102 - Mappa al disinfettante

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La stanza odorava di disinfettante. Solo di disinfettante. Tutto il tempo. Non c'era altro a cui aggrapparsi nei momenti di solitudine: le pareti immacolate non fornivano appigli, troppo immacolate per essere naturali, e la porta di vetro temperato era sigillata con una tecnologia che non aveva ancora fatto il suo debutto nel mondo.

C'era dunque solo l'odore di disinfettante a distrarlo e Harris se ne era fatto una ragione. Poi, finalmente, il primo tassello del piano che aveva messo in moto da quando aveva lasciato Ponente, ormai un anno prima, si era incastrato alla perfezione nella cornice che era la sua permanenza forzata nel laboratorio della FSI.

Uno scienziato di mezza età, dallo sguardo acuto e una pappagorgia tremolante, lo aveva avvertito che uno dei Consoli di Ponente in persona aveva chiesto sue notizie al vertice del laboratorio. La Fondazione Scientifica Intercontinentale non aveva la minima intenzione di inimicarsi i Governanti del continente occidentale e così Harris da prigioniero era diventato ospite.

Non aveva il permesso di lasciare il laboratorio, ma almeno poteva muoversi in un paio di ali della struttura, quelle ovviamente dove erano condotte le ricerche più irrilevanti. Non c'era traccia dei suoi amici, né delle altre creature semi-umane rapite dall'organizzazione scientifica, e tutte le sue domande cadevano nel vuoto.

Gli scienziati con cui aveva a che fare si comportavano come un muro di gomma, gli rivolgevano sorrisi educati, ripetendo che A-8Z8 in persona si era raccomandato di trattarlo come il più rispettabile degli ospiti, invitandolo ad assistere agli esperimenti e permettendogli di accedere alle aree comuni: dalle biblioteche alle aree ristoro.

Che il fondatore della FSI avesse a cuore ristabilire il buon nome della sua organizzazione a Ponente, tramite un dissidente per qualche strano motivo ammanicato con le istituzioni ponentine, era ridicolo. Harris lo sapeva bene. Indovinava quale fosse il vero obiettivo dell'uomo immortale che si divertiva a giocare con le loro vite, perché Agata gli aveva insegnato a ragionare quasi come lui.

A-8Z8 voleva utilizzarlo per scovare tutti i fili marci della vasta rete che era la FSI. Dopo quanto era accaduto, prima nel laboratorio tra le montagne con la fuga di Tseren, e poi in quello stesso laboratorio con la fuga di Anaheera, il machiavellico burattinaio della FSI non poteva più ignorare che la sua organizzazione stava collassando dall'interno. C'erano troppi traditori tra i suoi, troppi scienziati non lo rispettavano più come un tempo. Il disaccordo per la scelta del fondatore di immischiarsi nella politica dei continenti, invece che perseguire la ricerca scientifica, era montato in una vera e propria ribellione.

Troppe viscere della FSI erano in cancrena e il suo cervello sempre in movimento stava sicuramente cercando un modo per sbarazzarsene.

Harris poteva essere la testa d'ariete di un attacco alla FSI, A-8Z8 probabilmente lo sospettava, però poteva rivelarsi anche uno strumento chirurgico fondamentale per la sua operazione di pulizia della FSI.

Il ponentino era certo che l'uomo misterioso dall'aspetto giovane e dalla mente antica non si sarebbe preso il disturbo di presentarsi. In pochissimi conoscevano il suo vero aspetto e l'aver rivelato la propria identità ad Agata, per quanto ai tempi l'amica non fosse che un'adolescente confusa e sola, non era comunque stata una mossa astuta. Utukur, sempre che quello fosse il suo vero nome, aveva peccato di superbia, e secondo Harris era proprio quello il suo punto debole. Agata non era mai stata d'accordo con quella teoria, l'amica era fermamente convinta che non esistesse improvvisazione alcuna nelle mosse di A-8Z8: ogni suo gesto era il risultato di riflessioni, ogni sua decisione era presa tenendo conto di tutti i possibili scenari.

A Harris non piaceva l'immagine che Agata dipingeva del loro nemico, perché aveva bisogno di scovare l'umanità di Utukur per stanarlo.

Sapendo che, con ogni probabilità, il fondatore osservava nell'ombra i suoi movimenti nella speranza che il prigioniero lo indirizzasse involontariamente verso gli scienziati che simpatizzavano con i dissidenti, Harris non aveva rivolto la parola a nessuno, se non alle persone che si erano presentate nella stanza che odorava di disinfettante prima, e che lo avevano avvicinato nei giorni successivi.

Nel frattempo, però, Harris aveva mappato con facilità alleati e scienziati fedeli a A-8Z8, grazie all'infinità di codici con cui comunicavano i dissidenti: le frasi che iniziavano per i, s e f; accessori di colori diversi a seconda del giorno della settimana e a seconda del sesso; gesti che a un occhio inesperto sarebbero risultati impercettibili, persino all'occhio attento di A-8Z8.

C'era fin troppo bianco nel laboratorio della FSI. Gli ambienti ricordavano molto i corridoi cangianti che Agata gli aveva descritto, quando aveva ripercorso le giornate trascorse nella struttura segreta nei pressi del monte Enkher. L'assenza di colore nelle zone di passaggio, se da un lato evitava distrazioni, permettendo alla mente di rimanere concentrata dal flusso dei propri ragionamenti, dall'altro non poteva avere un effetto benefico sulla creatività. Per quel motivo le biblioteche e le aree di ristorazione erano un tripudio di colori e sregolatezza.

Il cibo era nutriente al punto giusto, gli scienziati erano incentivati a coltivare degli hobby, anche se praticamente nessuno ne approfittava, e il confronto era all'ordine del giorno: c'erano gruppi di lavoro trasversali, tra laboratori, tra filoni di ricerca, tra esperimenti vicini tanto quanto tra esperimenti lontani, tra persone che andavano d'accordo e tra persone che reputavano feccia l'uno il lavoro dell'altro. Harris si ritrovava costantemente circondato da discussioni, sia che fosse seduto alla mensa sia che fosse in bagno.

Indubbiamente subiva il fascino della vivacità intellettuale che serpeggiava tra i corridoi della FSI. In fondo, Harris aveva sempre amato i dibattiti. E per quanto la sua mente non fosse brillante come quella di Agata, il ponentino ammirava la curiosità insaziabile di quel gruppo tanto eterogeneo di studiosi. Non condivideva come avessero portato la loro missione di ricerca scientifica agli estremi, rinunciando a qualsiasi etica, ma al tempo stesso, proprio come Agata, non poteva che riconoscere che la FSI aveva contribuito all'evoluzione del mondo.

Nel giro di una settimana il ragazzo aveva contato una settantina di simpatizzanti con la causa, tra scienziati e guardie della FSI. Non abbastanza per una rivolta violenta, ma abbastanza per sperare di liberare tutti i suoi amici.

Come ogni sera, Harris rientrò nella sua celletta che odorava di disinfettante, chiedendosi quanto tempo aveva ancora a disposizione prima che A-8Z8 si decidesse ad interrogarlo per davvero, a torturarlo persino per estorcergli le informazioni. Con ogni probabilità stava aspettando che la sua mappa fosse completa, che avesse rintracciato tutti i traditori, facilitandogli il lavoro. Harris sapeva che persino in quel momento il fondatore lo stava manipolando, illudendolo di essere in controllo, però neanche quella mente eccelsa poteva prevedere tutto. Harris sperava che per una volta Agata si fosse sbagliata. 

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now