Capitolo 67

187K 4.4K 3K
                                    

Damon's pov
Era incredibile come un giorno potesse passare dall'essere il più bello della tua vita, al peggiore.
"Che succede?". Chiusi lo sportello, rilasciando un lungo respiro. Non erano questi i piani della giornata, ma ben altri.
"Una rapina", disse Jared a capo chino.
"Che cosa?". Urlai, strabuzzando gli occhi. "Di che diavolo stai parlando?".
"Green ha un conto in sospeso con un negozio che non paga, vuole che rapiniamo tutto l'incasso della giornata". Spiegò Thomas, infilando la testa fra i sediolini  anteriori.
"Qualcosa non mi torna", borbottai.
"Era da un po' che non ci chiedeva una cosa simile", osservò Jared. "E se fosse una trappola?".
"Non lo so", mi passai una mano fra i capelli, l'unica cosa a cui ora riuscivo a pensare, era che non avrei più potuto vedere krystal dopo scuola. La mia mente ormai, era proiettata su di lei, e non sapevo se questo fosse un bene o un male, in un momento come quello. "Ma non possiamo rifiutare, già sospetta qualcosa".
"L'unica cosa che Green sospetta, è che tu abbia una relazione con una ragazza che compra droga dai Falcones", ridacchiò Thomas, ma una mia occhiata, bastò a farlo smettere.
"Piuttosto, come è andata ieri sera. Le hai raccontato proprio tutto?". Domandò Jared, guardandomi di sottecchi.
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, era la prima volta, che non volevo condividere una notte di sesso con i miei amici, volevo tenerla solo per me, ma dalle loro facce, avevo i miei dubbi, che avrebbero lasciato perdere.
"Aspetta", poggiò una mano sulla mia spalla. "Non dirmi che...".
"Andiamo a casa, dobbiamo trovare un piano per stasera".
"Col cazzo", sbottò Thomas. "L'avete fatto?".
"Non sono cazzi vostri", digrignai fra i denti.
"O mio Dio", la voce di Jared, mi ricordava vagamente quella di mia sorella, e la cosa, era molto ma molto inquietante. "Avete scopato", scoppiò a ridere, se possibile, lo guardai ancora peggio.
"Metti in moto questa fottuta auto ora".
"L'hanno fatto, l'hanno fatto", disse Thomas, dandomi una pacca sulla spalla. "Ora non so, se è incazzato perché l'abbiamo interrotto o perché non gli sia piaciuto", sghignazzò nella mia direzione. Non avevo mai desiderato così tanto, spaccare la faccia ad entrambi. Sul serio.
"Io dico che gli è piaciuto, quelle come krystal, sono le peggiori... ahi, ma sei pazzo?". Mi guardò male, quando gli diedi un pugno sul braccio e giuro che mi ero trattenuto.
"Muoviti, se non vuoi che te lo spezzi davvero", borbottai, ma per qualche motivo, che non riuscivo a spiegarmi da quasi ventiquattro ore, mi veniva da sorridere.
"Gli è piaciuto", bisbigliò Thomas, appiattendosi contro i sediolini.

"Questa zona la conosco", disse Thomas, puntando il dito sulla macchia rossa che Green ci aveva indicato.
"Non pagano mai", affermai. Avevamo avuto già problemi in passato con quella zona, ma mai, ci era stato dato un incarico simile. Noi...ci occupavamo di affari più grossi che spaventare qualche negoziante, eppure era proprio quello che Green ci aveva chiesto.
"È una prova", disse Jared. "Vuole capire se può ancora fidarsi di noi, ma nulla di che", scrollò le spalle. "Infondo, non ha nulla contro di noi. L'unica cosa che può pensare, è che tu abbia voluto proteggere la ragazza che ti piace e per questo, non gli hai voluto dire il suo nome".
"È proprio l'ultima cosa che Green avrebbe dovuto pensare", serrai la mascella. "In questo modo, tutta la sua attenzione è su krystal. Lui, non ha mai scoperto niente su di me, nessun punto debole, ora invece...", sospirai, passandomi le mani in faccia. "Dobbiamo fare in modo che l'attenzione si sposti su altro". Asserì deciso. Al momento, era la cosa che più mi premeva fare con una certa urgenza.
"Diamogli questa prova, rapiniamo quel negozio", disse Thomas, io guardai l'orologio, mancava mezz'ora all'uscita di scuola.
"Io devo andare", dissi.
"Dove?". Urlarono in coro. "Dobbiamo andare da Green".
"Davvero?". Mi accigliai.
"Si Dam, te l'abbiamo detto dieci volte da stamattina", sbuffò Jared, mia sorella uscì dalla sua stanza ed era così strano e bello, vederla reggersi sulle sue gambe, mentre si manteneva al muro, avvicinandosi a noi.
"Buongiorno", sbadigliò.
"Devi riprendere gli studi", dissi, aiutandola a sedersi.
Mi guardò stranita, non avevamo mai toccato quell'argomento, ma sapevo lei quanto ci tenesse.
"Quando?".
"Ne parliamo dopo", le lasciai un bacio sulla guancia, poi...un'altra volta, mi resi conto che non sarei potuto andare da krystal, ma la mia mente era convinta di sì.
"Dobbiamo andare", disse Jared, salutando mia sorella in modo decisamente diverso dal mio, ma ormai, nonostante mi continuasse a dare un enorme fastidio, mi stavo abituando.
"Arrivo fra poco, aspettatemi in auto", camminai verso la mia stanza, dove mi curai di chiudere bene la porta, anche se, sapevo benissimo che ben presto quei due avrebbe spifferato tutto a Charlotte e da quel momento in poi per me, sarebbe stata la fine.
Afferrai il telefono, le mie dita andavano in automatico mentre selezionavo il suo numero in rubrica.
Uno, due squilli. Ad ogni secondo mi innervosivo sempre di più e non ne capivo il motivo, tuttavia, avevo ben compreso che il mio mondo ideale, era finito non appena avevamo lasciato quella barca e che ora, la vita ci si sarebbe messa di mezzo ad ogni costo, solo che io, non ero poi molto propenso ad accettarlo.
"Dam", la sua voce, fu come una scossa per me. Avevo la sensazione di aver dormito per tutta la vita, di essere in uno stato confusionale da sempre, poi avevo capito, e le cose erano cambiate.
"Krystal", sospirai. "Dove sei?".
Con lei, avevo riscoperto un lato di me, che non pensavo neppure di avere. Non mi era mai importato di nulla, non avevo mai avuto cura di nulla, mentre di lei, ero quasi fissato. Una dipendenza, ecco cos'era.
"Sono appena uscita, tu?". Serrai la mascella, ero incazzato con me, col mio mondo reale, che non mi avrebbe mai permesso di avere una vita normale, che non avevo mai desiderato, fino ad ora. Non sapevo quello che volevo con krystal, non mi ero mai posto un simile problema, mi sembrava una cosa impossibile, non da me eppure, mi stavo comportando con lei, come se quella cosa che avevo sempre cercato di evitare, di non pensare, esistesse fra noi.
"Ho un lavoro da fare", ero sicuro che avrei potuto dirlo in modo diverso, ma non riuscivo ad accettare che quel giorno, molto probabilmente non l'avrei rivista.
"Oh...ok, quindi...".
"Non posso venire a scuola", rilasciai un lungo respiro, cercando di calmare il fuoco che avevo dentro, non volevo che lei fraintendesse. Era successo così tante volte da quando ci conoscevamo che avevo perso il conto ormai. "Ma aspettami sveglia stanotte", aggiunsi, perché Dio, avrei fatto di tutto, anche solo per un secondo.
Che diavolo stava succedendo?
"Va bene", sussurrò, ma sapevo che ci fosse rimasta male.
Chiusi gli occhi, non era facile dirlo, ma lo pensavo. Non era da me ammetterlo, ma lo feci, perché volevo che lei sapesse che quello che era successo la scorsa notte, non era sesso con una delle tante. Non doveva assolutamente pensare una cosa simile, mai.
"Volevo davvero stare con te", sospirai, sedendomi sul letto. Se qualche idiota, mi avesse interrotto in quel momento, avrei potuto seriamente prenderlo a calci in culo.
"Anch'io", disse e sentì uno strano dolore all'altezza del petto, quasi come se mi stesse soffocando.
"Ma non preoccuparti, cerco di restare sveglia", ridacchiò, ma non servì a nascondere l'ennesima delusione che le avevo dato.
Il tempo scorreva e mi sembrava sempre di essere in ritardo su tutto, avevo bisogno di fermarlo e di poter fare quello che davvero mi andava di fare, che non includeva il mio lavoro, non includeva i soldi o gli affari, mi stavo quasi dimenticando di quelli e avevo notato, quanto stessi bene anche senza.
"Ecco brava", ammiccai, ma dal mio tono, sapevo che anche lei avesse capito. Ero insaziabile di lei, l'idea di dover rinunciare a tutto questo, mi sembrava così ridicola, eppure...era quello per cui avevo vissuto l'ultimo anno.
Non sapevo cosa fare, non più.
"Cretino", borbottò. "Allora vado da Tate", primo allarme. Non mi fidavo di quella ragazza, ma che diritto avevo io, di mettere bocca su una cosa simile? Nessuno, ecco la verità. "A stasera, forse".
"Sicuro", replicai, a qualunque ora, sarei andato da krystal.

SweetWhere stories live. Discover now