Capitolo 28

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"Miss Morris".

"Dimmi, Krystal". La raggiunsi al centro del salone, mentre era intenta a guardare un cartone con una nuova arrivata, una bambina di soli quattro anni, che aveva ancora qualche difficoltà ad integrarsi, mi ricordava molto Tate.

"Dovrei uscire", mormorai. Erano le cinque del pomeriggio. Le fitte alla pancia, non facevano che aumentare, avevo un urgente bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, che calmasse quel dolore.

"Dove dovresti andare?". Mi guardò di sottecchi. Continuava a non avere fiducia in me.

"In farmacia, per comprare un antidolorifico", mi toccai la pancia. Era sempre imbarazzante parlarne.

"Oh", i suoi occhi si addolcirono. "Prendi pure i soldi dalla cassa comune", mi sorrise, ma sapeva che non l'avrei mai fatto. Ero sempre riuscita a basarmi sui risparmi che mensilmente, ognuna di noi riceveva.

"Torno fra poco", ridacchiai, quando alzò gli occhi al cielo, per non aver preso, neanche in considerazione, quell'ipotesi.

Infilai il cappotto pesante e un cappellino di lana nero, il sole dei giorni scorsi, era solo un lontano ricordo e le temperature si erano ormai abbassate, adattandosi al classico clima rigido del posto.

La farmacia, non era molto distante e poi avevo voglia di farmi una passeggiata, era da molto che non lo facevo. Qualche negozio, aveva già iniziato a decorare le loro vetrine, in prossimità del Natale, mancava meno di un mese ed era così bella l'atmosfera che si respirava in quel periodo. Indubbiamente, il Natale, era la mia festività preferita e adoravo il modo, in cui, la Morris, organizzasse delle grandi feste in istituto, pur di non farci mancare nulla e creare una perfetta atmosfera familiare. Era così da una vita e non avevo dubbi che anche quest'anno sarebbe stato fantastico. Molte cose, erano cambiate, ma mi ero imposta, di non farmi influenzare da queste.

Spinsi la porta della farmacia, scontrandomi con qualcuno, che stava uscendo da lì con una certa fretta.

"Mi sc..", mi bloccai, quando i miei occhi incontrarono i suoi.

"Ti scuso", ghignò, spostandosi per lasciarmi passare.

"Tu mi sei venuto addosso, comunque ciao", lo sorpassai, entrando finalmente in quella farmacia.

"Salve, vorrei un antidolorifico per...le me...", ed ecco che la parte difficile, arrivò.

"Ho capito", sorrise la commessa, e io, gliene fui infinitamente grata. Non osavo immaginare, come mi sarei comportata, quando avrei dovuto affrontare, quella famosa visita ginecologica.

Pagai quello che dovevo, infilando la confezione nella mia borsa.

"Crudelia ti ha liberato?". Non mi sarei di certo aspettata, di trovarlo ancora lì, fermo, accanto alla sua moto, che prima, non avevo neppure notato.

"Crudelia?". Mi accigliai, diventava sempre più difficile, decifrare le sue frasi enigmatiche.

"La tua padrona".

"Si chiama Miss Morris", alzai gli occhi al cielo, stringendo meglio la mia borsetta, sotto al braccio.

"Si quella", scrollò le spalle. "Quindi ti ha liberata?". Domandò di nuovo, incrociando le braccia al petto.

"Sono ancora in punizione, se è questo, quello che intendi, ma dovevo andare in farmacia e mi ha dato il permesso", spiegai.

"Gentile da parte sua", fece una smorfia. "Cosa hai preso?". Allungò la testa nella mia direzione.

"Nulla, fatti gli affari tuoi", feci un passo indietro.

"Un tempo eri più gentile ed educata", sghignazzò.

SweetWhere stories live. Discover now