Capitolo 81

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Le lezioni erano appena iniziate, eppure io ero lì a seguire quel ragazzo, che mi sembrava di non conoscere più, non che avessi mai avuto una gran confidenza con lui, ma ora mi sembrava che fosse cambiato tanto. Come tutti d'altronde.
Varcammo la soglia dell'uscita, raggiungendo il cortile, faceva freddo e non trovavo una grande idea, appartarci in quel mondo. Forse, sarei dovuta tornare in classe.
"Dove stiamo andando?". Chiesi titubante, lui però si fermò, sedendosi su una di quelle panchine dove di solito pranzavamo in primavera.
"Va bene qui", sospirò, passandosi una mano fra i capelli, era molto nervoso e non ricordavo un momento in cui lo avessi visto in quelle condizioni.
"Cosa devi dirmi?". Mi guardai intorno, l'ultima cosa che volevo era che Damon fraintendesse, vedendomi in compagnia di Jacob.
"Ascolta krystal", rilasciò un lungo respiro. "Non siamo amici da tempo e forse non lo saremo più, però, anche se l'amore non è scattato fra di noi, ti voglio bene". Non me lo aspettavo e non sapevo che dire. "Quindi...voglio metterti in allerta su Piper".
"Piper?". Insomma, sapevo che quella ragazza mi odiasse, ma da cosa voleva mai mettermi in guardia Jacob?
"Già, proprio lei. Non sottovalutarla".
"Sai qualcosa?". Andai al dunque, non avevo bisogno dell'ennesima persona che mi parlasse male di qualcun altro.
"Si", affermò deciso. "Piper ha un piano contro di voi, o meglio, contro Damon".
"Vuole fare qualcosa a Damon?". Ora aveva tutta la mia attenzione.
"È sempre stata gelosa del rapporto che suo padre aveva con i suoi uomini. Diceva che...dava più attenzioni a noi che a lei".
"E cosa c'entra Damon?". Mi accigliai. Piper era sicuramente una persona instabile, l'avevo capito tardi ma c'era qualcosa che non mi tornava. Alle volte mi sembrava un po' ossessionata da Damon e questa cosa non mi piaceva affatto.
"Beh, questo non lo so", distolse lo sguardo. "So che ha un piano per screditare Damon agli occhi di Green, e solitamente non fanno una buona fine quelli che escono dalle sue grazie".
"E perché tu no?". Sgranò gli occhi.
"In che senso?".
"Tu sei uscito da quel giro, e non ti è successo nulla. Parlate di questo Green come se fosse il diavolo in persona, eppure siete tutte ancora vivi e vegeti".
"Questi sono affari miei".
"Non direi, dal momento che vuoi aiutarmi e ti ringrazio, vorrei anche sapere come sei riuscito a liberarti di quell'uomo". Incrociai le braccia al petto.
"Già, spiegalo anche a me", raggelai quando sentì la voce di Damon alle mie spalle. Mi girai e lo sguardo che mi riservò, non prometteva nulla di buono. Era arrabbiato, molto arrabbiato.
Si avvicinò, parandomisi davanti.
"Vi ho detto tutto quello che sapevo". Replicò Jacob.
"Perché dovrei crederti?". Sbottò Damon, la schiena rigira. Me lo aspettavo che sarebbe andata a finire così.
"Sto cercando di salvarti la pelle".
"Detto da te, è ironico. Devo ricordarti che hai quasi ammazzato mia sorella?". Digrignò fra i denti.
"Damon", poggiai una mano sulla sua schiena.
"È stato un incidente", la voce di Jacob tremava, nonostante tutto, io gli credevo. Mi aveva nascosto tante cose quando stavamo insieme, ma non avevo mai pensato che lui fosse una cattiva persona e forse ora, me lo stava dimostrando.
"Peccato che le conseguenze di questo incidente, siamo ricadute sulla persona sbagliata". Si avvicinò.
"Damon per favore", afferrai la sua giacca in un pugno. "Non avvicinarti mai più alla mia ragazza". Ringhiò.
"Volevo solo...", non gli diede il tempo di finire che mi trascinò via.
"Dam", urlai. "Perché non lo hai ascoltato? Voleva solo aiutarci".
"Sei andata con lui?". Urlò ancora di più.
"Doveva parlarmi", mi liberai della sua presa.
"Sei stupida o fai finta?". Sbottò.
"Volevo solo capire se quella pazza vuole farti del male, ma pensa quello che vuoi", mi girai, pronta ad andarmene.
"E pensi che lui, lo sappia?". Sentivo i suoi passi rimbombare alle mie spalle.
"A me sembrava sincero", spalancai le braccia. "Non sto dicendo che mi fido di lui, ma dovresti ugualmente stare attento a Piper".
"A questo ci penso io".
"E ovviamente, io devo restarne fuori".
"Esatto".
"Bene, grazie per la fiducia". Continuai a camminare, aveva persino iniziato a piovere.
"Non si tratta di fiducia e lo sai bene", camminava al mio fianco, ero già uscita da scuola. In quelle condizioni per me era impossibile potermene stare seduta dietro un banco.
"Mettiti nei miei panni", mi fermai guardandolo. "Non so mai dove sei, cosa fai, con chi sei...potrebbe succederti di tutto ed io s-sono l'unica a non sapere mai nulla", balbettai, la voce mi tradì. Sarei voluta essere più forte.
"N-non corro alcun rischio", sospirò, poggiando una mano sul mio volto.
"Non ci credi neppure tu, non mentirmi per favore".
Prese un lungo respiro, attirandomi in un abbraccio, posò il mento sulla mia testa, le sue braccia mi tenevano al caldo.
"Solo un altro pò, poi sarà diverso". Chiusi gli occhi, ma le lacrime rigarono lo stesso il mio viso. Restai con il viso sul suo petto, non volevo che mi vedesse, non avremmo dovuto tornare qui. Era tutto contro di noi. "Andiamo?". Annuì soltanto, lasciando che afferrasse la mia mano e mi portasse via da lì. Avevo paura delle tante parole delle persone che ci circondavano, ma anche delle poche del mio ragazzo.
"Dove andiamo?". Tenni lo sguardo fuori dal finestrino, ma dal pesante sospiro che rilasciò, era chiaro che le mie lacrime, le avesse viste.
"Da me", poggiò una mano sulla mia gamba, mettendo in moto. Avevo così voglia di piangere ancora, ma proprio tanto, ma non mi sentivo libera di farlo, non potevo prendere e spaccare tutto, non mi ero mai sentita così.
Restai in silenzio per tutto il tragitto e anche lui, parcheggiò al solito posto, mi guardò, ma io avevo già aperto la mia portiera e scesi.
Mi avviai al suo cancello, con lui alle mie spalle. Non serviva guardarlo, per capire che il mio atteggiamento lo stesso infastidendo e non passò molto tempo, prima che me lo facesse notare.
"Dovrei essere io quello incazzo", sbottò, non appena si richiuse la porta di casa alle spalle. "Sei andata a farti un'allegra passeggiata con il tuo ex". Aggiunse piccato. Mi accigliai.
"Sai il motivo".
"Non sapevi quello che doveva dirti", serrò la mascella.
"Mi stai accusando di qualcosa, Damon?". Era serio?
"No, solo che avresti dovuto evitare".
"Ho una testa, posso prendere decisioni da...".
"Krystal...oh scusate".
"Sparisci Charlotte", sbottò Damon.
"No, tranquilla", guardai male quel cretino. "Non abbiamo altro da dirci". Mi avvicinai a lei, abbracciandola.
"Ehm, se dovete parlare io...".
"Ma no tranquilla", intervenne Damon. "Ha già parlato tanto da stamattina", aggiunse, andandosene in camera, sbattendo la porta.
"Ma che è successo?". Domandò, subito. Avevamo sicuramente una cosa in comune, la troppa curiosità.
"Credo che...abbiamo appena litigato", sbuffai, passandomi le mani fra i capelli. "Vorrei che...non mi mentisse sul suo lavoro".
"Quanto ti capisco", sospirò, poggiando una mano sulla mia spalla. "Litigavamo spesso anche noi per questo".
"E ti ha mai detto la verità?".
"No, ma credo che nel tuo caso, le cose siano diverse. Insomma, io sono sua sorella, mentre tu...sua moglie", ridacchiò. "Jared me lo ha detto".
"Oh", arrossì. "È solo un gioco".
"Vorrei ben dire, mi sarei offesa se non mi avreste invitata", borbottò. "Comunque, quello che voglio dire, è che tu devi pretendere che lui sia più sincero con te".
"Ecco cosa succede quando cerco di farlo aprire con me, beh, diciamo che gli avrà dato fastidio vedermi parlare con Jacob", sussultò. "Voleva mettermi in guardia su Piper, lui sa qualcosa, ma non ho avuto il tempo di capire cosa perché tuo fratello è arrivato ed ha iniziato ad urlare".
"Non prendertela, ma lo capisco. Erano molto amici un tempo e Jacob, beh Jacob ha tradito tutti, non solo me. Era molto intimo con Piper, non so se..puoi fidarti".
"Lo so, e mi dispiace parlare di questo proprio con te".
"Non c'è problema", abbozzò un sorriso. Potevo solo immaginare quanto potesse farle male ricordare quello che era accaduto appena un anno fa.
"Non volevo litigare con lui, solo che...".
"Hey, fatti rispettare tesoro. Non doveva insinuare nulla".
"Già", borbottai. "Non gli farei mai una cosa del genere, io lo amo".
"È soltanto molto geloso di te, e ti ama tanto".
"Lo pensi davvero? Che sia geloso di me, intendo?".
"Da morire", bisbigliò. "Ma non dirglielo, mi ucciderebbe". Ridacchiò.
"Credo che in questo momento voglia uccidere entrambe". Sorrisi, asciugandomi il viso, ancora un po' umido.
"Ti va una pizza per pranzo?". Disse, alzandosi.
"Ehm, si dai".
"Bene, vai a chiedere a quel ragazzaccio se ha fame".
"Ecco io..forse è meglio se vai tu".
"Direi di no", mi fece alzare. "Su, fatti valere e se fa lo stronzo, un bel ceffone in faccia e starai meglio".
"Vero, l'ho già provato", presi un lungo respiro, a pochi passi dalla sua stanza. "Allora vado".
"Vai", ridacchiò, poggiandosi alla parete.
"Vado...e grazie", aggiunsi, prima di bussare alla sua porta.

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