Capitolo 77

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Mancavano pochi giorni, anzi pochissimi alla nostra eventuale partenza ed io, non sapevo davvero cosa fare. Damon mi ripeteva di rischiare, di partire con lui, lo voleva tanto e anch'io, ma potevamo davvero spingerci così oltre?
Era strano, dato che ero disposta a scappare per sempre con lui, ma proprio perché sapevo che dopo quei tre giorni, saremmo dovuti ritornare qui, tentennavo.
C'era da aggiungere, che lui, era molto impegnato ultimamente, fra Green, che da come mi aveva raccontato lui, facendomi scoppiare a piangere per due giorni di seguito, l'aveva miracolosamente risparmiato, alla questione del tribunale, perché si, il giorno dopo, la Morris, aveva ricevuto una convocazione per la fine di quel mese e Damon, mi aveva assicurato che prima di quel giorno, sarebbe riuscito a far ritirare tutto agli assistenti sociali. Non sapevo come, ma lui mi chiedeva di fidarmi e lo stavo facendo.
"No, no e no", urlò la Morris. Nonostante Damon, mi avesse ripetuto più volte di non provare neppure a chiedere il permesso alla Morris per questa follia, io, l'avevo fatto. Non c'erano scuse che potessi inventarmi, sicuramente in un momento come quello e poi, non volevo neppure farlo.
"La prego, è praticamente tutto pagato".
"Sai in una scala da uno a dieci quanto me ne importa, krystal?". Sbottò. Mi aspettavo una risposta simile, ma in cuor mio, avevo sperato che accettasse.
"Meno di zero", sospirai. "So che le sto chiedendo l'impossibile, ma la prego, per me è davvero importante stare un po' con lui".
"Come se qui, non stessi con lui", si indispettì. "Tollero già il fatto che lui dorma ogni notte qui".
"Ma ne rendo conto, ma...". M interruppe.
"No krystal, tu non ti rendi conto di quello che sta accadendo, anzi di quello che ti sta accedendo perché le uniche ripercussioni, ricadranno solo su di te. Lui andrà avanti con la sua vita, e capisco l'amore ma...".
"No, lei non lo capisce", sbottai. Mi sarei pentita di questo, ma non potevo permetterle di infangare la mia relazione con Damon. Questo, non l'avrei mai permesso a nessuno. "Io e Damon vogliamo solo essere felici, tutti stanno cercando di impedircelo. Lui mi ama e non dovrebbe pensare che se a me, capitasse qualcosa di brutto, lui continuerebbe indisturbato la sua vita", sbottai.
Abbassò il capo. "Non intendevo questo", sussurrò, scuotendo il capo. "Sta succedendo tutto così in fretta, non riesco a starvi dietro".
"Mi dispiace Miss Morris, non volevo coinvolgerla..".
"Krystal", mi guardò. "A prescindere dal fatto che tu sei sotto la mia tutela, io ti voglio bene", mi si strinse il cuore. "Siete tutte delle figlie per me, ti sto vedendo sfuggire via da me e ho paura che io non possa fare nulla".
"Le voglio b-bene anch'io", balbettai, poggiando il capo sulla sua spalla. "Questo non cambierà mai".
"Era più facile quando eri solo una bambina", ridacchiò. "Ora mi tieni testa".
"Non volevo mancarle di rispetto".
"Credi in quello che stai facendo, tutto qui", sussurrò. "Non lo condivido, perché ho paura per il tuo futuro, ma non dubito che Damon....tenga molto a te".
"Può sembrarle un capriccio partire, forse lo è, ma...".
"Ma quando ti ricapita più di andare a Las Vegas? Direbbe Tate".
"È esattamente quello che ha detto", ridacchiai. Stavamo entrambe piangendo e ridendo allo stesso momento.
"Io...Dio mio, state facevano diventare pazza anche me".
"La prego", congiunsi le mani. "Le giuro che staremo attenti, sono solo tre giorni".
Sospirò. "Mi freghi sempre".
"Aw grazie", urlai, portando le braccia dietro al suo collo".
"Così mi soffochi", si lamentò, non era vero. Amava quando l'abbracciavo ed io amavo lei, per tutto quello che aveva fatto per me, fin della mia nascita e per la donna che grazie a lei, ero diventata.
"Vado a dirlo a Damon, sarà felicissimo", presi a saltellare come una bambina.
"Ci credo", scosse il capo. "State attenti, per tutto", mi guardò, assottigliando lo sguardo.
"Oh, noi...", arrossì.
"Mai dire mai tesoro, meglio se...".
"Ho capito", misi le mani avanti. "Staremo attenti...a tutto", abbozzai un sorriso, prima di abbracciarla di nuovo. Non potevo crederci, era un sogno.

Tornai nella mia stanza, mi faceva male la mascella per quanto avevo sorriso e non vedevo l'ora di vedere la reazione di Damon. Sapevo che anche quel pomeriggio fosse impegnato, ma volevo fargli una sorpresa, così feci una doccia, indossai un vestitino sportivo e un paio di stivali con la zeppa, prima di sgattaiolare dalla finestra.
Mezz'ora dopo, mi ritrovai sotto il suo palazzo, chiamai Charlotte, che mi assicurò che Damon non era ancora arrivato. Salì, bussando alla porta e subito venni trascinata dentro da sua sorella.
"Cavolo, sono contentissima che tu sia riuscita a convincere la tua istitutrice", disse, passandomi una tazza di tè.
"Anch'io, non pensavo fosse possibile", e se non avessi insistito tanto, forse ora, non sarei stata così felice.
"Ci voleva, vi farà bene allontanarvi un pò da tutto questo casino".
"Sai tutto?". Le chiesi titubante.
"Damon...è un ragazzo molto forte, ma a volte, ha i suoi crolli", ammise e questa cosa mi spiazzò.
"In che senso?".
Sospirò, ma alla fine prese a parlare.
"Ovviamente lui non deve sapere che te ne ho parlato".
"Certo", annuì, avvicinandomi a lei. "È successo qualcosa di grave?".
"Quando...quando ha saputo che gli assistenti sociali erano venuti da te e lui non c'era...ecco...quando me ne ha parlato...era come se si sentisse in colpa per questo. Non l'ho mai visto così, l'idea di perderti lo distrugge krystal".
"L-lui, non rischia di perdermi", balbettai con un groppo in gola. "Lui ha detto che sa quello che deve fare per impedire che mi portino via".
"Certo", distolse lo sguardo. "Ma la sua, è la paura di un ragazzo innamorato. Spesso, quando lo si è, ci si fa paranoie inutili", ridacchiò.
"A chi lo dici, a volte, mi domando ancora se il fatto che io abbia delle tette piccole, possa non piacergli...", mi portai le mani alla bocca. "Oddio scusami...non volevo...".
"Tranquilla", rise ancora. "Non mi scandalizzo mica".
"Ehm, grazie?".
"E di cosa?".
"Ehm, nulla lascia stare", agitai le mani al vento. "Comunque....mi dispiace, io...non volevo che Damon stesse male".
"Non è mica colpa tua", poggiò una mano sulla mia spalla. "Siamo umani, è normale aver paura. Forse Damon, non era abituato a queste cose, non ha mai provato sentimenti simili. È tutto nuovo per lui, ma non è mica una brutta cosa". Il suo sorriso era rassicurante.
"Lo so", sussurrai incerta. "Solo che....non vorrei che lui stesse male". Proprio in quel momento, sentimmo la sua voce e quella dei ragazzi, salire su per le scale.
"Oh eccoli, sarà felicissimo di trovarti qui", sorrise, alzandosi. Era così bello vederla così informa.
Restai seduta a torturarmi le mani, mi prese una strana ansia, come se...stessi aspettando per il primo appuntamento e in quel momento, mi resi conto, che effettivamente io e Damon, non avevamo mai avuto un vero e proprio appuntamento. Eravamo usciti spesso insieme, mi aveva portata al cinema, a qualche ristorante dopo scuola, ma non mi aveva mai ufficialmente chiesto un appuntamento. Era buffo e ridicolo pensare una cosa simile, dato che ero già la sua ragazza, ma il mio lato romantico, c'era sempre e ogni tanto sbucava, così all'improvviso.
"Ciao tesoro", disse Jared, salutando la sua ragazza. Non si erano ancora accorti della mia presenza.
"Che vi preparo per cena?".
"Non mangio, faccio una doccia e vado da..krystal?".
"Ehm, ciao", ridacchiai nervosamente, alzandomi.
"Che ci fai qui? È successo qualcosa?". Si avvicinò in due falcate. L'espressione, di puro terrore.
"No, no", scossi il capo, accennando un sorriso. "Va tutto bene, volevo solo...venire a trovarti".
"Oh", la confusione dipinta sul suo volto. "E sei venuta qui da sola?".
"No, con l'autobus", si rabbuiò.
"Potevi chiamarmi, sarei venuto a prenderti".
"Volevo farti una sorpresa", scrollai le spalle e mi sembrò che si fosse calmato o quasi.
"Mh, va bene", sospirò, circondandomi con un braccio, prima di lasciare un bacio sulle mie labbra.
"Non sembri molto felice", lo stuzzicai.
"Te lo mostro dopo, quanto sono felice che tu sia qui", ammiccò.
"Hey krystal, ceni con noi?". Domandò Thomas.
"Si", replicai e Damon sorrise.

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