Capitolo 70

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Sentivo un brivido percorrermi la schiena, era bello qualunque cosa mi stesse provocando ciò.
Non volevo svegliarmi, era tutto fin troppo perfetto, eppure quella cosa persisteva, non si arrendeva e stava ridendo.
Cos'era?
Sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco quello che stava succedendo, era ancor meglio di quello che avevo sognato.
Svegliarsi con il sorriso di Damon, furbo, malizioso e soddisfatto, era un qualcosa di indescrivibile. Insostituibile direi.
"Sembrava che stessi avendo un orgasmo".
Strabuzzai gli occhi.
"C-cosa?".
"Tranquilla", scoppiò a ridere. "Posso sempre rimediare".
"Cretino", borbottai, stiracchiandomi. "Sei vestito? Cioè ...voglio dire", arrossì. Che diavolo mi stava prendendo?
"Posso rimediare anche a quello", poggiò un gomito sul cuscino, lasciando scorrere il suo sguardo lungo tutto il mio corpo, ricoperto solo dal leggero lenzuolo che usava per dormire in pieno inverno.
Tuttavia, quella notte ero stata benissima, c'era lui a riscaldarmi e non avevo bisogno d'altro.
Sembrava davvero che mi fossi appena risvegliata da un sogno, ma speravo che quel tu sei mia, ti voglio, non fosse solo frutto della mia fervida immaginazione.
"Smettila", sorrisi, portandomi le mani in viso, mentre lui si morse il labbro.
"È stato per una buona causa", sussurrò, circondando la mia vita con un braccio, attirandomi a se. Alzai il viso verso di lui, guardandolo incerta.
"Cioè?". Ero curiosa, molto curiosa.
"Te lo dico dopo".
"Dici sempre così", inarcai un sopracciglio, lui se ne fregò, iniziato a lasciare una serie di piccoli baci sulle mie labbra, ed a quel punto me ne fregai anch'io, circondando il suo collo con le mie braccia. Le sue mani scesero sul mio ventre, accarezzando, stringendo con possessione e mi piaceva. Era diverso, tutto lo era, anche quando mi baciava, quando mi toccava. Ora sembrava che fosse sicuro, che non si stesse frenando in nulla, e non potevo desiderare altro. Davvero.
"Mh", mugugnò, quando la sua lingua raggiunse i miei capezzoli ad a quel punto, tutto il mondo sparì, come sempre d'altronde quando eravamo insieme.
"Dam". Ansimai in cerca d'aria, poi si fermò, raggiungendo di nuovo le mie labbra.
"Ho una cosa per te", mi accigliai, lui sembrava teso, in difficoltà. Come se baciarmi, in qualche modo, lo avesse incoraggiato a fare chissà che cosa. Un eterno mistero. Ecco cos'era per me.
"Che cosa?". Ridacchiai dinanzi alla sua espressione tormentata.
Scosse il capo, prima di alzarsi dal mio corpo e abbassarsi al fianco del suo letto.
Mi sporsi, cercando di capire cosa stesse facendo. Restai a bocca aperta, completamente senza parole, quando posò al mio fianco un cestino stracolmo di rose, di ogni colore esistente. Ne erano tantissime.
Alzai lo sguardo verso di lui, non mi stava guardando, era in imbarazzo ed era già la seconda volta che assistevo a qualcosa di così dolce e prezioso.
"Damon...wow", sfiorai quei fiori, incredula, con il cuore che mi batteva a mille. "Sono...bellissime", sorrisi e lui sembrò rilassarsi.
"Ehm, sapevo che ti piacevano...quindi", su grattò la nuca, il viso corrucciato. Era la visione più bella di questo mondo.
Mi alzai sulle ginocchia, fregandomene di restare nuovamente nuda ai suoi occhi. Portai le mie braccia dietro al suo collo, ora era lui quello senza parole mentre mi avvicinavo alle sue labbra.
"Grazie", sorrisi, prima di baciarlo.
Sospirò pesantemente, prima di rispondere al mio bacio. Le mani strette dietro la mia schiena, mi guardava, stavolta mi guardava e l'intensità nei suoi occhi, quella luce che forse mai avevo visto, mi fece sperare che quello fosse l'inizio di noi, del nostro per sempre che comunque avremmo dovuto lottare per avere, e l'avrei fatto.
Staccai le labbra dalle sue, cosa che non sembrò apprezzare molto, dato che mi morse la spalla, mentre ammiravo quel cestino bellissimo.
"Ma quando...".
"Ho i miei segreti", sussurrò nel mio orecchio.
"Voglio fargli una foto", mi spostai per poter prendere il mio cellulare il tutto, sotto il suo sguardo famelico che non mi mollava male.
"Krystal", sospirò, mettendosi dietro di me, mentre cercavo di trovare una buona inquadratura per immortale il suo regalo.
"Dimmi", sorrisi, mentre le sue labbra, si impossessarono del mio collo.
"Stai rischiando". Mi allungai, posando il telefono sul comodino, tirando un urlo, quando mi afferrò per la vita, stendendomi sotto al suo corpo.
"Non muoverti", la voce roca, mentre sfilava qualche rosa dal fascio.
"Che vuoi fare?". Sussurrai. Afferrò il suo telefono, mentre scopriva il mio corpo, poggiandovi sopra delle rose, non a caso, sembrava tutto studiato. Sapeva quello che stava facendo.
"Sei proprio un'artista", sorrisi, mentre faceva di me quello che voleva. Sfilò le scarpe, alzandosi in piedi sul letto.
"Non muoverti", lo sguardo serio. Quelle rose che coprivano solo quello che voleva lui. Era forse un messaggio il suo?
Che significava?
Rilasciai un lungo respiro, non sapendo che fare.
"Guardami", alzai lo sguardo e in quel momento il flash del suo telefono mi colpì, poi lui guardò me, posando poi il telefono al suo fianco.
"Come è venuta?". Domandai incerta.
Non rispose, ma non smetteva di guardarmi, mentre le sue mani spazzavano via dal mio corpo tutte quelle rose che io dopo avrei accuratamente recuperato.
Le amavo e amavo lui, ogni secondo di più, mentre tornava a baciarmi, accarezzando il mio viso, le mie gambe e io toccavo lui, perché lo volevo. Subito.
"Dam", portai le mani sull'orlo della sua maglia, alzandola oltre la testa.
"Che vuoi piccola?". Il suo naso percorse tutto il profilo del mio collo, il solco fra i miei seni.
"Te, solo te", ansimai, chiudendo gli occhi. Poi li spalancai, quando sentì la sua mano afferrare il mio viso.
"Ancora", ordinò.
Paura e amore nei suoi occhi.
"Voglio solo te Damon", soffiai sulle sue labbra prima che assalissero le mie.
Gli avrei dato tutto le sicurezze di cui aveva bisogno. Ogni giorno, ogni ora, ogni secondo se fosse stato necessario.
"Mi hai", le mie mani armeggiavano contro la cintura dei suoi pantaloni, ogni imbarazzo, ogni incertezza era volata via.
Ci volevamo e non potevamo perdere più tempo, non più. Eravamo vittime di questo e quindi dovevamo correre sempre e non fermarci mai, ma sempre mano nella mano.
Solo così, potevamo essere davvero felici e facemmo di nuovo l'amore, perché erano l'unica forma che conoscevamo per amarci, senza dircelo. Non ancora almeno.
Non esisteva un momento esatto, ma per noi l'avrei creato.

SweetWhere stories live. Discover now