Capitolo 47

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Ventiquattro ore, erano passate soltanto ventiquattro ore ed io sentivo di non farcela.
Non avevo guardato il telefono neanche una volta, stranamente non rimanendoci male per non aver ricevuto alcun tipo di messaggio dopo il nostro saluto a dir poco, fantastico. Damon era questo e in qualche modo, decisi che forse era meglio così. Non c'erano parole, non c'erano messaggi che potessero racchiudere quello che ci era successo. Perché io, forse ingenuamente parlando, avevo la netta sensazione di non essere l'unica a provare qualcosa.
Da parte mia, si chiamava amore e ne ero certa, da parte sua, non avrei mai azzardato un ipotesi simile. Damon non era innamorato di me, ne era attratto ed era palese, ma oltre questo, credevo che ci fosse una minima parte di lui, che tenesse a me.
Quando rientrai in orfanotrofio, trovai la Morris in salotto con il dito puntato sul suo orologio, ma quando notò il mio sorriso, che andava da un orecchio all'altro, scosse il capo, andando via.
Tate invece, mi assillò tutto il tempo, le dissi solo quello che le interessa sapere. Il suo urlo, ero sicura che l'avesse sentito anche Damon.
"Che voleva Luke?". Quella domanda lasciò le mie labbra in modo spontaneo.
Mercoledì mattina era arrivato ed io sapevo, sentivo dentro di me, che Damon era già abbastanza lontano. Mi si mozzò il respiro per un attimo.
"È stato strano", borbottò, poggiando la testa sul libro di matematica.
"Credo che tu gli piaccia", ammisi.
"Kry", mi guardò di sottecchi. "Questo l'ho capito tempo fa, ma...non abbiamo parlato di questo".
"Oh, non ti piace?". Mi dispiaceva per lui, la guardava come se esistesse solo lei ed era una bella cosa.
"Non lo so", sbuffò. "Ma hai sentito cosa ti ho detto?".
"Che ti ha detto?". Andai al dunque, sembrava avere fretta a vuotare il sacco.
"Mi ha chiesto di te e...di Damon".
"Cosa ti ha chiesto precisamente?". Mi accigliai. A differenza di Jacob, era stato l'unico a non mettere bocca sul mio rapporto con Damon. Almeno non sempre.
"Se vi stavate ancora vedendo? Se state insieme?".
"Ma è impazzito?". Una risata nervosa lasciò le mie labbra.
"Beh, ha insistito".
"E tu cosa gli hai detto?". Ero, ingiustificatamente, agitata. Cavolo, era Luke, non Piper ne tantomeno Jared.
"Gli ho chiesto perché volesse saperlo, e lui mi ha risposto che è molto preoccupato per te, che ti sei allontanata da noi e con noi intende se stesso, me e Jacob".
"Sa bene perché mi sono allontanata da Jacob".
"Beh, ma poi avete chiarito", oh Tate, se solo sapessi...
"Si, ma...non lo so", sbuffai. "Parlerò con Luke, anzi, avrei preferito che parlasse di questa cosa direttamente con me".
"Ultimamente è un po' strano".
"Già", concordai. "Forse, era solo...preoccupato, non so..".
"Parlagli al più presto", disse, alzando la testa di scattò quando la prof richiamò il suo nome.

Mi guardavo intorno, alla ricerca di qualcuno che sapevo non avrei trovato.
Mi immersi in acqua, riprendendo fiato solo al termine della quarta vasca.
Presi dei luoghi respiri, poggiata al trampolino, riconoscendo subito, la sagoma di Rick, avvicinarsi a me.
"Ciao", lo salutai da lontano.
"Krystal", sorrise, accovacciandosi sulle ginocchia. "Hai già finito?".
"Ho un'altra mezz'ora disponibile", dissi, scacciando via alcune goccioline d'acqua dal mio viso.
"Bene", rispose, sfilando l'accappatoio, prima di tuffarsi. Riemerse qualche secondo dopo, scrollandosi l'acqua dai capelli.
"Hai preso una decisione? Venerdì si avvicina".
Mi accigliai un attimo, dandomi poi un colpetto sulla fronte quando ricordai a cosa si stesse riferendo.
"Te ne sei dimenticata", sorrise appena, forse non troppo felice di questa cosa.
"Ecco...sono stata un po' impegnata in questi giorni e...".
"Beh, allora accetta", il suo sorriso si accentuò. "È solo un'ora Krystal, passerà in fretta". Ero titubante, mi dispiaceva negare un favore ad un amico, ma lui sapeva o meglio, aveva capito, di essere solo un amico? Tuttavia, non potevo rinfacciarglielo ogni volta, da allora, non si era mai comportato in maniera avventata o sconsiderata nei miei confronti.
"Chiederò alla Morris, ma credo che non ci siamo problemi", rilasciai un respiro tremolante.
Mezzo secondo dopo, mi ritrovai le sue braccia attorno al collo.
"Grazie Krystal, davvero".
"Ehm, di nulla", diedi due pacche dietro la sua schiena, non sapendo come ricambiare questo strano abbraccio.
"Sei davvero un tesoro", disse, sciogliendo l'abbraccio.
"Figurati, mi fa piacere aiutarti", abbozzai un sorriso. "Ora però, continuo ad allenarmi".
"Va bene, magari ci organizziamo in questi giorni e ti spiego un po' di cose", ecco, mi ero appena pentita di aver accettato.
"Ok", dissi molto lentamente, prima di riprendere il mio ciclo di allenamenti.
Quella giornata sembrava essere giunta al termine, ero riuscita ad evitare Rick all'uscita e i suoi vari tentativi di offrirmi un passaggio, ma quando vidi Luke, fermo al suo armadietto, fermai la mia corsa.
Sembrava la giornata degli incontri quella.
"Hey", picchiettai sulla sua spalla.
"Ciao krystal", abbozzò un sorriso tirato.
"Luke", dissi in tono serio. "Parliamo?".
"Tate?". Annuì.
"Ho una commissione da fare ora, se non hai impegni, puoi farmi compagnia e dopo ti riaccompagno. Così parliamo".
"Si, va bene", annuì. Ci tenevo a chiarire con lui, il prima possibile.
Salì nella sua auto, simile a quella di Damon, solo un po' più piccola. Accese i riscaldamenti, inoltrandosi nella trafficata Manchester, almeno fino ad un certo punto, poiché le strade iniziarono a diventare sempre più deserte, mal ridotte e silenziose, in apparenza.
"Che posto è questo?".
"È dove lavoro", scese dall'auto, avvicinandosi a un gruppo di ragazzini di al massimo quattordici anni. Entrasse dalla tasca dei suoi jeans una bustina bianca che quei tre, afferrarono al volo, dandogli poi dei soldi.
Quando Luke, tornò in auto, non disse nulla, non mise in moto. Non fece nulla.
"Perché mi hai portata qui?". Sussurrai. Non ero stupida, il suo gesto non era casuale.
"Perché voglio mostrarti quello che siamo, quello che anche lui è".
"So quello che Damon fa", risposi piccata. "Potevi risparmiarti questa sceneggiata".
"So che tu sai, ma vederlo dovrebbe farti tutto un altro effetto".
"Non sono felice di quello che Damon, tu e gli altri fate, ma non giudico le persone in base a questo. A volte, si è costretti".
"Ti ha detto di Charlotte", sospirò, poggiandosi contro la schienale del suo sediolino. "Quanto sai?".
"Cosa vuoi dirmi realmente, Luke?". Girai il busto nella sua direzione.
"Preferirei vederti lontana da quello il più possibile", mi guardò. "Ti voglio bene krystal, non hai idea in cosa ti stai andando a cacciare".
"So che Damon non è un santo ma...".
"Non si tratta di questo, non si tratta solo del fatto che molto probabilmente ti troverai con il cuore spezzato", trasalì. La sua sincerità mi disarmò.
"Inconsapevolmente, Damon ti sta trascinando nella sua merda".
"Cosa sai? Per favore, dimmelo".
Distolse lo sguardo. "Kry, fra Damon e Jacob le cose non si risolveranno mai e non voglio che usino te per continuare una lotta che non avrà mai un vincitore".
"C-che stai dicendo?".
"Mi ricordi tanto Charlotte in questo momento. L'unico scopo della vita di Damon era proteggerla e più o meno, sta facendo la stessa cosa anche con te ma...certe cose non devono ripetersi".
"Parla Luke", sbottai. "Sono stanca di queste mezze frasi".
"Non posso parlatene io", scosse il capo, poggiandolo contro il manubrio. "Posso solo consigliarti di stare lontano da Damon e anche da Jacob. È la loro vendetta e devono lasciarti in pace".
"Vendetta? Per cosa?".
"Per chi, vorresti dire". Un sorriso amaro lasciò le sue labbra. "Siamo tutti colpevoli in questa storia, chi più, chi meno, abbiamo contribuito tutti al tradimento di Charlotte. Lo sapevamo, e non abbiamo detto nulla".
"Sapevate cosa?". Ero esasperata.
"Chiedilo a Damon, fa pure il mio nome se necessario. Non voglio più assistere ad un'altra tragedia. Charlotte era mia amica, è un anno che non la vedo. Ha tagliato tutti fuori".
"Quindi la conoscevi?".
"La conosciamo tutti e quando dico tutti intendo tutti". Mi guardò. "So che sei innamorata di Damon", mi si seccò la gola per la sua schiettezza. "Anche lui ci tiene a te, si vede. Ma la sua voglia di vendetta distruggerà tutte le cose belle che avete costruito insieme. Anche lui è stato tradito e tu, non eri prevista nel suo piano di autodistruzione".
"D-a Jacob?". Balbettai.
"Anche da Jacob", sussurrò, passandosi le mani fra i capelli. "Salvati finché sei in tempo Kry, meriti serenità, meriti qualcuno che ti renda felice e credimi con lui, tutto questo non sarà possibile". Qualcosa di salato, scivolò giù per la mia guancia. Luke, afferrò le mie mani fra le sue.
"Mi dispiace, ma non starò zitto anche stavolta. Non commetterò lo stesso errore che ho fatto con Charlotte".
"N-non ci sto...capendo più...", un singhiozzo squarciò il mio corpo in due.
"Lo so Kry, e vorrei raccontarti ogni cosa, ma non è giusto. Non è la mia storia".
"Damon non mi dirà mai nulla". In quel momento la consapevolezza di non conoscerlo affatto, mi colpì come un macigno.
"Se tiene davvero a te, forse un giorno lo farà". Disse. "Ne ha passate tante e davvero non so, dove trovi la forza per andare avanti".
"Vorrei solo aiutarlo", tirai su col naso.
"Lo stai già facendo", pizzicò il mio naso. "Non l'ho mai visto sorridere Kry, almeno...non prima che arrivassi tu".
"Lo dici solo per confortarmi".
"No Kry, io vorrei che tu lo lasciassi perdere, davvero. Ma non posso negare quello che vedo".
"Lo amo", scoppiai a piangere. Il mio corpo scosso da singhiozzi. Avevo paura, e lui era troppo lontano.
Luke mi abbracciò e per quanto gli volessi bene, per quanto apprezzassi le sue mezze verità, non riuscivo a stare meglio. Avevo bisogno di Damon, avevo bisogno di parlargli, ma prima di venti giorni, questo non sarebbe mai accaduto. Doveva pensare solo ed unicamente al bene di sua sorella.
"Lo so", sorrise mesto, scompigliandomi i capelli. "Solo...stà attenta", tornò al suo posto, mettendo in moto. Restai in silenzio a fissarlo per quasi tutto il viaggio di ritorno, quando si fermò fuori l'orfanotrofio, mi sentì in dovere di dire qualcosa.
"Grazie per...essere stato sincero con me. Sei un buon amico". Cercai di sorridere, ma ero troppo triste per riuscirci.
"In questo momento mi sento un pessimo amico, ma va bene".
"La verità fa sempre male, ma preferisco saperla, lo apprezzo davvero".
"Parlatene, magari mi sbaglio e fra dieci anni mi inviterete al vostro matrimonio".
"Sei più illuso di me", ridacchiai. "Ci vediamo domani", scesi dall'auto, ma lui abbassò il finestrino, sporgendosi in avanti.
"Kry".
"Si?".
"Butta quelle lettere, e perdonami se ci sono troppi errori di ortografia".
"Cosa?". Strabuzzai gli occhi. "Eri tu?".
"Ero io", abbassò il capo. "Ma ora sai perché l'ho fatto". Aggiunse, sorridendomi un'ultima volta, prima di andar via.
Restai a fissare la sua auto, per minuti interi, incapace di muovere un passo. Avevo scoperto qualcosa in quell'ora passata insieme, qualcosa che anziché mettere chiarezza nella mia testa, mi rese ancora più confusa e triste.
Damon aveva un conto in sospeso con Jacob o almeno questo era quello che io avevo capito, Charlotte aveva un ruolo importante in tutto questo così come anche gli altri e ultima cosa, ma non meno importante, Luke aveva scritto quelle lettere. Quest'ultima parte, mi fece scoppiare in una risata isterica, ma all'improvviso, iniziai a piangere di nuovo sul marciapiede del mio orfanotrofio, con le mani fra i capelli.
Era un inferno, che non ero pronta ad affrontare, ma nemmeno disposta ad abbandonare.
Piansi ininterrottamente, accasciata sulle mie ginocchia, fin quando una mano sfiorò la mia spalla, facendomi sobbalzare.
"Credo che sia arrivato il momento di dirmi la verità". Guardai la Morris dal basso, annuendo appena, consapevole di dover mentirle anche quella volta.

SweetWhere stories live. Discover now