32 - Tre mesi di compromesso

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Tseren spostò lo sguardo da Harris ad Agata, mentre percepiva che le sue iridi erano di nuovo uno specchio pauroso delle emozioni che lo scuotevano. Che un altro uomo potesse provare un interesse sentimentale nei confronti della sua Ascendente non lo sorprendeva affatto: Agata, ai suoi occhi, era perfetta sotto ogni punto di vista. Eppure vedere Harris rendere palesi i propri sentimenti in quel modo, dopo che lei gli si era quasi buttata tra le braccia, era stato come un colpo basso dato con precisione.

Tseren sapeva, razionalmente, che non c'era malizia nel modo in cui lei si era rivolta all'amico, i ponentini erano infatti molto più espansivi della gente di Levante. Da quando il gruppo di dissidenti era arrivato nel villaggio, non una sola volta aveva colto sul volto di Agata più di un affetto genuino nei confronti di Harris. Non aveva mai guardato l'amico come aveva invece guardato lui in più occasioni: quando, anni prima, aveva ammesso di essersi innamorata, oppure quando, il mese precedente, si era lanciata verso la gabbia che li separava. Agata non amava Harris quanto amava lui, in fondo lo sapeva, eppure con il ponentino era più a suo agio e non aveva la minima intenzione di rinunciare a quell'amicizia, qualsiasi cosa significasse per il loro già troppo instabile rapporto.

«Tseren! Tseren!» Agata continuava a ripetere il suo nome per richiamarlo a sé. Quando finalmente le iridi del Drago tornarono blu, la ponentina si voltò furiosa verso Harris. Cosa gli era saltato in mente? Prima aveva chiesto a Tseren di raggiungerli e poi se ne era uscito con quelle parole compromettenti basate sul nulla. Sul nulla.

In risposta, Harris lanciò nella palude la tazza che stringeva ancora in mano e si allontanò lungo la banchina per far sbollire la rabbia di quel confronto inaspettato.

Agata e Tseren rimasero seduti davanti all'ingresso della palafitta in silenzio. La ragazza finì di bere la tisana che si era ormai raffreddata, mentre il Drago faceva scoppiare con un rametto appuntito le bollicine che ricoprivano la superficie.

«Andremo nella Zona Costiera. Seguiremo le leggende dei Draghi d'acqua, ma al tempo stesso tenteremo di scoprire cosa succede dietro ai portoni sbarrati dei Cantieri della Setta e se i tre Primi Profeti sono passati di lì» proferì a un certo punto la ragazza. «Avrei dovuto parlarne prima con te, Tseren. Mi dispiace davvero per questa incomprensione con Harris...» Si sentiva terribilmente confusa. Non aveva mai messo Tseren e Harris sullo stesso piano, e mai l'avrebbe fatto. Eppure aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno che capisse il suo bisogno di pareggiare i conti con A-8Z8, e nessuno meglio dell'amico era in grado di sorreggerla nei suoi propositi di vendetta. L'idea di perdere amicizia di Harris la destabilizzava; la possibilità che Tseren giudicasse negativamente la persona che era diventata la atterriva.
Sollevò di nuovo la retina che lasciava intravedere la pelle candida del décolleté e si pentì di aver indossato quegli abiti provocanti che forse avevano peggiorato la situazione. Era lo sguardo di Tseren che cercava, sempre, eppure in quel momento sostenerlo le risultava particolarmente difficile.

«Avete infiltrati anche nei Cantieri?» domandò il Drago continuando ad accanirsi con quelle pustole d'aria provocate da chissà che pesce dell'acquitrino.

«Purtroppo no. Chi entra nella Setta subisce un vero e proprio lavaggio del cervello, e i pochi che riescono a uscirne hanno troppa paura di ricadere nelle pratiche che li hanno quasi annientati. Alcuni dissidenti più coraggiosi hanno provato a infiltrarsi nell'organizzazione, ma non sappiamo più nulla di loro» rispose amaramente la ponentina.

Mentre convincere gli scienziati della FSI era stato relativamente facile, dal momento che in molti covavano rancore nei confronti del vertice che aveva tradito le fondamenta portanti dell'istituzione scientifica per un ruolo nei giochi di potere tra i continenti; il veleno della Setta penetrava più in profondità: non aggrediva la parte razionale della mente, ma quella legata alle emozioni, scardinando il fragile equilibrio tra bene e male, tra umanità e bestialità. Una volta commesse certe atrocità la bussola morale era persa per sempre, non era possibile sopravvivere al senso di colpa e superare il trauma di essersi macchiati di tali orrori.

Nel descrivere a Tseren gli effetti del lavaggio del cervello della Setta, Agata non poté non notare le similitudini con quanto era accaduto al Drago: per quanto il ragazzo non avesse scelto consciamente di mettere da parte la propria umanità per assecondare un istinto brutale, di fatto il risultato era stato lo stesso: qualcosa di disumano si era impossessato di lui incrinando per sempre l'equilibrio tra le sue due nature.

Erano nel pieno di quella discussione quando furono raggiunti da Xhoán; lo sciamano si sorprese che quel giorno i due ragazzi si fossero alzati prima di lui e prese a osservarli attentamente. Agata lo mise subito al corrente dell'idea di separarsi dal gruppo per cercare una cura per Tseren, raccogliendo al tempo stesso informazioni utili per la loro lotta contro la Setta.

«E la tua vendetta contro A-8Z8?» tentò di approfondire l'uomo. Temeva che l'Ascendente non sarebbe riuscita a mettere da parte quell'ossessione che chiaramente era sempre al centro dei suoi pensieri.

«Aspetterà. Sia noi che A-8Z8 abbiamo centinaia di anni davanti... Non si possono prendere due pesci con una sola canna da pesca e in fondo la Setta è sempre stata il nemico numero uno del gruppo» spiegò l'Ascendente.

Xhoán annuì dubbioso; aveva notato che Tseren stava particolarmente male quel giorno, e non capiva se arrivare a quel compromesso fosse stato distruttivo per entrambi. Il Drago parlava poco e doveva in continuazione controllare che l'oro nei suoi occhi non prendesse il sopravvento, mentre Agata era estremamente nervosa e non aveva tentato neanche una volta di stringergli la mano per rasserenarlo.

Qualsiasi cosa fosse accaduta quella mattina, il riavvicinamento dei giorni precedenti sembrava già un ricordo lontano; i due erano tesi come il giorno che era arrivato nel villaggio e a quel punto non sapeva neanche più se separarsi dagli altri fosse davvero una buona idea.

«Verrai con noi, vero?» lo supplicò Tseren.

«Ma certo. Ci siamo appena ritrovati, figliolo, e non dimenticare che sono l'unico che ha una formazione da guaritore. Non ho intenzione di lasciarti finché non starai meglio» lo tranquillizzò. «E poi ho voglia di rivedere i miei parenti. La Zona Peninsulare è un'appendice della Zona Costiera; possiamo fare una tappa dalla mia, dalla nostra famiglia, Tseren».

«Mi sembra un'ottima idea» commentò il Drago, mentre Agata si limitava a mugugnare distrattamente.

***

I preparativi della partenza furono rapidi, ma non privi di complicazioni: nonostante non ci fosse granché da preparare, l'identificazione di un luogo sicuro dove darsi appuntamento si rivelò più complicato del previsto. Scelsero infine un paesello nella periferia del Capoluogo della Zona Costiera di Levante, dove uno dei dissidenti possedeva un terreno.

Dopo neanche due settimane che si erano ricongiunti, il gruppo decise di dividersi in comitive più piccole: Harris, Lilian e altre cinque persone sarebbero partiti per la Capitale, alla ricerca dei tre fondatori della Setta; Shuinì e lo Gnomo sarebbero rimasti nelle Paludi, con l'obiettivo di radunare altri dissidenti; un gruppettino guidato da Iikka Jerd si sarebbe diretto sugli Altopiani, sperando di recuperare qualche informazione sull'andamento della guerra; e infine Agata, Tseren e Xhoán avrebbero raggiunto la costa, usando come base d'appoggio la casa dove era nato e cresciuto lo sciamano.

Quando fu il momento di separarsi, Tseren salutò freddamente gran parte degli amici di Agata. Come era consuetudine a Ponente, strinse l'avambraccio di Harris mentre l'altro ricambiava di malavoglia; accettò poi da IJ una pacca sulla spalla un po' troppo vigorosa e lasciò che Shuiní gli facesse scivolare un sacchetto di erbe nella tasca.

«Stammi bene, Draghetto. Non sei più in gabbia, smettila di vivere in punta di piedi» gli disse la levantina strizzandogli l'occhio. Il mascara sciolto dalla calura lasciò dei grumi neri sulla palpebra inferiore e Tseren chinò il capo pensando che gli sarebbe dispiaciuto non incontrare mai più quella strana compagna d'avventure. Era l'unica, a parte suo padre e la sua Ascendente, con cui si era sentito di poter abbassare la guardia.

Il Drago salì a bordo di una piccola chiatta, accomodandosi accanto allo sciamano, e diede risolutamente le spalle al borgo di palafitte per evitare di vedere Agata salutare Harris. E se avesse potuto, avrebbe evitato anche di ascoltare.

***NOTA***

Che si saranno detti quei due?!
Un altro dei miei snervanti cliffhangers... #sorrynotsorry. ^~^ Però avete notato che ho pubblicato due volte questa settimana? Magari l'avvicinarsi del Natale mi rende più buona, oppure ho ascoltato le lamentele di alcuni lettori che sostengono che, di questo passo, non basteranno i 500 anni che Tseren & Agata hanno a disposizione per scoprire come va a finire la storia.
A presto! Elaine 🌷

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now