Capitolo 39

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"Oh, lei è Corinne", dissi, spingendo la mia amica per un fianco. Era come, paralizzata e non era da lei una reazione simile.
"Ehm, c-ciao ragazzi", balbettò, alzando la mano a mò di saluto.
"Bene, tre margarita", disse Tate, rivolgendosi ad una ragazza, che stava preparando cocktail.
"Tate io.....".
"Tranquilla", mi interruppe, facendo un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
Mi girai, verso la sala, notando come quella sorta di salone fosse pieno zeppo di gente. Personalmente non avrei mai organizzato una festa a casa mia, ma a questo ragazzo non dovevo importare molto delle cose che possedeva.
Con la coda dell'occhio, vidi Thomas, scivolare vicino a Corinne, iniziando a chiederle le classiche cose che un ragazzo domandava non appena voleva provarci con una ragazza. Corinne, non aveva mai torturato i suoi capelli così tanto, prima d'ora.
"Ecco a te", disse Tate, passandomi un bicchiere rosso.
"Grazie" dissi titubante.
"L'abbiamo persa?". Tate, fece un cenno con il capo in direzione di Corinne e io notai Damon, poggiato al nostro fianco, guardarmi di tanto in tanto.
Indubbiamente doveva essere sorpreso che fossi lì, con Tate.
"Credo di sì", sorrisi. Erano carini insieme, infondo.
Poggiai le labbra sulla cannuccia nera, assaggiando quello strano intruglio.
"Cavolo Tate", tossì. "È fortissimo". Qualcuno al nostro fianco, scoppiò a ridere.
"Ti diverti Cooper?". Domandò Tate, iniziando a dondolare la testa a ritmo di musica.
"Lo ammetto", replicò, mordendosi il labbro.
"Scommettiamo che si scola questo bicchiere prima di te?".
"Tate", la guardai male.
"Dagli una bella lezione", bisbigliò nel mio orecchio.
"Passo", rispose Damon. "Non sono così meschino".
"Dai per scontato che non ne sia in grado?". Dissi.
"Non ho detto questo", aveva ancora quel sorrisetto stampato il volto. "Dico solo che non sarebbe una sfida equa".
"Maschilista", sbottai infastidita.
"Dai, sarò il giudice", disse Tate, mettendosi fra di noi.
"Vuoi farla ubriacare?". Damon la guardò male. "Non è abituata".
"È solo un drink, e poi ci sono io con lei, non preoccuparti". La solita gelosa.
"Oh beh, allora", replicò lui. "Comunque no, non accetto", aggiunse, sospirando pesantemente.
"Pensavo fosse più competitivo", dissi, guardando Tate.
"Già, lo pensavo anch'io", replicò la mia amica, facendomi l'occhiolino.
"Streghe", disse Damon, ma continuando a fissare me e la mia scollatura, cosa che fece arrossire me e sogghignare lui.
"Stronzo", borbottai e dal suo sorrisetto, capì che quel ragazzaccio sapesse leggere il labiale.
"Allora iniziamo?". Chiese euforica Tate.
"Che state combinando?". Domandò Thomas, restando sempre al fianco di Corinne, attento a sfiorarle il braccio, erano tenerissimi.
"C'è una sfida in atto, non disturbare", inveì Tate, Thomas alzò le mani, ma curioso di vedere cosa stessimo per combinare.
"Sei pronto?". Domandai al mio sfidante, passando un dito sul bordo del mio bicchiere. Mi guardò, dapprima serio, ero consapevole che qualcosa lo stesse infastidendo, ma poi alzò un angolo delle sue labbra.
"Sempre", replicò, stringendo le mani attorno al suo di bicchiere.
Portai il mio alle labbra, senza mai interrompere il contatto visivo. Sapevo che quello che stavamo per fare, fosse una cosa stupida, da ragazzini, ma lo trovavo divertendo perché lo stavo facendo con lui.
"Cazzo, ora ho capito", ridacchiò Thomas. "Sarà una figata".
"Al mio tre", continuò Tate. "Uno", guardò me, poi Damon. Potevo leggere sfida e preoccupazione nei suoi occhi, ma forse era solo una mia impressione. Perché mai doveva essere preoccupato?
"Due, tre", alzai il bicchiere e due secondi dopo, qualcuno me lo sfilò dalle mani.
Non solo Damon aveva finito il suo drink, ora stava bevendo anche il mio. Lo guardai male, mentre si passava la lingua sulle labbra e Dio mio, come potevo arrabbiarmi con lui?
"Cavolo krystal, ti ha stracciato", ridacchiò Thomas, mettendo una mano sulla mia spalla, sorriso che affievolì quando alla sua voce, se ne aggiunse un'altra, anzi due.
"Offritemi qualcosa da bere", era da un po' che non vedevo o sentivo la fastidiosa voce di Piper e dovevo ammettere che non mi era affatto mancata, così come quella del suo degno compare.
"Ci penso io", disse Jered. "Sono distratti da altro", notai come lo sguardo di Damon, intercettò quello dell'amico ed ebbi la sensazione che quella frase, non gli fosse affatto piaciuta.
Tate, sembrava a disagio e ne capivo il motivo.
"Sex on the beach", disse Piper, ammiccando in direzione di Damon. Mi si attorcigliò lo sguardo e finsi di parlare con Corinne. Non potevo guardare, non ci riuscivo. Anche se lui, non aveva risposto alla sua provocazione, questo non escludeva che potevano ugualmente far qualcosa insieme, dopo.
Piper era una bella ragazza e avevano i loro precedenti insieme.
"Ti piace qui?". Domandai a Corinne, dai suoi occhi, la risposta era abbastanza ovvia.
"Molto", rispose infatti, mordicchiandosi il labbro. "Potevi dirmi che il tuo Damon aveva amici così belli".
"Già", borbottai, storcendo le labbra.
"Non ne sembri molto convinta", mi guardò confusa.
"Thomas è uno ok, l'altro non lo tollero e credo che lui mi odi".
"È Jered quello?". Strabuzzò gli occhi. Ovviamente nel suo libro c'era una lunga sezione dedicata a lui, nominata lo stronzo.
"In persona", sospirai, imponendomi di guardare solo la mia amica. "È quella è Piper", aggiunsi riluttante.
"Non manca nessuno eh?".
"Siamo al completo", confermai, alzando gli occhi al cielo.
"Andiamo", Tate, mi afferrò per un braccio, guardando anche Corinne. "Se vuoi, puoi venire", aggiunse con aria di sufficienza.
"Mh, ok", rispose, lanciando un'ultima occhiata a Thomas, che non appena si accorse dei nostri movimenti, andò in panico.
"Ve ne andate?". Quattro paia di occhi, ci puntarono, ma io riuscivo a parcere l'intensità solo di uno.
"Già", sbuffò Tate.
"Ciao", rispose Corinne, sventolando la mano a mò di saluto. Io non feci nulla.
Ci addentrammo nel vivo della festa e solo allora mi resi conto che quello che avevo visto, era una minima ed insignificante parte.
Quella villa, si estendeva su ben tre piani e ognuno di questi, sembrava avere vita propria.
Tate, si fermò al primo piano, trascinandoci in una zona privè, o almeno lei così l'aveva definita.
Prendemmo posto su dei divanetti rossi, dall'aspetto molto comodo.
"Quindi ti piace Thomas?". La mia migliore amica, ruppe il silenzio, anche se silenzio era l'ultima parola che si potesse usare per descrivere quella situazione.
"È un bel ragazzo", scrollò le spalle Corinne, guardandosi in torno.
"È molto simpatico", concordai. "Credo che tu abbia fatto colpo", sorrisi, ma lei mi sembrò un pò titubante.
"Mi ha colpita molto", sussurrò. "Ma è inutile che ci perda tempo, fra pochissimo giorni me ne torno a Londra".
"Beh, Londra non è dall'altra parte del mondo", commentò Tate ed io mi trovai ad annuire alle sue parole.
"Lo so ma..ma non è successo nulla di che, abbiamo parlato per cinque minuti e probabilmente domani non si ricorderà neanche più di me".
"Questo non puoi saperlo", dissi.
"Cambiando argomento", lo sguardo di Corinne non presagiva nulla di nuovo e il fatto che anche Tate, si fosse avvicinata per sentire meglio, non migliorò la situazione, o meglio la mia ansia.
"Damon per poco non si strozzava".
"Già, non voleva farla bere", concordò Tate. "Premuroso da parte sua", alluse. "Cosa mi sono persa?". Sembrava di essere tornare indietro nel tempo, quando Tate mi riempiva di domande e io mi vergognavo. Forse stavamo recuperando, ma questo non avrebbe escluso che l'indomani le avrei parlato seriamente e pretendevo verità, solo ed esclusivamente quella.
"Nulla", sbuffai. "Come vedi lui continua la sua vita con i suoi amici e io...".
"Ma per favore", sbuffò una risata. "Anche i muri se ne sono accorti".
"Di cosa?". Mi accigliai. Sembrava che l'unica a non saper nulla, fossi proprio io.
"Vi desiderate", intervenne Corinne. Questo botta e risposta fra quelle due, era a dir poco inquietante. Visti i precedenti.
"Ma no, io...", andai nel pallone. Per certi argomenti, ero ancora un po' bloccata, nonostante quello che era successo con Damon non molte ore prima.
"Anche tu sei attratta da lui", Tate, portò alle labbra il suo drink ancora intatto. "Ma c'è dell'altro".
"Che da parte sua non c'è, però", sospirai pesantemente.
"I maschi arrivano sempre in ritardo per certe cose", sventolò le mani per aria. "Scommettiamo che stasera te ne vai con lui?".
"Sei in vena di scommesse? E comunque no, non voglio complicare le cose".
"Ma sono già complicate", disse Corinne. "Tanto vale, provare a capirci qualcosa".
"E se poi non mi piace? Quello che capisco?".
"Almeno non avrai più dubbi", Tate annuì.
"Non lo so", sbuffai. "Abbiamo deciso di vederci...credo come amici". Scoppiarono a ridere entrambe. Avevano le lacrime agli occhi.
"Hey", sbuffai. "La smettete?".
"Krystal".
"Perfetto", disse Tate, ricomponendosi.
"Anche tu qui?". Provai a sorridere.
"Ciao Rick", avevo un ricordo piacevole della mia uscita in sua compagnia, ma avevo la sensazione che ora non fosse il momento adatto per lui.
"Posso sedermi?".
"Ma certo", disse Corinne, alzandosi. "Tate, mi accompagneresti alla toilette?".
"Ma certo", rispose lei, sorridendo alla mia amica londinese.
Questa l'avrebbero pagata cara. In due secondi, non le vidi più. Respirai lentamente, prima di riportare la mia attenzione a Rick.
"Ehm scusami, dicevi?".
"Non pensavo venissi a questo genere di feste".
"Già, neanch'io lo pensavo", mormorai fra i denti. "Ma non credo che ricapiterà", lui rise.
"Non ti piace proprio?".
"Diciamo che preferisco posti più tranquilli, c'è troppa gente qui".
"Capisco", strofinò le mani fra di loro. "Spero però che il cinema ti sia piaciuto".
"Oh si", risposi subito. "Quello è stato ok".
"Solo ok?". Abbozzò un sorriso.
"Sono stata bene e il film è stato..wow".
"Già, anche a me è piaciuto molto".
"Sei qui con i tuoi amici?". Non sapevo che dire. Ero stata molto bene al cinema in sua compagnia ma ora, avevo la sensazione di non essere a mio agio. Non al cento per cento, comunque.
"Si, con alcuni compagni di classe".
"Oh capisco", sorrisi.
"Ehm, ti va qualcosa da bere?". Stavo per rifiutare, quando i miei occhi che stavano ispezionando tutta la sala, si posarono su una figura alta e slanciata che stava salendo le scale con al seguito, tutta la banda, Piper compresa.
Forse le ragazze avevano ragione e infondo non c'era nulla di male, nel giocare un po', ma sarei stata ugualmente attenta a non illudere Rick che non mi sarebbe affatto dispiaciuto, avere come amico.
"Si, va bene".
"Allora torno subito", il suo sorriso si allargò mentre andava via alla ricerca di qualcosa da bere. Sorrisi anch'io, quando vidi Luke, barcollare nella mia direzione per poi lanciarsi di peso al mio fianco.
"Hey, da quanto tempo?". Ridacchiai, scompigliandogli i capelli.
"Si lavora baby", biascicò, cercando di mettersi dritto. "Hai visto Jacob?". Domandò poi.
"No", risposi, guardandomi intorno e lui, era lì , ad un divanetto di distanza, con gli occhi puntati nella mia direzione.
"Mh, lo perdo sempre di vista", sbuffò. "Mica hai una sigaretta?".
"Eh? No", ridacchiai. "Non fumo".
"Giusto, pessima domanda", scrollò le spalle. "Comunque....ho saputo di te e Tate, mi dispiace", per essere ubriaco, ricordava davvero tante cose.
"Oh grazie, stiamo cercando di risolvere".
"Bene, oh eccolo", alzò una mano, iniziando ad urlare più volte il nome di Jacob, che non appena mi vide, cambiò decisamente espressione, e non fu l'unico quando due secondi dopo al suo fianco, si materializzò Rick, con due cocktail fra le mani, mentre io non avevo il coraggio di guardare oltre quest'ultimo, dove sapevo che, un'altra persona, non si stava perdendo nulla di quello che stava accadendo.
"Wow, sono stato via solo per cinque minuti", disse Rick, venendosi a sedere al mio fianco. Lo steso fece Jacob, ma al fianco di Luke.
"Mai lasciare una ragazza così bella da sola", disse Luke.
"Credo che tu abbia ragione", mi sentivo circondata e se prima non ero a mio agio, la situazione era nettamente peggiorata. "Ecco a te".
"Grazie", afferrai un bicchiere dalle mani di Rick, annusandone il contenuto. Forse, tutto questo non era stata affatto una buona idea. Afferrai il cellulare dalla mia borsa per poter mandare un messaggio a Tate o a Corinne in cerca d'aiuto, ma ne trovai un altro, da un numero che ormai conoscevo a memoria.
Vieni in un posto con me?
Lessi l'ora e quel messaggio, era stato mandato due minuti fa. Alzai lo sguardo, il suo era ancora basso sul telefono e Piper aveva appena poggiato una mano sulla sua gamba.
Abbiamo entrambi compagnia. Inviai, sorridendo ad una battuta di Luke, che neppure avevo ascoltato.
"Allora, programmi per domani?". Domandò Rick, poggiando il gomito sul suo ginocchio.
"Passeremo la giornata in istituto, tu?".
"Cena dai nonni", sbuffò. "Non amo molto queste feste".
"Come mai?. Domandai, trasalendo, quando il telefono vibrò nuovamente nel palmo della mia mano.
"Non ho un buon rapporto con i miei e con i miei parenti in generale".
"Oh capisco", mentì. In realtà di queste cose, non ne capivo nulla. Purtroppo. Lui annuì e io sorrisi, guardando poi sul mio telefono.
Non gradite...ti aspetto sul retro.
Rilasciai un respiro tremolante, non sapendo cosa fare. Volevo andare a tutti i costi da lui, sentivo dentro me, che dopo la scorsa notte, le cose fra di noi, fossero cambiate, nonostante le sue parole.
"I miei sicuramente mi regaleranno un ennesimo viaggio all'estero", intervenne Jacob e sinceramente non capì il suo comportamento. Non solo, Rick non lo aveva interpellato, ma la sua voglia di parlare mi puzzava.
"E ti lamenti?". Biascicò Luke, poggiando la testa sulla mie gambe. "Mia madre mi avrà comprato uno di quegli orribili maglioni con i rombi".
Controllai il mio telefono ancora una volta, erano passati già cinque minuti da quando Damon, mi aveva mandato quel messaggio e non gli avevo ancora risposto, così feci la prima cosa che il cuore mi disse.
"Scusami", spostai la testa di Luke dalle mie gambe, alzandomi.
"No, scusatemi tu", replicò, fissandomi negli occhi. Mi accigliai, per la serietà che lessi in essi.
"Te ne vai?". Domandò poi Rick, mentre anche Jacob, mi guardava, probabilmente in attesa di una mia risposta.
"Vado a cercare le ragazze", scrollai le spalle. "Ci vediamo", aggiunsi, prima di voltarmi e raggiungere l'unico posto in cui volevo essere e notai, Piper, ormai rimasta sola con gli altri, fissarmi in uno strano modo. E notai anche un'altra cosa. Thomas non c'era.
Mandai un rapido messaggio a Corinne, riponendo poi il telefono in borsa e solo allora mi resi conto, che non avevo ancora tolto la giacca.
Uscire da quella villa, fu più difficile di quanto pensassi. La situazione al pian terreno era degenerata, non vedevo l'ora di andare il più lontano possibile da lì.
Raggiunsi il giardino, dove altri ragazzi stavano per addentrasi in quella festa, già ubriachi.
Camminai, incerta verso il retro, che dopo qualche altro minuto trovai, ma non c'era nessuno.
La prima sensazione che sentì, fu panico, misto a tristezza. L'idea che potesse essersene già andato, mi provocò una fitta al petto, ma come sempre lui seppe come sorprendermi, anche quella volta.
"Ti fai attendere principessa?".
"Hey", accennai un timido sorriso, girandomi nella sua direzione.
"Sei riuscita a liberarti da quei morti di..".
"No", poggiai una mano sulla sua bocca o forse solo qualche dito, data la sua altezza. "Non dirlo", lo avvisai.
"La verità?".
"Sono solo miei amici", alzai gli occhi al cielo. Forse era l'ennesima volta che usavo una frase del genere con lui.
"Certo, se preferisci chiamarli così", scrollò le spalle, allontanandosi di un passo. "Andiamo?". Iniziò a camminare all'indietro, verso l'ingresso del giardino.
"Dove?". Ero curiosa, ma timorosa allo stesso tempo. Con lui, non si poteva mai star tranquilli.
"A fare un giro", disse soltanto.
"Va bene", sospirai, camminando al suo fianco.
Era passato un pò di tempo, dall'ultima volta in cui ero salita sulla sua moto e nulla era cambiato, sembrava come se, quella breve parentesi, in cui eravamo stati lontani, non esistesse più, o almeno io, percepivo quello.
Montò in sella, aiutandomi con il casco e dopo qualche difficoltà, riuscì a sedermi dietro di lui, mantenendomi solo con un braccio.
"Rischio di perderti?". Trasalì, ma solo per un attimo. La sua domanda, aveva tutto un altro significato.
"Se non corri troppo, non mi perderai". Risposi, poggiando il mento sulla sua spalla.

SweetWhere stories live. Discover now