Capitolo 56

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"Di cosa?". Sussurrai, con gli occhi chiusi, mentre continuava a lasciarmi baci su tutto il collo. Damon, risvegliava in me, qualcosa che non avevo mai provato prima.
Ero sempre stata una ragazza molto timida, che non si era mai approcciata a nessun ragazzo, soprattutto in questo modo, ma con lui, sentivo di poter rischiare, di potermi spingere oltre e di fare qualcosa che non avrei mai pensato di fare in vita mia, sopratutto con un ragazzo, che non era mio, non a tutti gli effetti almeno, perché avevo la sensazione che come stesse con me, non stesse con nessun'altra.
Non era presunzione, o illusione, ma una semplice sensazione nata da tante cose. Io e Damon litigavamo, spesso, ma non potevo non prendere in considerazione i tanti momenti in cui pensavo addirittura di potergli piacere davvero e non solo fisicamente.
"Ti sconvolgerei", tornò a guardarmi, con ancora le mani sul mio volto, come a volermi trattenere, ma non aveva ancora capito che fra i due, sicuramente non sarei andata via io.
"Non sono così innocente come credi, Damon". Un sorriso furbo, si ampliò sul suo viso.
"A no? E come sei?".
"Sono in grado anch'io di prendere in mano la situazione". Poggiai la fronte contro la sua, mi era sembrato, che una gocciolina di sudore stesse scendendo da questa, man mano che, aggrappandomi alle sue braccia, mi avvicinavo anche al suo corpo.
"Sarebbe un disastro se tu facessi una cosa del genere". Mi accigliai.
"Che ne sai tu?".
"Oh ma non intendo in quel senso", scese con le mani sui miei fianchi, stringendoli appena. "Intendo", la sua mano si insinuò sotto la gonna lentamente ma con una disarmante decisione.
"Dam", ansimai, quando con le dita, sfiorò il bordo delle mie mutandine.
"Che fin quando sono io ad avere il controllo, posso anche fermarmi". Baciò le mie labbra a stampo, ma con prepotenza. "Ma se questo controllo, lo lascio a te...", un altro bacio, mentre quelle dita, giocherellavano con quella piccola striscia di tessuto, facendomi battere il cuore così forte, da rischiare quasi di avere un infarto. "Niente mi fermerà più". Afferrai il suo viso con le mani, spingendo la mia bocca contro la sua.
Un respiro spezzato, sfuggì dalle sue labbra, quando presi a baciarle come avrei sempre voluto fare.
"Dio, krystal", le sue mani scesero sui miei glutei, non appena mi mossi per poter mettermi a cavalcioni su di lui. Schiudemmo le labbra nello stesso momento, divorandoci come due affamati, desiderosi l'uno dell'altro, mentre i nostri bacini continuavamo a premere l'uno contro l'altro.
Con uno scatto, mi ritrovai stesa sulla pelle fredda dei sediolini del traghetto, con Damon su di me, che non aveva mai staccato, neppure per un secondo, le sue labbra dalla mie.
"Non rischiare". Sussurrò, continuando poi il suo assalto.
"Non è equo", ansimai, quando con un gesto secco, sbottonò la mia camicia, facendo saltare qualche bottone, poi il bussare alla nostra cabina, fece ritornare entrambi alla realtà.
"Oddio, Dam", si alzò dal mio corpo, borbottando qualcosa fra se e se che non riuscì a capire, prima di guardarmi. Il viso rosso, le labbra gonfie e i capelli ridotti ad un disastro.
Ero sicura di essere nelle sue stesse condizioni.
"Aprite", la voce di un ragazzo, parlò al di là della porta.
"Damon, forse questi sono i loro posti", indicai quelli vuoti, sui quali stavamo facendo i fatti nostri fino a due secondi prima.
"Se urla ancora, lo prendo a pugni".
"Non iniziare", tentai di abbottonare la mia camicia, ma con scarsissimi risultati. Era praticamente distrutta.
"Un attimo", urlai, quando presero a bussare di nuovo.
"Andate a farvi fottere", fu invece la risposta di Damon, che non appena vide la maniglia abbassarsi, mi spostò dall'altra parte, prima di uscire.
"Oddio", alzai gli occhi al cielo, afferrando la mia giacca di lana, era impossibile aggiustare quella camicia e in qualche modo, dovevo pur coprirmi.
Non sentì nulla, o meglio non capì nulla di quello che Damon disse, ma una cosa era chiara. Non era molto contento di essere stato interrotto.
Portai le mani in viso, scottavo come se avessi la febbre. Cosa stavamo per fare? Ero completamente impazzita.
Fare una cosa simile in mare aperto, Dio mio.
La porta si riaprì, Damon entrò per prima, osservandomi dalla testa ai piedi, prima di far entrare anche l'altro ragazzo, ma che poi, se ne rivelarono tre.
"Ciao", disse il primo, sorridendomi.
"Ciao", sussurrai, andandomi a sedere al mio posto. Damon subito mi raggiunse, sembrava teso e molto infastidito.
Anche gli altri due ci salutarono, io risposi, Damon no, anzi continuava a guardarli male.
"Non volevamo disturbare", disse l'altro, ammiccando.
"Se non vuoi disturbare, sta zitto", sbottò Damon, circondano le mie spalle con un braccio.
Che gli prendeva?
"Calma amico, era per parlare". Alzò le mani in segno di resa.
"Nessuno te lo ho chiesto".
"Dam", bisbigliai nel suo orecchio. "Che ti prende?".
"Niente". Serrò le mani a pugno.
Sospirai, poggiando la testa sulla sua spalla, fin quando i miei occhi non si chiusero, abbandonandomi alla stanchezza.

SweetWhere stories live. Discover now