26 - Sintomi d'identità

2.7K 456 149
                                    

Fu in quel momento che Tseren si rese conto di cosa significasse aver ritrovato suo padre. Nel corso degli ultimi giorni aveva avuto l'impressione che Agata, in confronto, fosse una sconosciuta: certo, riusciva a intravedere dietro all'aggressività e al fisico allenato, la dolcezza e i movimenti impacciati di un tempo. Eppure anche l'Agata di cinque anni prima, la ragazza con cui aveva viaggiato per poco meno di un anno, era in fondo una sconosciuta. Dopo quanto tempo si poteva dire di conoscere veramente una persona? Lui e Agata avevano appena cominciato a scoprirsi e, per quanto fossero uniti da un legame indissolubile, non avevano avuto il tempo diventare l'uno parte dell'altra, non a tal punto da essere in grado di sentirsi a proprio agio anche dopo essere stati lontani tanto a lungo. Con Xhoán era completamente diverso: Xhoán l'aveva cresciuto, era stato il suo punto di riferimento per vent'anni, e infatti, dopo solo qualche ora insieme, gli sembrava che non si fossero mai separati.

Per quel motivo, ora che era suo padre a chiederglielo, si sentiva pronto a rispondere a quella domanda difficile, mentre con Agata si era limitato a trovare delle scuse per rimandare il momento del confronto.

«Tolto ovviamente quest'ultimo mese, in cui ero convinto di averti ucciso, gli anni peggiori sono stati i primi due...» esordì il Drago e Xhoán non riuscì a trattenersi oltre, sentì il bisogno di abbracciarlo di nuovo e lo strinse a sé, ignorando il calore che arroventava il suo corpo. Doveva essere stato terrificante per Tseren vivere trenta giorni interi nel terrore di essersi macchiato di patricidio, soprattutto dopo che si erano lasciati con un'incomprensione tanto grande.

«In quel periodo le mie giornate erano un esperimento dopo l'altro, c'era un viavai di scienziati dalla capitale e dopo ogni nuovo fallimento, arrivava lo studioso successivo con una nuova, brillante ipotesi, con un nuovo modo di testare i miei limiti. Utukur dava il permesso a chiunque di farmi qualsiasi cosa». Il ragazzo si fermò e serrò le palpebre per evitare che il padre vedesse di nuovo lo sconvolgimento che prendeva la forma di quell'amalgamarsi vorticoso dei colori delle sue iridi.

«Che essere mostruoso» commentò Xhoán disgustato.

«Ovviamente si sono accaniti subito con il fuoco nel mio petto, reputandolo la sorgente della mia doppia natura» riprese Tseren. «Hanno frugato tra i miei organi, mi hanno aperto il torace tante di quelle volte che ho perso il conto... Nel laboratorio c'erano marchingegni che probabilmente non hanno mai visto la luce del sole... Mi rifiuto di credere che siano attrezzi legali: sicuramente non lo sono a Ponente». Il ragazzo continuava a parlare con gli occhi chiusi e Xhoán fu grato che in quel modo il figlio non potesse scorgere le lacrime che il suo racconto aveva provocato. Lo sciamano si asciugò il volto con la retina del copricapo e strinse la spalla del figlio per fargli percepire la sua presenza.

«A volte mi sedavano fino a farmi perdere conoscenza, a volte solo quel tanto da impedire ai miei muscoli di reagire. A volte rimanevo sotto l'effetto delle droghe per giorni, tanto da non riuscire a richiamare alla memoria cosa era accaduto nelle settimane precedenti; a volte mi tenevano volutamente sveglio, per vedere come avrei reagito agli esperimenti. Non credo esista niente di più doloroso di qualcuno che infierisce senza pietà su ogni centimetro delle tue interiora... So che mi hanno esportato dei frammenti di tessuto per studiarli, e che hanno impiantato sottopelle dei corpi estranei per monitorare ogni battito, ogni respiro, ogni goccia di sangue...» La voce del Drago si era fatta sempre più flebile e, al ricordo del dolore indescrivibile che l'aveva portato a sperare di perire sotto i ferri, un senso di nausea si arrampicò lungo l'esofago.

«Lui era sempre lì? Utukur?» domandò con rabbia lo sciamano. Uomini di quel tipo non meritavano di vivere, eppure quel mostro aveva trovato la ricetta della vita eterna e chissà quanto male aveva già fatto prima di incrociare le loro strade.

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now