Capitolo 41

172K 4.4K 2.4K
                                    

"Quindi stasera? Oddio che ansia".
"Krystal, ma cos'hai?".
"Scusatemi ragazze, ero distratta. Cosa avete detto?".
"Sono giorni che sei distratta", sbuffò Tate.
"Precisamente da Natale", continuò Corinne. Già, Natale. Erano passati cinque giorni da quella notte e quelle due, per mio fortuna non si erano accorte di nulla. All'alba del giorno dopo, Damon era già andato via, in silenzio come suo solito e i giorni erano proseguiti allo stesso modo, almeno fino ad oggi. Quella sera, infatti, Corinne avrebbe incontrato, casualmente, Thomas, il quale mi aveva mandato un messaggio dal telefono di Damon, chiedendomi di trascinare le ragazze in un locale, all'insaputa della diretta interessata. Ovviamente io le avevo detto tutto.
"Non dire stupidaggini, piuttosto, pensiamo a cosa dovrà indossare Corinne. Mancano tre ore".
"Sembri me", disse Tate. "Ma non ti riesce bene".
"Ragazze non ho nulla, davvero".
"Damon non ti ha scritto?".
"No, lo sapete", sbuffai. "A quanto ho capito, ha solo lasciato usare il suo telefono a Thomas".
"O forse Thomas non glielo ho neppure detto", disse Corinne.
"Beh, in ogni caso, non importa", dissi, passandomi le mani dietro al collo. La verità, era che ero agitatissima e stavolta, non perché non si fosse fatto sentire, o almeno quella non era la causa principale. L'indomani, ossia, l'ultimo giorno dell'anno, sapevo bene cosa avrebbero dovuto fare e forse questo era uno dei tanti motivi per cui Thomas, avesse insistito tanto, per vedere Corinne o uno dei tanti motivi per cui Damon, non si era proprio fatto sentire.
Ma chi volevo prendere in giro? Lui, si comportava sempre in questo modo. Quella notte, mi aveva dimostrato tanto, si era aperto con me e si era persino preso la briga di spendere un capitale per comprarmi un paio di orecchini, ed era scontato che dopo tutto questo, lui sparisse per un po'. Dovevo immaginarlo, eppure ogni volta, pensavo fosse quella giusta. Ma non era mai così.
"Se lo dici tu", mormorò Tate, per nulla convinta. "Allora, vestitino o pantaloni?".
"Vestitino", dissi, mentre Corinne, stava già per avere una crisi di nervi.
"Mh, ok. Fortunatamente ho fatto la ceretta", scrollò le spalle. Dentro di se stava morendo. Per quanto volesse sminuire il tutto, sapevo che per lei, quella serata, fosse molto importante. Speravo solo che Thomas non la stesse prendendo in giro in quel caso, un bel pugno, non glielo avrebbe negato nessuno.
"Ovunque?". Domandò Tate. Io per poco non mi strozzai.
"Ma ....ma cosa vai dicendo?". Il viso di Corinne, faceva invidia ai suoi capelli, il che non era un buon inizio.
"Infatti Tate, non è neppure un appuntamento, e poi è la seconda volta che si vedono".
"Confermo", sbuffò. "Siete proprio vecchie...e vergini". Aggiunse.
"O beh, scusaci se non l'abbiamo larga come un imbuto".
"Oddio", portai le mani sul viso e non avevo ancora ascoltato la risposta di Tate.
"Beh, dipende da che lato lo guardi, l'imbuto".
"Ok basta, state degenerando", mi alzai, mettendomi fra di loro. "Pensiamo a qualcosa di più serio".
"Tu che ti metti?". Domandò Corinne.
"Il vestito che mi hai regalato tu", le sorrisi. Lo adoravo e non vedevo l'ora di poterlo finalmente indossare. E quale migliore occasione di questa?
"Un, anch'io", urlò Tate, iniziando a saltellare. I giorni precedenti, erano stati molto difficili per lei.
Per quanto non facesse uso di droghe da molto, c'erano momenti in cui la voglia di farlo era tanta, ma io e Corinne, riusciamo a farla desistere in ogni modo possibile.
"Bene, manco solo io", sbuffò la rossa, gettandosi all'indietro sul letto.
"Tate ha molti vestiti", dissi, guadagnandomi un'occhiataccia dalla mia migliore amica, ma infondo non era così stronza come voleva dar a vedere.
"Mh, ho capito", disse. "Ci penso io", aprì la sua armadio, che come al solito, era sul punto di esplodere.

"Dio ragazze. Che vergogna".
"Stai benissimo", dissi. Tate annuì.
"Non siamo in anticipo?".
"In realtà siamo in ritardo", disse Tate. "Ma non essendo un appuntamento, possiamo presentarci quando vogliamo".
"Devi sempre ricordarglielo?". La guardai male. La delicatezza e Tate, non avevano mai stretto amicizia.
"È solo un metodo per farla tranquillizzare".
"Se proprio lo vuoi sapere, mi stai mettendo ansia", sbottò Corinne, fermandosi fuori la porta di quel pub.
"Su entriamo", dissi. "E per favore, fingi di essere sorpresa quando lo vedrai".
"Credimi, la mia faccia parla da se". Spinsi la porta principale, beandomi dell'aria calda che proveniva da lì dentro. C'era molta gente, fra cui visi conosciuti e non. Non avevo la certezza che anche Damon, potesse esserci, ma comunque era molto probabile. Quei tre, erano inseparabili almeno fin quando, lui non veniva da me.
"Qui dentro non si respira", disse Corinne, sventolandosi le mani in viso.
"Certo che si respira". Disse Tate. "L'ansia ti sta mangiando viva", alzai gli occhi al cielo. Era impossibile, farle capire quando era il caso di tenere i suoi commenti inopportuni per se.
"Mi correggo, quando ti ci metti sei davvero stronza".
"Ragazze".
"Ma sentila, te la stai facendo sotto per un ragazzo".
"Ragazze", urlai, trucidandole con lo sguardo. "Quando avete finito, fatemi un fischio".
"Mh ok", sbuffò Tate. "Sto zitta".
"Meglio", replicò Corinne.
"Bene", sospirai. "Perché ho appena visto la testa di Jered". Il che, non era un buon segnale.
"Che aspettiamo? Andiamo". Tate ci prese a braccetto, inoltrandosi fra la folla. Sembrava una scena già vista, tipo parte 2.
Man mano che ci avvicinavamo al tavolo, dove avevo intravisto Jered, intercettai, lo sguardo di Thomas, che subito arrossì.
Gli feci un cenno, la prima cosa che mi venne in mente e lui subito si alzò.
"Hey, ma guarda chi c'è?".
L'hey di Thomas, era immancabile.
"Ciao", sorrisi, smettendo di farlo, quando Jered alzò il capo nella mia direzione. Era inquietante il modo in cui mi guardava.
"Ma ciao ragazzi", urlò Tate, andando a dare subito due baci sulle guance di Thomas, gesto che smosse quest'ultimo a salutare sia me ed ovviamente, Corinne, in quel modo.
Tuttavia, qualcuno mancava, l'unico che avrei voluto vedere. Per essere precisi.
"Arriverà", bisbigliò Thomas nel mio orecchio, quando salutò me. Lo guardai e lui mi sorrise.
"Vi va di sedervi con noi?". Stavolta Jared, aveva qualcun altro da trucidare con lo sguardo, ma Thomas, non si fece di certo intimorire da questo.
"Va bene", rispose Corinne timidamente, prendendo posto al suo fianco. Iniziarono a parlare del più e del meno, mentre anche Tate interveniva di tanto in tanto. Solo io e un'altra persona non aprimmo bocca, con il suo sguardo puntato addosso, era impossibile farlo a da questo, intuì, che lui non sapesse niente di questo incontro accidentale.
"Patetici", disse Jered fra i denti, scuotendo il capo.
"Cosa?". Domandai.
Inarcò un sopracciglio. "Non sto parlando con te".
"Beh, credo di essere inclusa nel tuo commento".
"Il problema è proprio questo, stai sempre in mezzo", si alzò, andando via. Restai allibita, ma nessuno si era accorto di quello che era appena successo.
"Che ti ha detto?". Saltai sul posto, quando mi ritrovai Damon di fronte.
"Hey", sussurrai. "Un giorno mi spiegherai come fai a sbucare dappertutto?".
"Allora?".
"Ciao anche a te", aggrottai la fronte. "Comunque nulla, continuo ad essergli antipatica, nulla di nuovo", scrollai le spalle. Non era facile ritrovarselo davanti, dopo tutti quei giorni.
"Ciao", borbottò, guardando accigliato quello che stava accadendo al suo fianco.
"Hey amico, finalmente", disse Thomas, dandogli una pacca sulla spalla.
"Ciao", salutarono Corinne e Tate. Lui ovviamente si limitò ad un cenno del capo, così quei tre, tornarono ad ignorarci.
"Almeno li togli quando fai la doccia?".
Toccai i miei orecchini, sorridendo timidamente.
"Si, in quel caso si". Abbassai gli occhi imbarazzata per il suo modo di osservarmi o meglio fissarmi.
"Bene", disse, sfregando le mani fra loro.
Le mie tornarono sull'orlo del mio vestito, torturandolo. Avrei voluto chiedergli tante cose per l'indomani, ma dovevo trattenermi.
"A te, tutto bene?". Domandai, fingendo una disinvoltura che non mi apparteneva, sopratutto in quel caso.
"Si", rispose, rilasciando un lungo respiro.
"S-siete pronti per...per domani?". Deglutì, quando incontrai il suo sguardo.
"Lo siamo", sussurrò.
"Capisco", distolsi lo sguardo, passandomi una mano fra i capelli.
"Buona sera", una ragazza, con una strana divisa, di almeno tre taglie in meno, si presentò al nostro tavolo. "Cosa posso portarvi?". Eravamo in cinque, eppure guardava solo Damon.
"Qualcosa di forte", urlò Tate.
"Due", si aggiunse Thomas.
"Per me qualcosa di analcolico", disse invece Corinne.
"Anche per me", mi aggregai.
"E a te cosa porto?". Avevo la nausea.
"Shock", non la stava neppure guardando, nonostante ci fosse molto da guardare.
"Bene", la tipa non sembrò molto soddisfatta della sua reazione. "Porto subito le vostre ordinazioni". Disse, andando via sculettando, più del necessario.
"Troia", borbottò Tate.
"Cazzo amico, ti stava scopando con gli occhi", disse Thomas, per poi tapparsi la bocca con le mani, quando vide la faccia di Corinne e forse anche la mia.
In realtà, ero abbastanza a disagio.
Damon, dal suo canto, scrollò le spalle, allungando le gambe nella mia direzione, sfiorando le mie scarpe con le sue.
"Comunque, stavamo dicendo...", e tornarono a parlare allegramente.
"Hey che fai?". Ridacchiai appena, quando mi calpestò i piedi.
"È nuovo?".
"Cosa?". Ma mi bastò guadarlo per capire a cosa si stesse riferendo. "Oh, me lo ha regalato Corinne a Natale".
"Mh", passò la lingua sulle labbra, facendo scorrere i suoi occhi, lungo tutto il mio corpo.
"Cosa fate domani sera?". La testa di Damon, scattò in direzione di Tate, per poi tornare a guardare me.
"Ecco noi..", Thomas, guardò Damon. "Abbiamo una cena di famiglia". Era pessimo a mentire.
"Oh, noi andiamo a ballare dopo la mezzanotte". Disse Corinne, un po' delusa.
"E dove andate?". Domandò Damon, intervenendo per la prima volta.
"Abbiamo due opzioni", disse Tate. "Io preferisco un nuovo locale che ha aperto in centro, mentre krystal insiste per andare in uno, che si trova dall'altra parte della città", sbuffò.
"È...è più grande", balbettai.
"Beh effettivamente conviene andare a quello in centro", disse Corinne. "Magari dopo potete raggiungerci", aggiunse. Thomas, sembrava così dispiaciuto.
"Ecco a voi", quella ragazza, poggiò, non troppo delicatamente, il vassoio sul nostro tavolino.
"Grazie", dissi. Mi guardò male, ma le sorprese non erano finite.
"Avete organizzato tutto questo e nessuno mi ha invitata?". Piper, prese posto al fianco di Damon, posando una mano sulla sua gamba. Come sempre.
"In effetti no, non ti abbiamo invitata", replicò Tate, storcendo le labbra. Piper, in tutta risposta, afferrò il bicchiere di Damon, portandoselo alle labbra.
Io, preferì nascondermi nel mio.
"Quindi? Ci raggiungete domani?". Continuò Tate.
"Ci proviamo", rispose Thomas, guardando Damon. Anche Piper li guardò, in modo strano. Che lo sapesse anche lei?
"Tesoro, bevi pure tu il resto".
Tutto questo era insopportabile e il fatto che fossi l'unica a dovermi subire questa scena, era ancor più snervante. Ero l'unica infatti, che non riusciva ad integrarsi in una conversazione. Quella sera avevo la testa da tutt'altra parte e la colpa era tutta di un moretto spettinato, altamente sexy e bello da togliere il fiato.
"Non mi va più", replicò Damon, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia, spostando così la mano di Piper, che ovviamente si infastidì, prendendosela però con la sottoscritta.
"Krystal, non pensavo diventassi una che frequenta questi posti", presi un lungo respiro, prima di rispondere.
"Solo gli stupidi non cambiano idea", accavallai le gambe, allungando il vestito su queste.
"Oh, quindi devo dedurre che ti piaccia questo mondo". Inarcò un sopracciglio.
"Qualcosa", dissi. Sentivo lo sguardo di Damon, fisso sul mio viso.
"Oh, interessante", finse un sorriso. "Hai visto Damon, si è integrata bene, la piccola krystal".
"Puoi lasciarci da soli, Piper?". Sputò il suo nome con disprezzo. Lei trasalì e anch'io.
"Prego?".
"Sparisci".
"Stai scherzando?". Si guardò intorno. Ovviamente per lei era troppo umiliante tutto questo.
"No", rispose Damon.
"Bene", fece una smorfia, regalandomi un'occhiataccia che avrei fatto difficoltà a dimenticare. "Buon proseguimento", si alzò interdetta, sbattendo il bicchiere sul tavolo.
"Ma che succede?". Chiese Corinne.
"Nulla", rispose Damon, dilatando le narici. Era arrabbiato ed io avevo la sensazione che Piper centrasse qualcosa.
Portai nuovamente il bicchiere alle labbra.
"Se vanno in centro, tu resta in istituto", alzai il capo di scatto, per le parole che Damon aveva appena bisbigliato.
"Le convincerò ad andare in un altro posto".
"Che zona è?". Si avvicinò un po'.
"Ricordi il rave? Ecco più o meno in quella zona". Dissi.
"Allora non esci".
"Cosa?". Mi accigliai, ma quando incrociai il suo sguardo, rimasi colpita.
"È un posto di merda quello", digrignò fra i denti.
"H-hai paura per domani?".
"Krystal, già sai come la p...".
"Non devi sempre fingere che vada tutto bene", sbottai, cercando di trattenere la mia di paura che sarebbe sfociata in lacrime.
"Non sto fingendo", poggiò una mano sul mio ginocchio, ricoperto da delle calze nere.
Trattenni il respiro, quando lo strinse appena nelle sue dita.
"Beh io ho paura", mormorai, abbassando il capo.
Sospirò, afferrando il mio bicchiere, con l'altra mano, portandoselo alle labbra.
"Andiamo".
"Dove?". Non mi rispose, ma afferrò la mia mano nella sua, facendomi alzare. Notai i ragazzi guardarci stupiti, ma fu un attimo che mi trovai catapultata fra quell'ammasso di persone accalcate, con lui che teneva le mani sui miei fianchi da dietro, proteggendomi con le sue braccia.
Il mio cuore prese un battito, quando intravidi la porta dei bagni, chiudersi alle nostre spalle e le mie, finire contro questa.
"Dam ma cosa stai...". Le sue labbra, trovarono le mie con urgenza. Iniziò a darmi una serie di baci a stampo che man mano, diventavano sempre più decisi, più forti. Abbracciò il mio corpo con le sue braccia, muovendosi contro di me. Schiusi le labbra, stringendo al sua maglia in due pugni.
Un gemito, lasciò le mie labbra, quando le sue mani scesero sui miei glutei, attirandomi a se.
"Mi farai impazzire", aveva l'affanno, mentre scese a baciare il mio collo, poi più in basso, verso la scollatura.
"Dam", ansimai, quando iniziò ad alzare il mio vestito sui fianchi.
"Non devi aver paura, piccola", tornò alle mie labbra. Qualcosa in me, scattò, mentre lui continuava ad accarezzare le mie gambe lasciate scoperte dalle autoreggenti. Allaccia le braccia dietro al suo collo, mettendomi sulle punte. Morsi le sue labbra, baciandole come mai avevo fatto prima d'ora. Un verso gutturale, risalì dal fondo della sua gola, quando portò una mia gamba, attorno al suo bacino.
"Non andarci", reclinai la testa all'indietro, quando immerse il suo viso nella mia scollatura, scoprendomi leggermente.
"Non chiedermelo", soffiò, continuando il suo assalto.
Trasalì, quando le sue mani, finirono fra le mie gambe, fino a sfiorare l'orlo delle mie mutandine.
Mi guardò negli occhi, come a chiedermi il permesso, ma non ebbi modo di pensare a quello che stava accadendo, che un forte tondo, al di là della porta, ci fece sobbalzare.
"Devo parlarti, è urgente". Jered.
Chiusi gli occhi, avevo il respiro spezzato.
Poggiai la fronte contro il petto di Damon. Lui lasciò un bacio fra i miei capelli, tenendomi ancora stretta a se.
"Quanto urgente?".
"Credimi, per te è urgente". Disse, poi sentimmo i suoi passi allontanarsi.
Mi spostai, in imbarazzo, abbassando la mia gamba ancora legata al suo bacino.
Sospirò pesantemente, guardandomi.
"Spero sia davvero urgente", mormorò fra se e se, posando le mani sui miei fianchi, rimettendo il vestito al suo posto.
Mantenni lo sguardo basso, allacciando i bottoni del corpetto, molti dei quali erano saltati. Le sue dita, spostarono una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
"Tutto ok?".
"S-si, si certo", abbozzai un sorriso.
"Hey", afferrò il mio viso a coppa fra le sue mani, dandomi un altro bacio stampo.
"Lo so che avrei dovuto controllarmi".
"No", lo guardai. "Lo volevo anch'io". Poggiò la sua fronte contro la mia.
Aprì la bocca, ma poi scosse il capo, tirandosi indietro.
"Andiamo, ti accompagno dalle tue amiche", mi prese per mano, aprendomi la porta.
Non mi sarei mai aspettata di trovarmi Jacob di fronte, ubriaco.
"Che troia, con me facevi tanto la sostenuta". Non ebbi abbastanza forza, da trattenere Damon, che si scagliò contro Jacob, prendendolo a pugni.
Il suo naso, colava sangue, ma lui, continuò a ridere in modo isterico.
Non riuscivo a guadare.
"La prossima volta, ti ammazzo", sentì di nuovo la sua mano afferrare la mia. Ero sconvolta e delusa da una persona della quale anche se per poco, mi ero fidata.
"N-non posso credere che...".
"Ti ho sempre detto che era un bastardo". Sussurrò nel mio orecchio, conducendomi fra la folla, allo stesso modo di prima. Sentivo un'intesa fisica e non solo, fortissima. Era come se, non riuscissimo a smettere di toccarci. Io lo volevo. Quando raggiungemmo il tavolo, dove quei tre stavano continuando a bere e ridere come se non ci fosse un domani, Damon si abbassò alla mia altezza.
"Resta qui, ti riaccompagno io". Sfiorò il mio viso, prima di rimettersi in piedi e sparire fra la folla.

SweetWhere stories live. Discover now