35 - Un bagno di solitudine

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Agata e Tseren si scambiarono uno sguardo sconcertato di fronte all'aria innocua di quell'abitazione modesta: le tapparelle aperte rivelavano un interno pulito; sui davanzali, vasi ricolmi di pietre e rose blu erano un inno alla bellezza della natura, e tavolini sistemati nel portico erano gremiti di ragazzi all'apparenza spensierati.

«È come una trappola per topi...» ringhiò Xhoán. «Vi assicurano che ha tutto un altro aspetto quando si barricano per le loro sedute...»

«Non sfuggirà loro l'arrivo di due nuovi ragazzi nel villaggio, temo che cercheranno in tutti i modi di avvicinarci» rifletté Agata.

«A maggior ragione meno tempo trascorriamo qui, meglio è. L'idea non è, in ogni caso, considerare questo posto solo una base d'appoggio?» intervenne il Drago.

Allo sciamano non piacque il tono del figlio: ebbe l'impressione che Tseren volesse mantenere un certo distacco dalla sua famiglia. Per quanto ne comprendesse a fondo le ragioni, Xhoán aveva sperato che l'ambiente sereno e la vicinanza affettiva dei suoi cari avrebbero aiutato il figlio a superare l'inclinazione a isolarsi.

Si diressero a passo celere verso la dimora del nipote a cui Xhoán era più affezionato: un ragazzo poco più giovane di Tseren che aveva ereditato la professione di rilegatore da suo nonno e che aveva già due bambine a carico. Lo sciamano aveva provato fin da subito una forte affinità con quel giovane laborioso che non si era fatto raggirare dai membri della Setta degli Audaci. Il Cantiere che avevano visto poco prima era per l'uomo una novità, anche se già molti anni prima, quando aveva deciso di trasferirsi per qualche mese nel suo paese natio, il villaggio brulicava di Abiti Multicolori - come avrebbe detto lo Gnomo Nynh Tray.

Juhán, il figlio della sorella di Xhoán, li accolse così festosamente che persino Tseren si ritrovò ad abbassare la guardia. Accettò che la moglie di lui gli regalasse degli abiti puliti, dal momento che quelli che indossava appartenevano al padre ed erano almeno due taglie più grandi; e, per sdebitarsi, si arrampicò sull'unico albero del cortile per rimuovere un alveare che impensieriva la donna.

Agata osservò il Drago risalire agilmente il tronco snello ed ebbe la netta sensazione che Tseren sarebbe rimasto appollaiato lassù, se avesse potuto. Il levantino era sempre stato schivo, ma la sua tendenza a rimanere in disparte era diventata talmente evidente che la ragazza fu costretta a ignorare le occhiate cariche di compassione della moglie di Juhán per tutto il pomeriggio.

Trascorsero gran parte della giornata nel giardino di quella famiglia solare. Mentre lo sciamano aiutava il nipote nel laboratorio di rilegatura, Agata giocava con le bambine sotto lo sguardo pensieroso del Drago.

Era già notte inoltrata quando raggiunsero la casetta disabitata dove Xhoán era nato e cresciuto. Alla morte di suo padre il terreno era andato in eredità all'unica erede nei vicinanze: la quarta dei cinque figli del rilegatore. Senza battere ciglio, la donna l'aveva restituita a Xhoán quando si erano ritrovati.

«Non vedo l'ora di presentarvi mia sorella, non appena sarà rientrata dal viaggio di salute alle sorgenti termali. Purtroppo, più o meno un anno fa, ha cominciato a soffrire di un male cronico alle ossa; lei e mio cognato sono costretti a fare avanti e indietro tra il villaggio e le piscine di guarigione...».

«Mia zia» considerò Tseren a voce alta. Per quanto la donna avesse più o meno la stessa età di Xhoán, soffriva dei primi acciacchi della vecchiaia; il corpo dello sciamano era invece rimasto indenne allo scorrere del tempo, perlomeno fino a cinque anni prima, quando la morte di Baya l'aveva reso di nuovo, a tutti gli effetti, un semplice essere umano. Il Drago si ritrovò a ispezionare con attenzione ogni segno che l'età aveva cominciato a seminare sul volto di suo padre: ogni macchia scura, ogni ruga, ogni ciocca di barba grigiastra.

***

I giorni successivi furono un susseguirsi di esplorazioni monotone della costa e di animate discussioni serali attorno al fuoco. Ogni mattina, Tseren, Agata e Xhoán si alzavano con il sole e partivano per uno dei villaggi affacciati sul litorale, alla ricerca di qualche informazione sui misteriosi Draghi d'acqua. Nella penisola non c'era traccia delle leggende di cui aveva letto Tseren e così i tre si spinsero più a ovest, alla disperata ricerca di qualche indizio da seguire.

Il malessere del Drago era sempre più difficile da nascondere e per evitare domande scomode, lui e l'Ascendente preferivano non unirsi ai momenti comunitari, soprattutto quando la condizione di Tseren, nelle vicinanze della Luna nuova, si aggravava visibilmente.

Una sera che il ragazzo era in preda a un attacco più grave del solito, Agata corse a cercare Xhoán. Lo trovò a casa della nipote più giovane. Per non destare sospetti, l'uomo cercava infatti di farsi vedere in giro il più possibile. Se fossero rimasti rintanati giorno e notte, temeva che qualcuno li avrebbe accusati di avere qualcosa da nascondere.

Non appena fu al capezzale del figlio, lo sciamano pregò per la prima volta la ponentina di aspettare nell'altra stanza.

«Non puoi chiedermi una cosa simile, Xhoán!» esclamò lei terrorizzata. «Non posso perderlo di vista, ti prego!»

«Voglio fargli un bagno gelato e non credo che lui vorrebbe che lo vedessi in un momento simile, in un momento di tale debolezza» tentò di spiegare l'uomo.

«Non mi interessa, se vuoi non glielo diremo neanche! Voglio stargli accanto, Xhoán. Sai quanto la mia vicinanza lo aiuti e... E sicuramente in due sarà più facile spostarlo...» Mentre esprimeva con fare volitivo la propria opinione, Agata si era avvicinata e aveva appoggiato le mani sugli occhi stralunati del Drago. A contatto con i bulbi infuocati di lui, percepì i palmi ustionarsi, ma resistette finché le convulsioni non si quietarono un poco.

«Non posso mettermi a medicare anche te, se devo occuparmi di lui! Non fare stupidaggini, Agata. Sai quanto si tormenterà quando scoprirà che ti ha fatto di nuovo del male?» Se da un lato lo sciamano era esasperato dalla testardaggine della ponentina, dall'altro vedere quanto la ragazza fosse determinata ad aiutare suo figlio lo rassicurava: un giorno non troppo lontano sarebbe rimasta solo lei a proteggerlo. Xhoán sentiva ormai la vecchiaia avanzare e quando si rese conto che, senza l'aiuto di Agata, non sarebbe riuscito a sollevare suo figlio, la mente fu per un attimo annebbiata dalla presa di coscienza che la sua vita aveva imboccato la volata finale.

Mentre Agata riempiva la vasca di acqua fredda, aggiungendo un pizzico di sale verde, un minerale in grado di abbassare istantaneamente la temperatura di un liquido, Xhoán liberò il corpo bollente di Tseren dai vestiti zuppi di sudore.

Lo sciamano e l'Ascendente immersero poi il giovane fino al mento, e rimasero in attesa che il trattamento facesse effetto.


***NOTA*** 

Gli attacchi di Tseren si fanno sempre più gravi, povero Draghetto mio! Ero indecisa se pubblicare o meno questo capitolo prima del nuovo anno, ma mi piaceva l'idea di condividere con voi questa crisi del mio protagonista proprio a cavallo tra il 2017 e il 2018.

Ho sempre amato le crisi. Certo, quando sei nel bel mezzo di una è facile farsi prendere dalla disperazione; però molto spesso è proprio nei momenti più neri che sbocciano i fiori più variopinti. In questo 2018 vi auguro di trovare la forza per superare le difficoltà, con la serenità che la parte migliore della vita è quella di fronte a noi, non quella dietro.

Grazie per aver reso il mio 2017 "letterariamente" speciale. Se il 2016 è stato l'anno in cui ho ripreso a scrivere, il 2017 è indubbiamente l'anno in cui ho cominciato a prendere consapevolezza della mia identità di autrice. E il 2018 cosa mi insegnerà? E chissà a voi!

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now