76 - Fantasie ideali

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Xhoán si era appena appisolato quando fu svegliato di soprassalto dall'ululare dei cani da guardia. Pochi giorni dopo la partenza di Tseren e Agata, preoccupato dalle ricognizioni un po' troppo frequenti dei ragazzini della Setta, lo sciamano aveva chiesto in prestito un paio di cani al nipote Juhán, per sentirsi più sicuro. Sapeva di essere troppo in là con gli anni per essere preso di mira dalla Setta degli Audaci, ma temeva che quei giovani spregiudicati e irrispettosi della proprietà privata, si insinuassero in casa per rubacchiare. Nel villaggio i furtarelli erano infatti ormai all'ordine del giorno.

In quel momento Irto e Aguzzo, quelli erano i nomi dei due cani di grossa taglia, più che abbaiare per intimidire un eventuale intruso, guaivano come se fossero stati attaccati; così l'uomo si mosse a tentoni nell'oscurità, agguantando il più grosso tra i coltelli da cucina e stringendo nell'altra mano il bastone da passeggio che sua sorella aveva dimenticato sull'uscio.

Si catapultò all'aperto e per poco non calò l'arma contro suo figlio.

Riconobbe immediatamente gli occhi di drago di Tseren, che rilucevano nell'oscurità, e fece cenno a Irto e Aguzzo di calmarsi. I due parvero contenti che il padrone avesse preso in mano la situazione, poiché sgattaiolarono rapidi dietro il capanno degli attrezzi, lontano dal predatore che aveva invaso il loro territorio.

«Ai tuoi cani non piaccio, papà» commentò Tseren dispiaciuto e Xhoán scoppiò a ridere. Accese freneticamente una delle lampade da giardino e divorò con gli occhi l'aspetto dei due ragazzi.

Il Drago e l'Ascendente si tenevano per mano, in un modo nuovo, completamente diverso, e Xhoán capì. Avevano le dita intrecciate come se cercassero appiglio l'uno nell'altra; e Agata era appoggiata a lui, non perché fosse stata spaventata dai cani, ma perché aveva bisogno del calore emanato dal corpo di Tseren: come dell'acqua, come dell'aria, come della luce del sole.

Xhoán capiva esattamente cosa provavano perché l'aveva sperimentato lui stesso. Anche se troppo brevemente, anche se molto tempo addietro, c'era stato un momento, un momento perfetto, in cui lui e Baya erano stati un tutt'uno.

Intuire che i suoi ragazzi avessero finalmente trovato il modo di far germogliare il sentimento goffo che aveva osservato per mesi, lo riempì di tenerezza.

Abbracciò con trasporto il figlio, e, nel confermare che il suo corpo non bruciava più, sentì il trionfo esplodere nel petto; lasciò che la tensione finalmente calasse, mettendo a tacere una volta per tutte il timore che lo aveva perseguitato per mesi: il dubbio atroce che non ci fosse cura per il male che affliggeva Tseren.

La pelle non era più arroventata dalle fiamme che bruciavano instancabili nel suo petto di Drago, e le iridi erano tornate blu, a meno delle minute pagliuzze dorate che non avevano niente a che vedere con le schegge impazzite che Xhoán aveva dovuto osservare impotente.

Lo strinse di nuovo, mentre con l'altra mano raggiungeva anche la spalla di Agata. La strinse con foga, nel tentativo di trasmettere la riconoscenza per essere tornati entrambi sani e salvi.

«Raccontatemi tutto» sussurrò infine lo sciamano facendo loro cenno di entrare.

Tseren si guardò attorno sorpreso, notando che c'era qualcosa di diverso nell'arredamento della stanza. Xhoán era sempre stato estremamente pulito e preciso, anche per via della sua professione di sciamano, ma ora c'era come un tocco di freschezza, una cura nei dettagli che davano l'impressione che qualcun altro vivesse in quella casa. Sui davanzali accanto alle piante medicinali c'erano piante aromatiche; le tende erano raccolte da nastri colorati e sulle pareti erano affissi dei quadretti. Non riusciva proprio a immaginare Xhoán scegliere dei quadri per arredare il salotto. Che suo padre avesse trovato...

Agata colse gli stessi dettagli che avevano colpito Tseren ed altri ancora, ma, al contrario del Drago, arrivò immediatamente alla soluzione dell'enigma. Una delle sedie era stata completamente imbottita; una, una soltanto. Su una mensola della cucina era disposto un numero considerevole di fiale che contenevano tutte la stessa medicina: un liquido marroncino nel quale galleggiavano granelli di polline.

Mentre richiudeva la porta d'ingresso, Xhoán aveva appoggiato allo stipite un bastone da passeggio che si era portato all'esterno probabilmente come arma di difesa. Era un ramo robusto, la cui estremità era lavorata in modo da formare un pomello a forma di rosa: si trattava di un accessorio decisamente femminile.

«Avete trovato i Draghi d'acqua? O siete riusciti a capire da soli come guarire Tseren? Siete andati all'appuntamento con gli altri?» l'uomo li travolse di domande, mentre accendeva le altre lampade.

«Preparati a una notte insonne. È una storia più intricata di quanto immagini...» rispose il ragazzo facendo cenno al padre di sedersi.

«Perché non mi avete mandato notizie? Sapete quanto mi sono agitato, senza sapere nulla di voi per mesi? Agata, mi aspettavo che avresti trovato il modo di farmi sapere che stavate bene» riprese l'uomo, spostando freneticamente lo sguardo dall'uno all'altro.

Tseren si sedette di fronte allo sciamano, accanto alla sua Ascendente, e si rivolse a lei. «Racconta tu, Agata. Interverresti in continuazione per puntualizzare, facendomi perdere a metà». Lo disse con la sua solita sincerità, e non c'era alcun fastidio nella sua voce. Non stava esprimendo un'opinione, stava semplicemente evidenziando come Agata fosse molto più brava a raccontare le storie. Accompagnò quell'affermazione, apparentemente dura ma in realtà semplicemente diretta, con un gesto d'affetto. Le sfiorò con dolcezza una guancia, fissandole un ricciolo dietro l'orecchio e rivolgendole un sorriso devoto.

Agata fu colta dal desiderio di stringere di nuovo la sua mano e di sedersi più vicini. Forse si era lasciata contagiare dalla fisicità spontanea dei Draghi di mare e i loro Ascendenti. Immaginò come sarebbe stato se, in quel momento, i nuovi amici fossero stati lì con loro; le sembrava quasi di vederli. Su una delle sedie vuote immaginò Righii: i piedi piantati a terra, l'onnipresente broncio e le braccia strette attorno alla vita di Jai Liw, seduta sulle sue ginocchia. Accanto a loro Dhorsten, una gamba ripiegata sull'altra e lo sguardo fisso su Milla, che girava invece per la stanza, incapace di contenere la sua dinamicità persino dopo un viaggio tanto lungo.

In un mondo ideale, gli amici non sarebbero dovuti partire in fretta e furia, per paura di essere avvistati da qualche mercenario, membro della Setta o scienziato della Fondazione Scientifica Intercontinentale. In un mondo ideale avrebbero risalito con loro la pineta e avrebbero trascorso la notte nella modesta, ma accogliente dimora di Xhoán, per conoscere finalmente il padre di Tseren.

Sospirando, la ponentina iniziò infine a raccontare a Xhoán cosa era accaduto da quando si erano separati, oltre sei mesi prima.   

***NOTA***

Miei pazienti wattlettori, mi dispiace per avervi fatto aspettare per questo aggiornamento. In questo periodo sono sempre in giro per lavoro e nel poco tempo libero di solito sono troppo stanca per scrivere/revisionare. La cosa mi deprime da morire, visto che la scrittura è una valvola di sfogo abbastanza importante per me. I ritmi dovrebbero rallentare un pochino verso Dicembre.

Nel frattempo spero che siate rimasti contenti di scoprire che Xhoán sta bene. So che in molti eravate preoccupati per lui! 

A presto, spero!

Elaine 

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now