Eppure ciò che provava per Harris non era neanche lontanamente paragonabile a quello che provava per Tseren. Se solo fosse riuscita a farlo capire anche al Drago, a rasserenarlo sul fatto che affinità intellettiva non significava necessariamente desiderio del cuore. Persino lei, che per una vita intera aveva fatto esclusivamente affidamento sulla propria mente, si era rassegnata all'evidenza che non tutto aveva una spiegazione logica. Tseren aveva fatto risuonare la sua anima fin dall'inizio, nel momento in cui aveva mandato all'aria tutti i suoi piani, permettendole di uscire da se stessa e di scoprire cosa significasse mettere il proprio bene dopo quello di un'altra persona.

Sospirò cercando più volte lo sguardo del ragazzo, ma l'altro tenne le palpebre serrate per gran parte del viaggio. E anche quando li guardava sembrava essere altrove.

A metà del tragitto Xhoán allungò loro qualcosa da mangiare e cercò di intavolare una conversazione per distrarre i due ragazzi da qualsiasi pensiero li rattristasse tanto.

«Non vedo l'ora di farvi conoscere i figli di mia sorella. Hanno più o meno la vostra età... Juhán ha seguito le impronte di mio padre: ha un laboratorio di rilegatura; il fratello Yuján è invece un pescatore come i tuoi genitori, Agata; mentre mia nipote Lyu è una sarta con un talento per la scultura...» esordì lo sciamano, ma fu costretto a lasciar cadere l'argomento perché nessuno degli altri due fece lo sforzo di sovrastare il brontolio del motore per rispondere.

Si preannunciava un viaggio difficile e Xhoán si domandò se Agata e Tseren avessero litigato per colpa di Harris. Non gli era sfuggito infatti l'imbarazzo con cui l'Ascendente aveva salutato l'amico. Si erano guardati a lungo in silenzio, a una distanza insolita. Lei si era limitata a fargli un cenno di saluto con la mano e l'aveva supplicato di stare attento; lo aveva implorato di non avvicinarsi ai fondatori della Setta, qualora li avesse trovati, e soprattutto di non inciampare nella rete di informatori della FSI. La Fondazione Scientifica Intercontinentale era infatti ovunque nella Capitale.

Il ponentino, invece, aveva stretto i pugni e con un cipiglio che non gli apparteneva le aveva semplicemente chiesto di presentarsi all'appuntamento, tre mesi dopo:

«Non fare di questo il nostro addio».

Le parole di Harris continuavano a comparire prepotentemente tra i pensieri affaticati di Tseren. Fare in modo che la sua seconda natura non si affacciasse nelle iridi gli costava uno sforzo maggiore rispetto ai giorni precedenti. La speranza che il ricongiungimento con Xhoán avrebbe allentato la morsa del suo lato di drago era sfumata nel giro di qualche giorno e il ragazzo temeva l'arrivo della settimana di Luna nuova. Tutti i sintomi peggioravano nei giorni in cui era in grado di assumere la forma di rettile e continuava a vergognarsi profondamente degli istinti animali che prendevano di tanto in tanto il sopravvento. Di certo non avrebbe perso il controllo, non finché c'era Agata al suo fianco; però provava disgusto per i ricordi che troppo spesso lo riportavano tra le macerie del villaggio alle pendici del monte Ariun.

«Non fare di questo il nostro addio».

Harris l'aveva detto in un modo che aveva infastidito Tseren più di ogni gesto d'affetto a cui aveva assistito nei giorni precedenti: il ragazzo dava per scontato che Agata non si sarebbe mai separata da lui in quel modo.

Navigarono negli acquitrini una notte intera, finché l'acqua non si fece più limpida e la chiatta si lasciò alle spalle le radici massicce che affondavano fameliche nel fango. Erano finalmente al confine con la Zona Costiera di Levante.

Furono costretti a proseguire il tragitto a piedi perché Tseren si rifiutò categoricamente di cavalcare i bovini gobbuti, mezzo di trasporto più diffuso di quelle terre.

«Ci metteremo una vita ad arrivare» commentava sempre più spesso Agata, finché il Drago non le chiese a bruciapelo se preferisse proseguire in volo: avrebbe potuto trasportare senza problemi sia lei che Xhoán. Ma il tono di voce con cui fece quella proposta era talmente duro che l'Ascendente si rassegnò a proseguire a piedi lungo i sentieri ricoperti di erbacce, vie poco battute che collegavano l'entroterra con la costa settentrionale di Levante. Deviarono verso est per raggiungere la penisola a cono che si insinuava per quasi trecento chilometri tra le acque agitate dell'oceano, diretti al paese natale dello sciamano.

Più si avvicinavano, più il Drago si domandava cosa avrebbe provato ad avere finalmente una famiglia. Era cresciuto con l'idea che il suo ramo materno fosse estinto e che quello paterno fosse stato reciso per sempre. Avere dei cugini, degli zii, dei nipoti gli sembrava talmente incredibile che si faceva raccontare più volte da Xhoán gli stessi aneddoti, nel tentativo di avvicinarsi a dei parenti di cui fino a qualche settimana prima non era neanche a conoscenza. Da un lato moriva dalla curiosità di incontrarli, dall'altro temeva di non essere accolto; abituato a essere rifiutato per la sua diversità, non riusciva infatti a convincersi che stavolta sarebbe stato diverso.

***NOTA***

In questo capitolo mi è piaciuto riflettere con voi sul rapporto tra Agata e Harris attraverso gli occhi prima di lei, poi di Xhoán e infine di Tseren. Questo è il motivo per cui amo tanto il narratore onnisciente. *-* Credo però che nel mio prossimo romanzo cambierò stile, giusto per confrontarmi con qualcosa di nuovo - già nei racconti che ho scritto per il concorso MonthShot ho affrontato la combinazione a cui sono più allergica: prima persona al presente... Vedremo verso quali esperimenti stilistici mi orienterò in futuro!

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now