30 - Un gioco stonato

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Quando rientrarono nella palafitta dall'escursione in barca, Agata, Tseren e Xhoán si ritrovarono di fronte a una scena febbricitante.

Una ventina di persone si era radunata nello stanzone del piano terra; raccolti attorno al tabellone dei giochi di ruolo, in molti erano mascherati, avvolti nei camici celesti della FSI o negli abiti multicolore della Setta degli Audaci. Harris sedeva con le gambe accavallate su un seggiolino rialzato: moderatore incontrastato dell'attività ludica, dava indicazioni ai partecipanti, sovrastando la confusione dettata dall'eccitazione per l'inizio imminente del gioco. Quando li vide entrare, il capo dei ribelli fece cenno ad Agata di avvicinarsi «Stiamo per iniziare! Guarda caso è rimasto un solo ruolo... il ruolo perfetto per te!» esclamò in ponentese. «A-8Z8» aggiunse proprio mentre anche l'amica indovinava, sibilando tra i denti il nome del Fondatore della FSI.

L'Ascendente raggiunse Harris prendendo posto tra i giocatori camuffati da studiosi. «Solo perché come al solito ti sei preso tu il ruolo migliore» commentò fingendosi offesa.

«Va bene, mia cara manipolatrice, domani moderi tu!» le sorrise e poi rivolse uno sguardo dubbioso verso il Drago e lo sciamano. «E voi due? Vi va di giocare? Abbiamo deciso di usare la sessione di stasera per allenarci a pensare come i nostri nemici» si rivolse a loro nel suo levantese impeccabile e non si stupì del poco entusiasmo dei due.

«Stasera osserviamo» rispose affabilmente Xhoán, mentre Tseren si sedeva sulle scale senza distogliere lo sguardo da Agata: la ponentina aveva assunto istantaneamente un'espressione concentrata e aveva iniziato a discutere le strategie con la propria squadra.

I giochi di ruolo delle Paludi di Levante erano una pratica a metà strada tra un'attività ludica e la recitazione. Ogni persona doveva calarsi nel ruolo assegnatoli e reagire alle azioni degli altri senza uscire dal personaggio di cui vestiva i panni; i compiti del moderatore erano due: eliminare chi non si immedesimava a sufficienza e intervenire direttamente nel gioco, per un massimo di tre volte, introducendo fattori esterni in grado di scombussolare l'equilibrio che si era venuto a creare fino a quel momento.

Tseren considerava quella pratica da cui gli abitanti delle Paludi erano ossessionati poco divertente. Non amava infatti la finzione, faceva fatica ad assumere il punto di vista di un'altra persona e non era in grado di agire secondo un carattere che non fosse il suo. Aveva provato a giocare una delle prime sere, quando lui e Agata, insieme a IJ, Shuinì e Nynh Tray, avevano finto di essere dei nomadi del deserto intrappolati in una tempesta di sabbia. Dal momento che non capiva il senso di quei teatrini serali, preferiva dunque osservare; non che assistere fosse più divertente, ma almeno non doveva dire stupidaggini tutto il tempo.

Si stupì molto che Agata avesse accettato con tanto entusiasmo di vestire i panni di Utukur, e dopo un po' che la osservava prendere decisioni spietate e sacrificare i propri compagni di squadra non appena ciò costituisse la mossa più vantaggiosa, il Drago iniziò a sentirsi a disagio. Le veniva troppo spontaneo. Non doveva neanche ragionarsi su, sapeva immediatamente qual era la mossa più meschina, la mossa che con ogni probabilità avrebbe fatto anche Utukur. Tseren avrebbe quasi voluto chiederle di smettere, detestava che si calasse tanto in profondità nell'animo dell'uomo che aveva rovinato le loro vite. Lei lo aveva conosciuto, aveva trascorso settimane a contatto con il suo ingegno brillante in grado di ingraziarsi chiunque, per questo era la persona più adatta a prevedere le sue mosse, perlomeno tra i membri di quel gruppo disperato di dissidenti.

Di punto in bianco, Harris fece trillare un campanello di ottone e il silenzio calò nella sala. «Il Governo Centrale di Levante decide improvvisamente di tagliare i finanziamenti alla FSI, stufo dell'appoggio - neanche troppo velato - di A-8Z8 alla Setta degli Audaci».

Un brusio di malcontento si alzò dalla squadra di Agata. «I soldi del Governo possono arrivarci da un'altra via...» considerò l'Ascendente. «Sappiamo che finanziano cospicuamente anche la Lega dei Mercanti. Se decidessero di versare alla Lega i soldi che un tempo davano a noi, sono sicuro di riuscire trovare il modo di riappropiarcene».

«Cosa hai in mente?» indagò uno dei suoi.

«Potremmo dar loro in cambio qualcosa che per noi non costituirebbe una vera e propria perdita. Oppure potremmo toccare i tasti giusti... Minacciare di portargli via qualcosa di più prezioso dei soldi...» la ragazza ragionava a voce alta e più parlava più gli occhi di Harris si riempivano di un'adorazione fin troppo palese.

Xhoán spostò lo sguardo dal ponentino al figlio e si accorse che le iridi di Tseren avevano invece cominciato a schiarirsi: c'era troppo oro e così lo sciamano valutò se interrompere il gioco per richiamare l'attenzione di Agata. Non voleva però intervenire in quello che era chiaramente un momento di assestamento tra i due ragazzi e così si limitò ad afferrarlo per un braccio.

«Se quello che ci hai raccontato questo pomeriggio è vero, la capacità di guarire da questo malessere è dentro di te, cerca dentro di te ciò che può rasserenarti, figliolo» gli sussurrò seriamente.

«Ho bisogno di lei più di quanto lei abbia bisogno di me» replicò amareggiato il levantino.

«Non può che essere così in un rapporto, ma quello che ha più bisogno dell'altro non è necessariamente quello che ama di più: c'è sempre uno dei due che ama di più» mormorò lo sciamano.

«Era così anche tra te e mia madre?» chiese il ragazzo mentre incrociava lo sguardo enigmatico della ragazza di nome Lilian, incuriosita probabilmente dalla confusione di colori nei suoi occhi.

«Checché ne dicesse lei, ho sempre amato Baya più di quanto lei amasse me. Sarei stato disposto a fare qualsiasi cosa per lei, eppure non sono riuscito a convincerla ad aprirmi il suo cuore. Non trascinatevi questa incomprensione, Tseren» commentò l'uomo mentre sentiva il cuore stretto in una morsa al pensiero della donna di cui era stato devotamente innamorato tutta la vita. Gli venne spontaneo cercare i lineamenti di lei nel figlio, come aveva fatto per vent'anni, ma si pentì immediatamente: doveva smetterla di far confluire i sentimenti per i due nello stesso vaso. L'amore per Baya aveva fatto il suo corso, era un contenitore che andava sigillato perché il sentimento nei confronti di un morto non poteva crescere, poteva solo rimanere invariato; completamente diverse erano le sorti dell'affetto paterno nei confronti di quel ragazzo che aveva sempre considerato come un figlio, ma che si era rivelato essere davvero sangue del suo sangue. Quel giovane perseguitato da se stesso aveva bisogno di tutte le sue attenzioni, anche se in quel preciso momento erano quelle di un'altra persona che desiderava.

Da quanto Agata si era calata nel ruolo del fondatore della FSI, non si era voltata a guardare Tseren neanche una volta. Fu solo quando il gioco terminò, molte ore più tardi, e solo dopo che ebbe rivisitato con Harris le idee che quell'attività aveva stimolato, che si voltò finalmente a cercare il Drago.

Il levantino stava parlando, tanto per cambiare, con Shuinì. Da quanto erano arrivati gli altri, Iikka Jerd gli aveva a malapena rivolto la parola, Harris men che meno, e le uniche persone con cui chiacchierava, di tanto in tanto, erano il padre e la ragazza scorbutica, che per qualche motivo si era presa a cuore il suo malessere.

«Avete litigato?» le chiese a bruciapelo Harris, che aveva intercettato un paio di occhiate tra i due.

«Non proprio» rispose l'altra.

Se fossero stati soli, il ponentino le avrebbe forse detto che, dopo averli osservati per un paio di giorni, si era convinto che lei e Tseren non avessero niente in comune e che uno stonato "non proprio" rischiava di essere il tema musicale della loro vita. Di nuovo si trattenne perché non voleva in alcun modo sembrare geloso e perché detestava che il Drago fosse perennemente in ascolto.

«Quando pensi che deciderai se vuoi far parte del piano che stiamo mettendo a punto in questi giorni?» la incalzò Harris e non gli sfuggì come Tseren si fosse voltato di scatto.

«Ah, io ho già deciso» sospirò lei.

«Quando pensi che mi farai sapere cosa hai deciso, allora? O forse anche questo è un segreto che non puoi condividere con me?» Dopo aver lanciato la frecciatina, Harris si sentì immediatamente uno sciocco.

«Facciamo colazione insieme, domani mattina?» propose la ragazza. «Magari puoi aiutarmi a trovare una soluzione: una strada che faccia felici tutti».

***NOTA***

Cosa avrà deciso la nostra Agata? Harris sembra poco convinto che lei e Tseren siano compatibili, ci avrà visto giusto o è la gelosia a parlare?  

Grazie come al solito per la vostra presenza tra queste pagine e per la compagnia che mi fate con i commenti.

Elaine 🌷

Il primo degli Alicanti [completata]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora