19 - Zoccoli d'ammirazione

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Il Fauno che portava l'impronunciabile nome di Iikka Jerd li guidò attraverso il villaggio; si muoveva con dimestichezza sui ponticelli di corda, saltellando da una banchina e l'altra, mentre le vie iniziavano a popolarsi di uomini indaffarati e di Gnomi scorbutici. A parte questi ultimi e la loro guida improvvisata, non c'erano in giro altre creature semi-umane e così Tseren decise di stare attento a non dare troppo nell'occhio. Il Drago aveva sperato di poter vedere con i propri occhi alcuni degli esseri straordinari di cui aveva letto, ma se c'erano ospiti di altre razze nel villaggio, erano pochi o poco mattinieri.

I Goblin, con le loro cuffiette strette in fronte, erano ovunque ed era possibile distinguere gli uomini dalle donne e dai bambini solo per via delle dimensioni del corpo grinzoso, persino il modo di abbigliarsi era infatti identico.

Agata si chiese quanto valesse l'oro che un tempo quelle creature tenevano nascosto sotto i copricapi; quel covo sarebbe stato una vera e propria miniera e, con quelle peculiari creature dalla propria parte, non ci sarebbe di certo stato il rischio che le finanze dei dissidenti si prosciugassero. Purtroppo probabilmente tutti, tranne magari uno, al massimo due Goblin in tutto il borgo, avevano rasato completamente la folta chioma di lega preziosa.

Era impossibile quantificare il danno terribile che l'assurda caccia che alimentava i Circhi aveva provocato. La ponentina passò discretamente il dito attorno al filo rosa arrotolato al polso sinistro: si trattava del legamento che aveva utilizzato per tagliare le sbarre della gabbia che intrappolava Tseren, e che subito dopo aveva ripreso a indossare come un gioiello qualsiasi.

Così come gli Gnomi, altre razze semi-umane avevano dovuto soffocare la propria natura, annientare i tratti distintivi, cambiare vita... E tutto per colpa di una manciata di uomini arroganti, schiavi di una vergognosa cupidigia o del bisogno di umiliare il diverso.

IJ e Tseren si sedettero con le gambe a penzoloni dal molo, mentre Agata le incrociò per evitare di avvicinarsi troppo al liquido torbido e pieno di animali velenosi che scorreva sotto le fondamenta delle palafitte.

Il Fauno allungò loro un cartoccio e Agata non si fece problemi ad addentare una piadina da cui spuntavano delle zampette caramellate: stava morendo di fame e la sua mente aveva da tempo convinto il suo stomaco a cibarsi di praticamente qualsiasi cosa. Tseren, invece, guardò il pasto con sospetto. «Non sono rettili, vero?» domandò.

Il Fauno liberò una risata esplosiva, mentre Agata allontanava imbarazzata il panino ripieno di arti croccanti, che fino a poco prima stava masticando appetitosamente.

«Anfibi» li tranquillizzò il giovane grattandosi la peluria del viso.

Tseren continuava ad arrovellarsi attorno all'impressione che avesse già visto qualcuno appartenente alla razza di IJ, un altro Fauno; però non riusciva a ricordare dove. Magari quando era bambino? O forse nel corso del viaggio con Agata, cinque anni prima? Purtroppo il fatto che tutti i suoi ricordi fossero offuscati era estremamente frustrante; in momenti come quello aveva la sensazione che una mosca fastidiosa gli ronzasse per il cervello, una mosca che non riusciva in alcun modo ad acchiappare.

Una volta che ebbero consumato la colazione, Iikka Jerd spiegò loro che il borgo era diviso in due quartieri principali: da una parte vivevano i cittadini stabili, principalmente di razza Goblin, dall'altra le palafitte erano state adibite ad accogliere gli ospiti, dissidenti di passaggio che giungevano dai quattro capi dei continenti per portare avanti la rivolta contro il potere illegale che stava gradualmente prendendo il controllo del mondo conosciuto. La Zona Paludosa, visti i suoi tratti poco accoglienti, era sì sotto il controllo della Setta degli Audaci, ma c'erano troppi pochi Cantieri perché l'ideologia morbosa facesse veramente presa. Era infatti difficile per i membri della Setta raggiungere tutti i villaggi sorti tra il fango e le mangrovie, e i modesti risultati non giustificavano un dispendio maggiore di forze. La pericolosa organizzazione si era così accontentata di inquinare le città più popolose e di fondare un paio di Cantieri simbolici, così come era accaduto nella Zona Montuosa, anch'essa troppo frammentata in centri piccoli e isolati.

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now