Capitolo 8

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Avevo cercato sempre di mantenere un profilo basso a scuola, non mi piaceva mettermi in mostra in alcun modo, ma ultimamente le cose non stavano andando come avevo sperato.
Damon, dopo l'episodio della piscina, mi aveva evitata come la peste, non mi salutava, né cercava un modo per infastidirmi.
Sarei dovuta essere contenta di questa cosa, infondo era proprio quello che volevo, ma non potevo negare a me stessa, di provare invidia verso quelle ragazze, indubbiamente più belle di me, che lui guardava e baciava a caso.
Sicuramente ora, avevo capito che Piper, non fosse la sua ragazza, così come, mi ero resa conto che per lui tutte fossero uguali, una valeva l'altra, l'importante era avere certe doti fisiche e dovevo dire che il ragazzo, era piuttosto esigente.
Tate, sembrava essersi calmata, ma temevo che, da un momento all'altro, mettesse in atto il suo piano diabolico nei confronti di Damon, del quale non avevo idea.
Per me era inutile, ma per lei ovviamente no.

"Hanno aperto un nuovo ristorante in città, ti va di andarci?".
Una cosa che apprezzavo di Jacob, era che quando voleva qualcosa, faceva di tutto pur di ottenerla.
Non aveva mai mollato la presa con me, nonostante io non avessi mai mostrato tutto l'interesse, che lui invece dimostrava nei miei confronti.
Aveva un modo tutto suo di corteggiarmi, era davvero molto carino e premuroso con me, ed ogni giorno mi accompagnava fino all'autobus, salutandomi con un bacio sulla guancia.
"Certo", sorrisi.
Avevo deciso di dargli un'opportunità, non gli mancava nulla, ma cosa ancora più importante, mi rispettava. Non era mai andato oltre, in gesti che mi avrebbero senza dubbio, messo in difficoltà.
Capiva la mia inesperienza e rispettava i miei tempi, ed io gliene ero infinitamente grata.
Non volevo correre con lui, volevo che tutto ciò, che sarebbe potuto accadere fra noi, accadesse in modo naturale, senza fretta e senza pretese da entrambe le parti.
"Oggi è sabato, quindi stasera?". Tentò, sorridendomi a trentadue denti.
Era un ragazzo molto solare e la sua spensieratezza, era molto contagiosa.
Mi faceva sicuramente bene circondarmi di persone come lui e Luke, con il quale fra l'altro, stavo instaurando un bellissimo rapporto, di amicizia.
Certo, alle volte faceva delle battutine sconvenienti su me e Jacob, ma era simpatico, questo dovevo ammetterlo.
"A che ora passi a prendermi?". Domandai, dondolando i piedi oltre il muretto del cortile della nostra scuola.
Tate era stata indubbiamente un'ottima insegnante.
Non ero molto disinvolta nel dialogare con un ragazzo, ma grazie a lei, avevo imparato delle chicche, che spesso mi aiutavano a non fare la figura della scema.
Peccato che con Damon non funzionassero.
Con lui non sapevo controllarmi, non riuscivo a seguire il copione della ragazza figa e perfetta, ero sempre me stessa con lui, non riuscivo a mettere da parte la mia gentilezza, anche quando non lo meritava, cioè sempre.
Tuttavia, lui non era un mio problema, le nostre vite avevano preso strade diverse, anzi in realtà non avevamo mai camminato su una stessa lunghezza d'onda.
"Mi piaci quando fai così", disse lui, accarezzandomi una guancia.
Arrossì visibilmente e purtroppo anche lui lo notò.
"Comunque alle nove", sorrise.
"Va bene", mormorai, torturandomi le mani fra loro.
Eravamo arrivati ad un punto, in cui era chiaro che fra noi non ci fosse solo amicizia, o meglio ero arrivata al punto di capire, che lui non mi vedesse solo come un'amica, era stato abbastanza chiaro, come era chiaro che prima o poi, si aspettasse un'iniziativa da parte mia.

Quella sera accettai ben volentieri l'aiuto di Tate, i miei vestiti non erano per nulla adatti ad un appuntamento con un ragazzo, il sabato sera.
L'opera di restauro, cominciò all'incirca dalle cinque del pomeriggio, Tate fu molto entusiasta di aiutarmi, glielo si leggeva in faccia e a me piaceva renderla felice, anche attraverso queste piccole cose.
Ovviamente, anche lei sarebbe uscita con Luke e con degli amici di quest'ultimo, che non conoscevo e che non frequentavano la nostra stessa scuola.
Destinazione?
Un'altra festa, a casa di un certo Mike.

"Stasera ti bacia, me lo sento", squittì Tate, sfumandomi l'ombretto sulle palpebre.
"Forse sono io, che non me la sento", borbottai.
"È normale, è il tuo primo bacio", disse.
Il vero problema non era quello, certo era importantissimo per me, ma non mi sentivo pronta, non sapevo se tutto ciò fosse dovuto a Jacob o altro, fatto stà, che non volevo ancora essere baciata da lui.
Per il momento ci stavamo frequentando, uscivamo insieme, era questa l'etichetta che il mondo ci aveva stampato addosso.
Camminavamo mano nella mano per i corridoi della scuola e qualche volta, lui mi accarezzava il viso e mi abbracciava.
Stavamo procedendo molto lentamente, a me andava bene così e lui non si lamentava.
"Già", mormorai in risposta.
Tate mi avrebbe indubbiamente presa per pazza, se le avessi detto i reali motivi per cui non volevo essere baciata, da Jacob.
"È arrivato", sorrise, mostrandomi il messaggio che Jacob le aveva mandato, era molto dolce.
Fai scendere la mia principessa, c'era scritto.
Sorrisi, lasciando un bacio sulla guancia di Tate e guardandomi un'ultima volta allo specchio, prima di calarmi giù dalla finestra.
Il vestito che indossavo era nero, arrivava a metà coscia e non aveva spalline, aderiva perfettamente alle mie poche curve e per una volta, fui soddisfatta del mio riflesso.
"Divertiti".
"Anche tu", le risposi.

SweetWhere stories live. Discover now