69 - Una risata di colpe

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Ci vollero molti giorni prima che Agata ebbe riacquistato le forze necessarie ad alzarsi dal giaciglio. I rimedi dei Draghi di mare alleviavano il dolore e nutrivano la pelle in modo che riacquisisse la tonalità usuale, fatta eccezione per un'area dove la bruciatura era penetrata troppo in profondità. Le rimase una macchia scura sul petto, un segno indelebile a ricordarle qualcosa che, in ogni caso, non avrebbe mai potuto dimenticare.

Tseren, al contrario, non ebbe bisogno di molto tempo per superare il trauma dell'affogamento, il terrore per l'acqua che qualsiasi altra persona si sarebbe portato dietro tutta la vita. Il Drago percepiva, per la prima dopo anni, un'energia e un controllo del proprio corpo che un tempo gli erano sembrati naturali. La cappa che aveva dimorato a lungo nel suo animo, annebbiando i ricordi, soffocando le sensazioni e spegnendo i desideri, si diradava di giorno in giorno.

Dopo quasi cento Lune, Tseren aveva ripreso a respirare e i segnali della guarigione erano innumerevoli. Parlava più volentieri, riuscendo a esprimere meglio i propri pensieri; condivideva con più facilità ciò che gli passava per la mente e protestava quando non era d'accordo; rideva, ancora troppo poco, ma rideva.

A volte Agata si ritrovava a pensare che non le sarebbe pesato passare il resto della sua vita a osservarlo. Vederlo liberarsi gradualmente della coltre di confusione che lo aveva reso spento e sfiduciato per mesi era in un certo senso catartico anche per lei.

L'unico aspetto che ancora la impensieriva era la chiara avversione per la sua metà di Drago. Mutava per guarire il corpo, ma non amava farlo e non c'era serenità nel suo cuore nel corso della settimana di Luna nuova, solo il desiderio che quei giorni maledetti trascorressero il più velocemente possibile.

«Come immaginavo, equilibrare il tempo trascorso nella forma umana e quello nella forma animale, sta guarendo tutti i sintomi, Tseren» commentò un pomeriggio nuvoloso il padre di Milla. Dall'interno della grotta non era ovviamente possibile scorgere le nuvole, ma la poca luce che filtrava era una spia di maltempo. «Ci vorrà purtroppo molto più tempo per superare il senso di colpa per quanto è accaduto quando eri fuori controllo. So che continui a rivivere ossessivamente ciò che ti tormenta, ma - come ti suggeriva giustamente mia moglie - devi provare a perdonare te stesso. Perché non fai due chiacchiere con Righii? Potreste aiutarvi a vicenda ad affrontare i rispettivi fantasmi».

Righii era un Drago taciturno che mutava lo stretto necessario e che aveva un attaccamento morboso nei confronti della propria Ascendente: non solo aveva bisogno di tenerla costantemente accanto a sé, ma insisteva affinché ci fosse sempre contatto fisico tra loro. Inoltre, anche quando assumeva la forma di rettile acquatico, pretendeva che lei lo raggiungesse in acqua.

Tseren, che a sua volta non era particolarmente socievole, non sapeva come indagare sul passato del Drago di mare che probabilmente era torturato da un'esperienza molto simile alla sua, così fu Agata a prendere in mano la situazione.

Un giorno che erano seduti accanto alla coppia, la ponentina rivolse loro la parola, chiacchierando del più e del meno, finché non colse un'inflessione dura nella voce dell'uomo, a conferma del fatto che aveva sfiorato un tema spinoso.

«Quindi non uscite mai in mare aperto? A parte Milla e Dhorsten, mi sembra che gli altri non siano particolarmente interessati a esplorare cosa c'è al di fuori di questa grotta...» insistette la ponentina.

«Sono giovani, il desiderio di infrangere le regole, di spingersi oltre i propri limiti, è una caratteristica dell'adolescenza» rispose in modo neutro Jai Liw, l'Ascendente di lui.

«Finché per alcuni, più sfortunati di altri, la punizione per aver sfidato la sorte è talmente severa da obbligarli a maturare» commentò gelido Righii.

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now