Capitolo 86

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Ad ogni secondo, ad ogni passo che facevo per raggiungere l'auto nera infondo alla strada sentivo sempre più la mia veccia vita scivolare via dalle mie mani. Vecchia, perché già da quel momento sentivo che non mi appartenesse più e faceva male ma non tanto quanto avrebbe fatto male rinunciare a Damon per sempre. Con un enorme peso sul cuore, scavalcai quel cancello, testimone delle mie tante pazzie, delle notti in fuga nelle quali sapevo però che era qui che sarei tornata. Ora non più. Stavo voltando pagina, pronta ad affrontare uno nuovo capito, il più importante, forse il più difficile. Ma avrei amato parola dopo parola che insieme avremmo scritto in quel libro.
"Ma cosa....".
"Non volevi salutarci per caso?", scherzò Thomas. Charlotte già in lacrime, persino Jared era silenzioso, triste.
"Certo che volevo farlo", sorrisi appena, entrando in auto.
Jared, seduto al fianco di un Green ancor più silenzioso, mi rivolse un timido saluto.
"Hey", poggiai una mano sulla gamba di Charlotte. "Sei arrabbiata con me?". Domandai con un nodo in gola. Alzò lo sguardo, non disse nulla, semplicemente mi abbracciò, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo. Non sapevo come interpretare questo suo gesto, sicuramente separarsi dal fratello doveva farle molto male.
"Mi dispiace", sussurrai, come se non sapessi dire altro.
"E di cosa?". Mi guardò stranita. "È grazie a te se stanotte avrà di nuovo la sua libertà".
"Ma voi però...".
"Noi saremo felici per voi", sorrise, mi mancava vederla così, spensierata.
"Grazie", non potevo dire altro. "Grazie per aver capito, io...non posso permettere che lui resti lì dentro per...".
"Krystal", mi interruppe. "Siamo noi che dobbiamo ringraziare te, Damon era perso prima di conoscerti. L'odio lo stava rovinando. Prendi". Infilò una busta bianca nella tasca del mio giubbotto. "Fagliela leggere quando sarete lontani da qui".
"È la serata delle lettere", ridacchiai, estraendo dalla mia borsa una che avevo scritto per lei. "Non pensavo di rivederti e.. non volevo lasciarti così, senza averti detto nulla". Scrollai le spalle e lei per poco non scoppiò a piangere di nuovo.
"Sei speciale", tirò su col naso. "Sei stata una sorella per me, anche se per poco...è stato bello".
"Ci rivedremo presto. Non preoccuparti".
"Lo spero", non ne era molto convinta neppure io, ma....mi fidavo di Green.
"Siamo arrivati", la sua voce roca, bassa...mi colpì come un fulmine a ciel sereno, quella sera non sarebbe riuscito a mascherare le sue emozioni come aveva sempre fatto. Era umano anche lui, doveva solo accettarlo. Avrei voluto chiedergli dove avesse portato sua figlia, se le avesse dato le cure che meritava, ma sapevo che quello fosse il momento più sbagliato per farlo.
"Allora...".
"Odio gli addii", borbottò Thomas sul punto di piangere.
"Non è un addio", mi sporsi, lasciandogli un bacio sulla guancia. Jared guardava a terra, Green era sceso dall'auto lasciandoci qualche secondo per salutarci.
"Comunque...che ci fate voi con Green?". Ridacchiai. "Insomma...non pensavo che...".
"Neanche noi", disse Jared sbuffando una risata. "E preparati ad una colossale cazziata da parte di Damon non appena saprà quello che hai combinato".
"Non ho dubbi", sorrisi, poi Charlotte afferrò le mie mani fra le sue.
"Tienilo d'occhio, solo tu sei in grado di calmarlo".
"Lo farò", sospirai. "Lo farò sempre".
"Cazzo", sbuffò Thomas sfregandosi gli occhi.
"Ow, piccolo", lo punzecchiò Jared che alla fine era quasi nelle sue stesse condizioni. Sorrisi, non avrei mai pensato di trovare amici così una volta arrivata in questa città, non avrei mai pensato di stravolgere in questo modo la mia quotidianità, di trovare l'amore, quello vero.
"Vaffanculo", sbottò Thomas, dandogli uno schiaffo dietro la nuca.
"D-devo andare". Balbettai, quando Green diede un colpo contro il finestrino. Non avevo ancora guardando fuori e non sapevo dove mi trovavo. Era tutto così buio.
"Ti voglio bene", sussurrò Charlotte abbracciandomi ancora. "Prendi questo", sfilò uno dei tanti bracciali che aveva al polso porgendomelo. "Così ti ricorderai sempre di me".
"Lo avrei fatto ugualmente", sorrisi fra le lacrime che iniziarono ad appannare la mia vista. "Abbiate cura di voi", guardai tutti e tre, non servivano grandi parole, quello che avevamo passato insieme, bastava a garantire il nostro legame per sempre a prescindere dalla distanza che per qualche tempo ci avrebbe diviso.
"Anche tu", sussurrò Jared, mentre ora cercava di coccolare un Thomas completamente in lacrime.
Abbracciai di nuovo tutti e tre, cercando di imprimere nella mia mente ogni cosa di loro. Il loro profumo, il suono della loro voce, i loro sorrisi. Lasciai quell'auto, consapevole di avere in questa parte del mondo, delle persone importanti, una famiglia. La mia.

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