104 - Confessione di promesse

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«Eccoli lì.» La voce calma di Agata lo distolse dagli eventi che non ricordava, ma che aveva in qualche modo ricostruito a partire da quell'affresco e dagli incubi che avevano assediato la sua mente per mesi.

Il ragazzo si costrinse a distogliere gli occhi sbarrati dalla folla pietrificata nel dipinto. Lì dove il soffitto saliva a formare una piccola cupola, un'improvvisa esplosione di colori brillanti era in netto contrasto con i toni cupi del resto della scena. Tseren mise a fuoco con fatica i corpi di tre esseri alati, da cui si sprigionavano una miriade di raggi dorati, che scendevano sulla terra come una pioggia di luce. Piumati erano i loro corpi, sterminate le ali, le code attorcigliate culminavano in una conchiglia dai bordi morbidi, gli occhi erano serrati, come se le creature non avessero bisogno di percepire l'ambiente circostante con la vista, e infine, proprio così come aveva anticipato loro Kuy Hoa, sul capo di quelle creature a metà tra un Drago e un uccello c'era una aureola di fiamme.

«Ti dice qualcosa?» sussurrò Agata dopo un po' che osservavano gli Alicanti in silenzio.

«Assolutamente nulla» sospirò l'altro.

«Potrebbe essere un terzo tipo di Drago? Assomiglia alla tua razza, Tseren, ma al tempo stesso è completamente diverso...» rifletté la ponentina.

L'altro si passò una mano sulla fronte, deluso da non aver trovato nulla di utile nel vecchio affresco sbiadito. Aveva riposto troppe speranze nelle parole di un vecchio Drago del mare fuori di testa e in quelle di un giovane Gnomo esaltato. Quella degli Alicanti era una leggenda che non aveva lasciato tracce concrete e non era il momento di lasciarsi distrarre da una fantasia. Non c'era soluzione miracolosa alla maledizione della sua doppia natura.

«La Luna... » sussurrò Agata, facendo eco ai suoi pensieri. «Eccola, la Luna.»

Il Drago inclinò il capo, senza capire a cosa si riferisse la sua Ascendente. L'altra gli sollevò il mento, in modo che seguisse l'ampio cerchio che stava disegnando nell'aria. «Fa da sfondo all'interno affresco, vedi? Vedi i crateri?»

Tseren capì che Agata aveva ragione, era proprio la Luna lo sfondo della rappresentazione. Provò un moto di stizza nei confronti del satellite inanimato di cui la sua razza era schiava.

«Potremmo esplorare le altre sale» riprese Agata con determinazione. «Magari agli Gnomi è sfuggito qualcosa, magari...»

«Dovremmo riposare un pochino, Agata» la fermò il ragazzo prendendola delicatamente per le spalle. «Domani sarà la giornata più difficile da quando ci siamo ritrovati. Rischiamo di perderci di nuovo per sempre, rischiamo di perdere tutto.»

L'altra fu scossa da un brivido di paura e cercò il contatto con il compagno, che la attirò subito tra le sue braccia calde. Respirarono i respiri l'uno dell'altro, incapaci di separarsi.

In trance ripercorsero i loro passi, ritrovandosi all'aperto, nel cortile riconquistato dalla natura selvaggia. Rispetto a quando avevano attraversato l'erba alta, una ventina di minuti prima, il paesaggio era però completamente cambiato. Il giardino abbandonato si era popolato di centinaia di lucciole, rischiarandosi a tal punto che persino Agata riusciva a scorgere i profili morbidi dei tempietti vuoti avvolti dalla vegetazione, costruzioni ottagonali dove i pellegrini si sedevano un tempo per preparare le offerte votive e per chiacchierare delle speranze e delle difficoltà della vita.

Agata e Tseren si sedettero sui gradini ricoperti di muschio soffice, beandosi dello spettacolo inaspettato.

«Non posso perderti di nuovo, Tseren» proferì improvvisamente la ragazza, riprendendo la conversazione di poco prima. «Non ti perderò di nuovo.»

L'altro si voltò a guardarla e il volto teso di riempì di devozione. Sentire la voce di Agata vibrare di determinazione era sempre stato per lui il più efficace dei balsami curativi. La forza della sua Ascendente lo riempiva di orgoglio, gli faceva venire voglia di essere altrettanto coraggioso. Se lei, una fragile umana, era in grado di tanto, lui, una creatura infinitamente più forte, non poteva essere da meno.

La baciò dolcemente, assaporando il desiderio sulla punta della lingua di lei, che si infilava sicura tra i suoi denti, resi più affilati del solito dalla Luna nuova. C'era una familiarità, nell'intimità tra loro, di cui Tseren ancora non riusciva a capacitarsi. Fino a poco tempo prima, si erano a malapena tenuti per mano, ora conoscevano ogni centimetro del corpo dell'altro. Fino a poco prima facevano fatica a comunicare, ora erano in grado di comprendere persino le sfumature dei rispettivi sospiri. Agata rise. Una risata in cui il piacere era però contaminato dalla preoccupazione. E così Tseren fece del suo meglio per distrarla dalla paura per la battaglia imminente.

«Adoro come il tuo corpo capisce al volo quello di cui il mio corpo ha bisogno e riesce ad adattarsi immediatamente» gli sussurrò la ragazza in un orecchio.

«E io adoro come la tua mente, persino nel bel mezzo di... nel bel mezzo di tutto questo, continui a formulare questi ragionamenti...» rispose lui con un sorriso canzonatorio.

***

All'alba Agata fu svegliata dal canto corale dei galli. Portato dal vento, lo starnazzio instancabile li raggiunse dai cortili delle zone ancora frequentante del Tempio.

L'Ascendente fu colta da un senso di nausea. Era finita. L'attesa era finita. Nel giro di qualche ora si sarebbero messi in moto gli eventi di quello che poteva essere l'ultimo atto della loro battaglia contro A-8Z8.

A-8Z8.

Dov'era A-8Z8, in quel momento?

«Non ci perderemo, Agata. Te lo prometto» sussurrò Tseren e la ragazza sussultò, perché non si era accorta che l'altro fosse sveglio.

«Non ci siamo già passati, Tseren. È meglio non promettere qualcosa che non possiamo controllare...» sospirò l'Ascendente ricordando l'ultima volta che lei stessa aveva fatto una promessa che non era stata in grado di mantenere. Anni prima, aveva assicurato il Drago che non si sarebbero mai più separati, che non avrebbe mai più permesso che mutasse fuori controllo.

L'altro rimase in silenzio per un lungo istante, mentre il cielo si rischiarava. «Hai mantenuto a metà la tua promessa, Agata. Se anche non hai potuto impedire che mutassi mese dopo mese senza controllo, non mi hai mai veramente lasciato. Non penso che ci siamo mai davvero separati, sai» spiegò prendendole il palmo e appoggiandolo sul proprio torace segnato dalle cicatrici della FSI.

L'altra sorrise nel capire a cosa si riferisse il ragazzo. «Anche tu sei sempre stato con me, Tseren. In ogni istante che siamo stati lontani, non ho mai smesso di sentire la tua presenza al mio fianco» annuì accarezzandolo in corrispondenza dello sterno, dove bruciava il suo fuoco di Drago. «E non ci perderemo neanche oggi» affermò infine Agata, ripetendo le parole convinta. «Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, Tseren. Non c'è niente, niente di più importante per me» arrossì.

Le pagliuzze nelle iridi cobalto di Tseren si riempirono della luce dorata dell'alba. «Ti amo anche io, Agata. Sei il centro della mia vita. Lo sei da prima che ci conoscessimo e sei tu l'unica parte che amo del mio essere Drago. Se non fossi nato Drago, non avrei mai avuto un'Ascendente e non ci saremmo mai incontrati. Di questo sono consapevole.» E con un sorriso le depose un altro bacio sulla bocca spalancata per la commozione provocata dalla sua confessione d'amore. 

***Nota dell'autrice***

Vi sono piaciuti gli Alicanti? E questo momento dolcissimo tra Agata e Tseren? 

Ormai ci siamo quasi, stiamo entrando nei capitoli che fanno parte del gran finale... che emozione! 

Elaine

Il primo degli Alicanti [completata]Where stories live. Discover now