Capitolo 17

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"Oggi resta vicina a me", sbottò Tate nel mentre aspettavamo che la prof terminasse il solito appello, quello era il terzo giorno e ne mancava soltanto uno al termine di quella gita, che tutto sommato, aveva lasciato in me, bei ricordi, peccato che questi non sempre comprendessero il mio fidanzato, il quale era ancora un po' infastidito dal fatto che io avessi accettato l'aiuto di Damon.
"Certo", sbuffai una risata, era la quinta volta che me lo ripeteva; Tate alle volte era più apprensiva di quanto fosse disposta ad ammettere, ma a me questa cosa piaceva, mi rendevo conto di quanto tenesse a me.
"Carl è fantastico, ogni giorno mi riempie di messaggi, é carinissimo", riprese a parlare di quello di cui stavamo parlando da quando si era svegliata, non erano mancate le battutine da parte di Piper, ma quella mattina ero troppo felice per darle retta.
"Dovresti staccarti un po da quel coso", indicai il suo telefono, puntualmente ficcato nel palmo della sua mano, era come incorporato al suo stesso corpo.
"Vorrei vedere te", mi spinse leggermente, dandomi un buffetto sul naso. "Sono sicura che anche tu messaggeresti ore ed ore con il tuo amore".
"Ma quindi state insieme? Tu e Carl intendo?". Spostai subito l'attenzione su di lei, ovviamente se ne accorse ma era troppo euforica per non parlare della sua nuova conquista.
"Non saprei", scrollò le spalle. "Lui mi piace ma...". Storse il labbro. "Non vorrei impegnarmi".
"E perché mai?". Mi sembrava assurda una cosa simile, al giorno d'oggi era davvero difficile trovare qualcuno che ti piacesse davvero e lei aveva la possibilità di poterci stare insieme.
"Sai come sono fatta Kry, mi annoio facilmente", giocò con le punte dei suoi capelli.
"È una tua convinzione, provaci", la spronai, deglutendo rumorosamente quando da lontano vidi Jacob, avanzare verso di me.
Temevo che prima o poi, scoprisse quello che avevo fatto quella notte, mi sentivo davvero meschina nei suoi confronti, non era da me mentire in quel modo ad una persona alla quale volevo molto bene.
"Ciao piccola", sorrise, lasciandomi un bacio fra i capelli, sentì Tate al mio fianco sbuffare, perché lei ovviamente odiava essere interrotta mentre parlava di qualcosa di importante.
"Ciao", sorrisi di rimando, palesemente a disagio.
"Ti sei riposata?". Domandò accarezzandomi dolcemente i capelli.
Domanda sbagliata, la peggiore che potesse farmi e a completare il quadro, si aggiunse Damon, poggiato ad un muretto con i suoi amici, non molto distante da noi.
Aveva sentito e quel sorrisetto distratto e falsamente innocente, attendeva una mia risposta.
"S-si, più o meno", gracchiai, mordicchiandomi il labbro nervosamente.

E lui rise, rise di gusto a tal punto da guadagnarsi un'occhiata confusa dai suoi amici.

"Oggi andremo a vedere la casa Romeo e Giulietta".
"Siii", urlò Tate, iniziando a saltellare sul posto, attirando fin troppe attenzioni.
"Ma dov'è Luke?". Domandò poi rendendosi conto dell'assenza dell'amico; io continuavo a tenere lo sguardo basso pur di non incontrare il suo.
Non ero pronta.
"Ancora in bagno, è peggio di una ragazza", replicò Jacob, poggiando un braccio sulle mie spalle, per poi abbassarsi di poco. "Io e te non ci siamo ancora salutati come si deve", sussurrò ad un millimetro dalle mie labbra.
"Già", mormorai con un entusiasmo piuttosto smorzato.
Le sue labbra si posarono leggere sulle mie, chiusi gli occhi, ma solo per paura di incrociare uno sguardo che non avrei saputo decifrare.
"Oggi è mia", la testa di Tate, spuntò fra le nostre, separandoci con le mani.
"Ho qualche possibilità di farti cambiare idea?". Domandò alla mia amica che scosse il capo energicamente.
"Questa giornata è solo nostra", aggiunse, prendendomi a braccetto.
"Ci vediamo dopo", riuscì a malapena a salutarlo, prima di essere letteralmente catapultata sul bus da Tate.

"Io non ti capisco, davvero", sbuffó all'improvviso non appena il bus partì.
"Che vuoi dire?". Gracchiai nel mentre sgranocchiavo una barretta al cioccolato.
"Sembra quasi che ti infastidisca Jacob e so che hai dei dubbi su di lui, ma mi riferisco ad altro", lei mi conosceva, forse meglio di quanto io conoscessi me stessa ed era inutile continuare a tenermi tutto dentro, ero arrivata ad un punto, io cui non riuscivo più ad accettare una felicità mediocre, un punto in cui non riuscivo più a negare, neppure a me stessa, che c'era qualcosa che mi tirava forte a se.
"È vero", sussurrai, passandomi le mani sul viso. "Io ci ho provato Tate, davvero", sospirai. "Jacob è un ragazzo d'oro e non merita tanta freddezza da parte mia".
"Non ti piace eh?". Mormorò, girandosi con il busto nella mia direzione.
"Come amico, solo come amico", dirlo fu una liberazione. "Non riesco a baciarlo, lui...lui non mi.."
"Attrae", concluse per me.
"Purtroppo no e credimi avrei tanto voluto innamorarmi di uno come lui", ammisi, sarebbe stato tutto molto più semplice.
"Ma al cuore non si comanda", borbottò. "Kry, quanto ti piace?".
"Chi?". Aggrottai le sopracciglia.
"Quel tipo strano che continua a fissarti da quando ti ha vista questa mattina", replicò, facendo un cenno alle mie spalle.
Saliva sempre sull'autobus che prendevo io.
"Più del dovuto", sussurrai a capo chino.
La sua reazione mi stupì; le sue braccia si avvolsero attorno al mio collo, ma non parlò, non disse nulla.
"È così sbagliato?". Mormorai, ancora avvolta fra le sue braccia.
Si allontanò solo per potermi guardare negli occhi.
"No, se ti fa star bene no", sorrise appena.
"Ma comunque non sarò mai ricambiata", scrollai le spalle, come se questa fosse per me una cosa insignificante.
"Pensa a cosa dovrai dire a Jacob", scosse il capo. "Ci rimarrà male".
"Lo so", sospirai. "Dispiace molto anche a me, ma..."
"Hey, non devi giustificarti", stavolta il suo sorriso fu sincero. "Devi trovare la tua felicità e se con Jacob non l'hai trovata, allora.."distolse lo sguardo. "Beh, la troverai sicuramente da un'altra parte", era preoccupata, glielo si leggeva in faccia.
"Sicuramente", risposi, alzando lo sguardo.
Mi stava già guardando.

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