Capitolo 64

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Guardavo i volti di tutti, ma non ne riconoscevo nessuno. Erano degli estranei, era un incubo, doveva essere per forza così.
Non avevo mai fatto del male a nessuno, eppure era questo che accadeva a persone come me, che facevano di tutto pur di non emergere, pur di non essere sulla bocca di tutti.
Era successo proprio questo e mi spaventava.
Non era un incubo, ma un'amara realtà.
Andare avanti, andare indietro. Non sapevo cosa fare. Odiavo i loro visi, le loro risate, mi stavano umiliando, avrei dovuto reagire, ma l'unica cosa che fui in grado di fare, li divertì ancora di più. Corsi verso i bagni, con ancora uno dei tanti telefoni di Tate stretto fra le mani, che lei tanto aveva insistito a darmi, in assenza del mio. Chiusi la porta, reprimendo un urlo, quando vi trovai anche lì quelle foto.
Io, Damon, la sua auto.
Non era questo a spaventarmi, non mi vergognavo di lui, ma non ci voleva un genio per capire che fossi nuda, non si vedeva tutto, ma era chiaro, fin troppo. Mi sentivo violata, umiliata, come se mi avessero picchiata e forse, avrebbe fatto meno male. Tutto quello che facevo con Damon, per me era importantissimo. Le mie prime volte, ora, erano sotto gli occhi di tutti, e nessuno avrebbe dimenticato, almeno non subito. Piansi, scoppiai in un pianto isterico senza freni, non volevo questo, non avevo immaginato tutto questo una volta arrivata in questa città. Le persone, sapevano essere davvero meschine, indifferenti, vigliacche, le odiavo.
Odiavo tutti.
Scivolai contro quella porta, con quelle foto fra le mani. C'era tutto il mio amore lì dentro. Io e lui, che ci guardavamo, io e lui che ci baciavamo, e in un'altra occasione, mi sarebbero anche piaciute quelle foto, ma non ora.
Tirai su col naso, mi alzai, per potermi sciacquare il viso che tentai di nascondere quando la porta si aprì.
"Guada guarda", mi girai di scatto.
"Hai trovato il modo di farti conoscere da tutti".
"Piper", pronunciare il suo nome, era fastidioso. "Non ora".
"E quando?". Incrociò le braccia al petto. "Devo ammettere di essere sorpresa, pensavo fossi una di quelle...casa e chiesa", fece una smorfia.
Asciugai il mio viso con un po' di carta, non le avrei dato la soddisfazione di vedermi in quel modo.
"Pensa quello che vuoi, non mi importa", mormorai, pronta per andar via.
"E lui? Che ne pensa di te?". Indubbiamente, sapeva toccare i tasti giusti.
"Credo che questo non sia un tuo problema".
"Sappiamo entrambe che non sarai mai la sua ragazza".
"Non mi interessa la tua opinione", sbottai infastidita. "Lasciami passare".
"Ti sei ma chiesta, cosa ci abbia visto uno come Damon, in una come te?". Il ticchettio delle sue scarpe, contro il pavimento, era snervante. "Infondo, ce lo siamo chieste un po' tutte".
"So a cosa vuoi arrivare, non mi interessano i tuoi pettegolezzi".
"Hai conosciuto Charlotte", affermò con un pizzico di risentimento. "Ti avrà sicuramente detto che avete avuto qualcosa in comune, oltre il fratello".
"So che Jared stava con lei". Non mi inganni.
"Oh, interessante". Sorrise. "Ma comunque, pensavo che tu fossi un pizzico più intelligente".
"Che vuoi dire?". Sussurrai.
"Dai, è ovvio".
"Cosa?". Stavo iniziando a spazientirmi e forse, non avrei dovuto nemmeno perdere tempo con lei e le sue frottole.
"Non ti sembra un po' strano che Damon, abbia deciso di far breccia nel cuore della ragazza dell'ex di sua sorella?".
"Damon n-non...non ci ha mai provato con me, quando stavo con Jacob", ed era vero, Dio era così.
Era strano, mi trattava male, non cercava di portarmi via da lui, ma solo di aprirmi gli occhi.
"Beh, lui ha detto altro". Scrollò le spalle.
"Non ti credo, vuoi solo mettere zizzania".
"È vero, ti odio particolarmente tanto, ma stavolta, sto dicendo la verità". Squittì. "Puoi sempre chiedere a lui".
"Certo", sbuffai una risata. "Ci hai provato, almeno", la sorpassai, ma lei mi afferrò per un braccio.
"L'ha detto, poi mi ringrazierai". E mi lasciò andare, con uno strano peso sul petto, che non volevo neppure prendere in considerazione. Non avrei fatto il suo gioco.

Aprì la porta del bagno, ritrovandomi davanti proprio colui che poteva darmi e togliere tutto e dalla sua faccia, era evidente che anche la mia non fosse nelle migliori condizioni. Dire che era furioso, era un eufemismo, assolutamente riduttivo.

SweetWhere stories live. Discover now