34 - Sabbia dal passato

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Agata riconobbe istantaneamente il profumo del mare. L'aroma di salsedine le fu portato dalla brezza del mattino e la ponentina decise di incamminarsi da sola nella macchia costiera. Tseren e Xhoán dormivano ancora.

Si lasciò guidare dalla sinfonia composta dallo sciabordio delle onde e dai lamenti dei gabbiani finché non si ritrovò sul ciglio di una spiaggia sassosa. Si chinò a raccogliere una manciata di pietre viola, pulendo le telline dalla polvere antrace, assecondando un'abitudine eco della sua infanzia.

Quando erano bambine, lei e Holly Dee prendevano di nascosto un po' di colla dal negozio dell'amica per attaccarsi le minute conchiglie sulle unghie. La giustificazione davanti ai rimproveri dei genitori era sempre la stessa. «Il mare ci ha messo lo smalto» ripetevano in coro facendo spallucce.

Se solo Holly fosse stata lì a consigliarla! Magari l'amica l'avrebbe aiutata a capire come comunicare con Tseren. Ogni volta che incrociava il suo sguardo alienato, Agata veniva colta dal presentimento che il Drago stesse perdendo il lume della ragione e che un giorno quegli inquietanti occhi dorati sarebbero comparsi per restare.

Lo sguardo dell'Ascendente vagò nell'oscurità, soffermandosi sulle creste bianche illuminate dalla luce lunare. Un passo dopo l'altro raggiunse la riva e attese di sentire la sabbia bagnata sotto la pianta dei piedi; attese e attese finché la sensazione familiare dell'acqua tiepida che faceva affondare le dita tra i granelli pungenti non la riportò di nuovo indietro nel tempo. Aveva sempre avuto bisogno di dormire meno degli altri; così, da ragazzina, aveva preso l'abitudine di passeggiare di notte sulla spiaggia: aspettava che tutti si addormentassero e sgusciava fuori dalla catapecchia che condivideva con i genitori, i due fratellini, la nonna e la zia, per trascorrere ore di tranquilla riflessione cullata dal dondolio irregolare delle onde.

Avvolta dal tepore serale dell'acqua, la ponentina fece un altro passo, ritrovandosi presto immersa fino alle ginocchia.

«Agata!» La voce allarmata di Tseren la fece tornare in sé e la ragazza sussultò nel sentire la stretta rovente di lui attorno al polso.

«Perché ti sei allontanata da sola?» La stava sgridando, ma non c'era alcuna alterazione nella sua voce, solo stupore.

«Mi dispiaceva svegliarti e ho sentito improvvisamente il bisogno di schiarirmi le idee...» sussurrò in risposta.

«Posso sedermi in disparte sulla spiaggia, posso aspettare nelle vicinanze finché avrai voglia di rimanere qui, ma ti prego non chiedermi di perderti di vista...» propose il Drago, rammaricato dalla natura talvolta asfissiante del loro rapporto.

«No, mi fa piacere se rimani. Anche io sono sempre agitata quando non siamo vicini» lo tranquillizzò lei. «Solo... Potresti...» E l'Ascendente sollevo il braccio, facendogli capire che la sua presa le dava fastidio.

«Perdonami!» Il ragazzo la liberò mortificato, strofinandosi il palmi brucianti sui pantaloni di tela. «Perdonami per averti costretto a lasciare di nuovo le persone a cui vuoi bene. Mi sembra che la storia continui a ripetersi. Nonostante l'unica cosa di cui mi importi veramente sia la tua felicità, non faccio altro che allontanarti da chi può renderti felice...»

La ragazza si voltò a osservare il profilo appuntito del Drago: la sua schiettezza non finiva mai di stupirla. Era sempre stato così: Tseren non aveva mai avuto peli sulla lingua, ciò che pensava di solito esprimeva candidamente a voce alta, ma la ponentina ancora non era abituata a sentirlo ammettere tanto spesso quanto tenesse a lei.

«Tseren, non è da me pensare che la mia felicità possa dipendere da altre persone. E comunque tu verrai sempre prima di chiunque altro, lo sai vero?» rispose impacciata.

Il primo degli Alicanti [completata]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu